Lo Spirito Del Fuoco. Matteo Vittorio Allorio
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Название: Lo Spirito Del Fuoco

Автор: Matteo Vittorio Allorio

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Современная зарубежная литература

Серия:

isbn: 9788893985468

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СКАЧАТЬ contro i raggi del sole, l’individuo a fissarlo in silenzio con la borraccia gocciolante tra le mani.

      «Cos’è successo? Dove mi hai portato brutto pazzoide?» urlò Jack stringendo la fitta erba verdastra che lo circondava. L’incubo sembrava non aver fine.

      «Siamo su Abram, il pianeta delle ninfe» rispose Santos riagganciando la fiasca alla cintura.

      Il ragazzo si guardò istericamente intorno affannato. Quelle parole gli squarciarono il petto. «Non è possibile, smettila con queste menzogne, dimmi dove mi hai portato o chiamo la polizia». Tra i pugni serrati, i poveri ciuffi d’erba vittime della sua crisi.

      «Calmati Zeno…», si limitò l’astro tranquillo.

      «Calmarmi? E perché dovrei?», gli mancava l’aria.

      Era disorientato, tutto intorno a lui era strano, diverso da dove si trovava prima dello scontro. Un flash nella sua mente lo bloccò. Le immagini del bosco, dell’incontro rude con l’individuo, la lunga e contorta discussione, il vecchio gobbo, la voce pesante e penetrante, il fuoco e infine la luce seguita dal buio più totale. Tutto gli balenò in mente paralizzandolo. «No, non è possibile, devo assolutamente svegliarmi!». Si alzò barcollante scuotendo la testa nella speranza di scacciare via quelle terribili immagini.

      «Non stai sognando, non devi svegliarti. Quel che ti circonda, quel che è successo, è la realtà.», gli sorrise Santos, inchinandosi lentamente e allungando le braccia verso il terreno.

      «Loro non c’entrano nulla.», così dicendo, afferrò i malcapitati ciuffi d'erba che, sotto gli occhi increduli del ragazzo, si riattaccarono al terreno pieni di vita.

      «Allontanati, stammi lontano lurida sottospecie di maniaco!».

      «Zeno, calmati, sei ancora debole!», cercò di tranquillizzarlo avvicinandosi.

      «Mi chiamo Jack!».

      L'ambiente perse nitidezza e con le tempie pulsanti il ragazzo si portò le mani ai capelli.

      Nulla di tutto ciò poteva esser vero.

      Vedendolo così instabile, Santos si morse il labbro inferiore indeciso su come riprendere il discorso. Però, non poteva tenerlo all'oscuro, doveva sapere.

      «Ho bisogno che tu mi ascolti», gli si avvicinò poggiandogli delicatamente l'affusolata mano sulla spalla tremante.

      Quello, il loro primo vero contatto.

      Non si ritrasse. Inspiegabilmente, si sentì al sicuro.

      «Come ti dicevo, le sacerdotesse di…»

      «I suoi occhi… Perché mi ha attaccato?».

      Santos si fermò un secondo scoprendosi intenerito da quello sguardo innocente e smarrito. Quel che poteva pensare il giovane terrestre non poteva neanche immaginarlo.

      «Anche lui ti sta cercando, siamo stati fortunati».

      Jack non capì. Nel viso del suo interlocutore, lievi sintomi di inquietudine lo intimorirono.

      «Ma chi è? Cosa vuole da me e da mia madre?»

      «La creatura che ci ha attaccato è il Trokor e ha uno scopo ben preciso. Tramite quell'orribile sogno, voleva far crescere la paura in te, indebolirti e farti abbracciare l'oblio.»

      «Perché proprio io?».

      Il tutto stava nuovamente finendo su binari inimmaginabili e confusi.

      Santos sospirò profondamente.

      «La madre sacerdotessa in persona è riuscita a percepire la presenza dello spirito di Ashar sulla Terra. L'unico che ci può salvare. Purtroppo, anche Marmorn ne è venuto a conoscenza ed è per questo che ti ha sguinzagliato il Trokor alle calcagna».

      Jack aprì la bocca pronto a intervenire ma le troppe domande gli si accavallarono in gola.

      «Questa creatura è infima e astuta. Sa che per avvicinarti alle tenebre ci vuole un lungo e lento processo. Provocando in te paura e odio, vuole portarti ad abbracciare il buio più profondo per poi sfruttare l’immenso potere di Ashar…».

      Il silenzio li avvolse per alcuni interminabili istanti e nelle iridi violacee di quello sconosciuto, Jack capì.

      «Zeno mi rendo conto che ti possa sembrare assurdo. È la verità e prima l'accetterai prima potrai compiere il tuo destino»

      «Io sono Jack…», con queste ultime flebili parole barcollò fortemente per poi accasciarsi al suolo privo di sensi.

      L’astro si chinò su di lui e con delicatezza gli poggiò la mano sulla fronte visibilmente sudata. Povero ragazzo, non doveva essere assolutamente facile. Essere catapultato in un’altra realtà completamente diversa, ritrovarsi nel bel mezzo di uno scontro tra un semidio e un protettore della natura, fuggire tramite un portale verso mondi e popoli lontani. Doveva vegliare su di lui e far sì che il lungo ed estenuante viaggio che li attendeva fosse per Jack il meno traumatizzante possibile. Lo guardò con dolcezza. Il suo corpicino, esile e slanciato, riposava in pace sul soffice letto d’erba con i folti e ondulati capelli neri districati sinuosamente. Prese dalla tasca un pezzo di stoffa bianco, il suo ricambio per gli avambracci, lo bagnò leggermente con la poca acqua rimasta nella borraccia e glielo posò sulla fronte. Doveva riposare e recuperare le forze. Per un giovane terrestre, la giornata era stata fin troppo movimentata. Si alzò guardandolo ancora una volta. Steso a terra, di fronte a lui, il salvatore della Grande Costellazione. Ritornò al ruscello a passi lenti e pieno di pensieri.

      Immerse interamente il capo nelle gelide acque che, abitate da innumerevoli pesci dalle svariate tonalità brillanti, alleviarono il suo tormento. Il contatto, rigenerante, lo rilassò e gocciolante si sdraiò intento a recuperare anch’egli le forze.

      Passarono un paio d’ore e il giovane riaprì gli occhi. Nel vedere le verdi chiome degli alberi stagliate nel cielo sussultò. Si guardò velocemente intorno impaurito. L’ambiente non era cambiato, era ancora lì, in quello strano bosco con gli alberi dai tronchi contorti. Alla sua sinistra, una ventina di metri più in là, lo strano individuo stava riempiendo la sua borraccia.

      Il corpo non gli doleva più. Cullato dalla natura, Jack aveva recuperato le forze, o almeno la maggior parte. Qualcosa di umido era poggiato sulla sua fronte e spaventato portò subito la mano per levarselo. Era un semplice pezzo di stoffa bianca e, nell’afferrarlo con così tanta violenza, si sentì uno stupido nell’accorgersi poi di cosa si trattasse. In qualche modo, quel pazzo si era preso cura di lui senza fargli del male. Si voltò nuovamente, l’astro lo stava fissando.

      Gli occhi del primo, fissi in quelli del secondo. Fu intenso, quello sguardo valse più di mille parole e Jack, improvvisamente, sentì sciogliersi il nodo che gli attanagliava lo stomaco. Santos si alzò lentamente, sbatté con decisione le lunghe mani affusolate sulle sue vesti scacciandone via la polvere per poi dirigersi verso di lui.

      «Come stai?», si limitò sorridendogli.

      Jack non riuscì subito a rispondere, lo guardò ancora per qualche istante e dopo un leggero respiro mandò giù gli ultimi timori.

      «Bene… Credo…» rispose spaesato.

      «È normale, il tuo corpo non è abituato a questo genere di trasporto».

      Il giovane lo guardò con la bocca socchiusa, СКАЧАТЬ