Название: Le Tessere Del Paradiso
Автор: Giovanni Mongiovì
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Исторические любовные романы
isbn: 9788835406471
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Amiratus: latinizzazione dell’arabo ‘amir (emiro). Era il titolo riservato al primo ministro del Regno di Sicilia in epoca normanna, chiamato per esteso anche Emiro degli Emiri (ovvero Amiratus Amiratorum), o Arconte degli Arconti (dal termine greco che significa primo magistrato). La parola italiana Ammiraglio deriva appunto dall’arabo ‘amir, avendo subito alla spiccia i seguenti passaggi: ‘amir > Amiratus > Amiralius > Ammiraglio. Tali trasformazioni linguistiche e semantiche avvennero alla corte siciliana. Proprio qui, infatti, la parola Ammiraglio, che inizialmente indicava una sorta di primo ministro con poteri plenipotenziari, finì per indicare il comandante generale della marina militare.
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Joharia: dall’arabo al-jawhariyya, col significato di “ingioiellata”.
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Fatimidi: potente dinastia musulmana (sciita ismaelita) che dominò il Nordafrica dal X al XII secolo.
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Jannat al-ard: letteralmente “paradiso della terra”. Da questa parola deriva Genoardo, termine con cui si indicava il parco dei re normanni di Sicilia.
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Opus sectile: antica tecnica artistica che utilizza marmi e paste vitree tagliate ad hoc per realizzare intarsi pavimentali e parietali.
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Archimandrita: superiore di un monastero di rito greco ortodosso.
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Gaito: dall’arabo qā’id, letteralmente “capo”, “leader”. Nella Sicilia normanna indicava i funzionari di Palazzo e i membri della Regia Curia. Di norma i gaiti erano musulmani convertiti al cristianesimo e poteva trattarsi di eunuchi. La parola entrò nella lingua latina come gaytus, volgarizzato gaito.
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Papireto: chiamato anche “torrente Danisinni”, è uno dei fiumi che scorreva a Palermo. Questo era il fiume occidentale, quello che delimitava ad ovest l’antica città punica. Gli altri fiumi sono il Kemonia, deviato poi in modo da sfociare nell’Oreto, e appunto l’Oreto, chiamato in questo romanzo col nome arabo di wādī al-‘Abbās. Il Papireto e il Kemonia lambivano ad ovest e ad est il quartiere del Cassaro, per poi sfociare entrambi nell’enorme porto cittadino.
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Cassaro: dall’arabo al-Qasr, fortezza. Durante la dominazione islamica il termine indicava la zona fortificata della città. Col tempo finì per dare il nome alla stessa strada principale di Palermo, ovvero l’al-Balat degli arabi (propriamente lastra di pietra, marmo, da cui il termine siciliano “balata”), chiamata anche via Marmorea durante il periodo normanno, ed appunto Cassaro in epoca successiva. Oggi corrisponde alla via Vittorio Emanuele.
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Ducale: moneta d’argento coniata dai Re normanni. Il ducale era uno scifato, ovvero una particolare moneta a forma di scodella. Per tale motivo nel Regno di Sicilia ducale e scifato erano ritenuti sinonimi.
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Wādī al-‘Abbās: nome del fiume Oreto durante il periodo arabo.
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Khitān: circoncisione rituale islamica.
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Sfax: città costiera dell’Ifrīqiya (Africa), ubicata nell’attuale Tunisia e chiamata in arabo Safaqīs.
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‘Amil: letteralmente “agente”. Incaricato governativo che riscuoteva la jizya e le altre tasse.
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Shahādah: testimonianza di fede islamica che corrisponde alle parole “Testimonio che non c’è divinità se non Allah e testimonio che Maometto è il Suo Messaggero”.
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Favara: palazzo reale in stile islamico, fatto edificare dall’emiro Ja’far e riadattato da Re Ruggero. Il suo nome risale all’arabo “Fawwara”, che significa “fonte che ribolle”. Oggi è conosciuto anche come castello di Maredolce ed è ubicato ai piedi del monte Grifone, ad est dell’antico nucleo di Palermo. Era ritenuto una delle residenze più raffinate dei sovrani normanni e i suoi giardini erano famosi per bellezza e splendore.
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Ifrīqiya: regione corrispondente all’attuale Tunisia e ad alcune parti dell’Algeria e della Libia. Letteralmente “Africa”, essendo il termine derivato da ciò che i romani e poi i bizantini definivano Africa (provincia d’Africa).
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Ṣalāt: la preghiera canonica islamica, recitata obbligatoriamente dai musulmani osservanti cinque volte al giorno ed anticipata dall’adhān (il richiamo alla preghiera) del muezzin.
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Gerba: isola dell’Ifrīqiya, oggi ubicata nella Tunisia meridionale.
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Tripoli: in arabo Ṭarābulus. Città storica dell’Ifrīqiya ed attuale capitale della Libia. Chiamata anche Tripoli al-Gharb o Tripoli d’Occidente per differenziarla dall’omonima città libanese.
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Mahdia: città costiera dell’Ifrīqiya, ubicata nell’attuale Tunisia. Antica capitale della dinastia ziride, chiamata in arabo Mahdiyya.
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Almohadi: dinastia berbera di religione musulmana che dominò il Maghreb e la Spagna dal XII al XIII secolo.
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Andalus: nome con cui gli arabi chiamavano la Spagna musulmana. Il termine si è conservato nel nome della regione più a sud della penisola iberica.
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Maghrib: in arabo letteralmente “occidente”. Oggi il termine indica tutta la metà del Nordafrica occidentale, ma nella lingua araba si intende in senso stretto il Marocco.
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Ziridi: dinastia berbera di religione musulmana che dominò l’Ifrīqiya dal X al XII secolo.
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Allahu Akbar: letteralmente “Dio è il più grande”. Si tratta di un’espressione araba comune nel mondo islamico e presente nel Corano, nel ṣalāt e nell’adhān.
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Magna Curia: organo centrale dell’amministrazione pubblica nel Regno di Sicilia.
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Tunis: Tunisi
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Jihad: parola araba che significa letteralmente “sforzo”. Può indicare la lotta interiore per raggiungere la fede perfetta, ma generalmente con questo termine si indica la guerra santa compiuta dai musulmani in difesa della propria fede.
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Tarì: fu una delle monete principali utilizzate in Sicilia dal periodo arabo sino al XIX secolo. Letteralmente significa “fresco di conio”.
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Balarm: nome della città di Palermo durante il periodo arabo.
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Muezzin: la persona incaricata al richiamo dell’adhān dalla cima del minareto nelle ore del giorno in cui cadono i cinque ṣalāt.
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Platia: antico nome dell’attuale Piazza Armerina in provincia di Enna, città famosa per gli straordinari mosaici romani conservati nel vicino sito archeologico. La Platia medievale sorgeva a pochi chilometri dalla sua collocazione attuale.
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Mons Jebel: letteralmente “monte monte”. In epoca araba la parola Jebel, usata senza appellativi, indicava il monte siciliano per antonomasia, l’Etna. In epoca normanna si finì per chiamare il vulcano “Mons Jebel”, unendo al termine arabo quello latino con lo stesso significato di monte. Col tempo le due parole si fusero e si trasformarono nel popolare “Mongibello”.
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Bel Grin: probabilmente dall’arabo Jebel Grin “monte vicino”. Da questi etimi si è sviluppato l’attuale nome “Pellegrino”, famoso promontorio ai cui piedi sorge Palermo.
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Khalesa: in arabo letteralmente “la pura”, “l’eletta”. In epoca islamica la Khalesa era la cittadella fortificata dell’emiro e si trattava di una zona separata dalla parte vecchia della città. Ancora oggi il rione o mandamento che corrisponde all’ СКАЧАТЬ