Название: Bramata
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Героическая фантастика
Серия: Appunti di un Vampiro
isbn: 9781632912961
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“Sono lusingato che tu l'abbia fatto,” Sage esclamò.
Continuò a fissarla, poi dopo un istante, aggiunse, “Ti andrebbe di fare una passeggiata con me?”
Il cuore cominciò a batterle forte. Lei voleva passeggiare con lui. Lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Ma una parte di lei era spaventata. Era ancora sconvolta per il tempo trascorso con Blake. Non si fidava di se stessa, dei suoi stessi sentimenti, del suo corpo, delle sue reazioni. E temeva di tradire la sua migliore amica — anche se, in realtà, Maria non aveva alcun diritto su Sage. Soprattutto, non si fidava di se stessa. Qualunque cosa fosse accaduta tra lei e Blake, quell'impulso di nutrirsi poteva ancora ripresentarsi. Per quanto desiderasse saperne di più, sentiva il bisogno di proteggerlo.
“Mi dispiace,” lei disse. “Non posso.”
Scorse la delusione nello sguardo del ragazzo, mentre annuiva. “Capisco.”
Improvvisamente Scarlet sentì sbattere le porte all'interno della sua casa, poi udì due voci che diventavano via via più forti. Erano i suoi genitori che litigavano. Ora poteva sentirli persino da lì. Un'altra porta sbatté, e lei si voltò preoccupata a guardare in direzione della casa.
“Mi dispiace, ma devo tornare dentro ora” disse, girandosi verso Sage per salutarlo.
Ma non vi era alcun segno di Sage. Da nessuna parte. Ne rimase scioccata.
La ragazza guardò in entrambe le direzioni, percorse l'intero isolato, ma non c'era nulla. Era incomprensibile. Era come se fosse appena svanito nel nulla.
Si chiese come potesse essere riuscito ad andarsene via tanto in fretta. Era impossibile.
E dove poteva essere andato? Era ancora in tempo per raggiungerlo? Perché, ora, sentiva un fortissimo desiderio di stare con lui, di parlargli. Capì in un attimo che aveva appena compiuto il più stupido errore della sua vita, rifiutando quell'invito a passeggiare. Ora che se n'era andato, ogni atomo di lei lo desiderava. Era stata una vera sciocca. Si odiava per questo.
Aveva perso la sua occasione per sempre?
CAPITOLO QUATTRO
Ancora scossa dal suo incontro con Sage, Scarlet entrò in casa persa nel suo mondo.
Ma fu richiamata bruscamente alla realtà, trovandosi proprio nel bel mezzo del litigio dei suoi genitori. Non riusciva a crederci. In tutta la sua vita, non li aveva mai visti litigare! Ora, invece, sembrava che non facessero altro.
Scarlet si sentì in colpa, pensando che la cosa avesse a che fare con lei. Una sensazione la dominava: sembrava che qualcosa di malvagio fosse apparso nelle loro vite, qualcosa che non intendeva scomparire e che sembrava farsi strada sempre di più, giorno per giorno. E non poteva fare a meno di pensare che era tutta colpa sua.
“Stai andando troppo oltre,” Caleb urlò a Caitlin dietro la porta chiusa. “Seriamente. Che cosa ti è preso?”
“Che cosa è preso a te?” Caitlin gli rispose, urlando. “Mi hai sempre appoggiato, sei sempre stato al mio fianco. Ora è come se ti rifiutassi di farlo.”
“Rifiutassi?” il marito scattò.
Scarlet non riuscì più a sopportarlo. Come se la sua giornata non fosse andata abbastanza male — doveva assistere a quelle scene: tutto la stava spingendo ad una crisi di nervi. Voleva solo che smettessero di litigare. Voleva solo che la loro vita tornasse alla normalità.
Fece alcuni passi e aprì la porta del soggiorno, sperando che la sua presenza li avrebbe fatti smettere.
Si fermarono entrambi a metà del litigio, voltandosi e guardandola, come cervi inquadrati improvvisamente dalla luce dei fari di un'auto.
“Dov'eri?” il padre scattò contro di lei.
Scarlet era sconvolta: suo padre non le aveva mai inveito contro prima di allora, e non aveva mai neppure utilizzato quel tono. Il suo volto era ancora rosso per il litigio, e lei lo riconobbe a malapena.
“Che cosa vuoi dire?” lei disse, sulla difensiva. “Ero soltanto fuori con Ruth.”
“Per un'ora?”
“Di che cosa stai parlando?” replicò, chiedendosi che cosa intendesse. “Sono stata fuori soltanto pochi minuti.”
“No. Sono andato di sopra a controllare la tua stanza, poi ti ho visto uscire, ed è stato un'ora fa. Dove sei andata?” l'uomo insisté, camminando intorno alla tavola verso di lei. “Non mentirmi.”
A Scarlet sembrò che lui avesse totalmente perso la testa. Non solo sua madre era pazza, ma lo era anche suo padre. Sentì il mondo sprofondarle sotto i piedi.
“Non so di che cosa stai parlando,” scattò la figlia, alzando il tono di voce. Ma stava cominciando a chiedersi se, in qualche modo, avesse perso la cognizione del tempo. Forse le stava accadendo qualcosa. Magari era andata da qualche parte e non lo ricordava. Quel pensiero le fece battere forte il cuore, mentre cominciava a innervosirsi silenziosamente. “Non sto mentendo. E non mi piace che mi accusi del contrario.”
“Hai una vaga idea di quanto fossimo preoccupati per te? Stavo per chiamare di nuovo la polizia.”
“Mi dispiace!” lei urlò. “Non ho fatto niente!”
Lei tremava dentro di sé per la rabbia che le bruciava, e non poteva restare un solo istante di più. Si voltò e lasciò bruscamente la stanza, scoppiando in lacrime, e corse su per le scale.
Non ne poteva più dei suoi genitori. Era davvero troppo. Ora, persino suo padre non la capiva. E lui era sempre stato, per tutta la vita, al suo fianco, in ogni occasione.
“Scarlet, torna qui!” lui le gridò.
“NO!” lei gli rispose urlando, tra le lacrime.
Lei potè sentire i passi di suo padre, che la seguiva per le scale, mentre lei accellerava il passo. Scarlet si precipitò lungo il corridoio, verso la sua stanza, e sbatté la porta dietro di lei.
Un istante dopo, l'uomo batté i pugni contro la porta.
“Scarlet. Apri la porta. Mi dispiace. Voglio parlare. Ti prego. Mi dispiace.”
Ma Scarlet spense le luci e saltò sul letto, e vi si raggomitolò piangendo.
“Vattene via!” la ragazza urlò.
Finalmente, dopo quella che era sembrata un'eternità, sentì i passi allontanarsi.
Era troppo presto per dormire e Scarlet si sentiva troppo intorpidita per fare altro.
Rimase a lungo immobile, poi si tirò su e prese il telefono. Le sue notifiche sembravano schizzare alle stelle — la sua pagina su Facebook pullulava di nuovi post e messaggi. Questo la fece solo sentire peggio e chiuse la pagina.
Per molto tempo giacque lì, stesa su un fianco, guardando gli alberi e tutti i differenti colori, che splendevano all'ultima luce del giorno, attraverso la finestra. Osservò diverse foglie СКАЧАТЬ