La Bugia di un Vicino . Блейк Пирс
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      Determinata a non lasciarsi distrarre da cose del genere, Chloe si infilò i guanti tornando in casa. Passando davanti a Nikki, le consegnò il kit. “Ho pensato che potremmo aver bisogno anche di questo.”

      Nikki le lanciò uno sguardo pungente, mentre Chloe tornava verso la finestra. Controllò l'area che era stata scheggiata e scoprì che la sua prima impressione era stata corretta. Qualcuno dall'esterno sarebbe riuscito a sbloccare la finestra e aprirla.

      “Agente Fine?” disse Nikki.

      “Sì?”

      “So che non ci conosciamo, quindi cercherò di essere più educata possibile: vuoi stare attenta a quello che fai, accidenti?”

      Chloe si voltò di nuovo verso Nikki e le rivolse uno sguardo di sfida. “Scusami?”

      “Guarda la moquette sotto i tuoi piedi, per l'amor di Dio!”

      Chloe guardò in basso e il suo cuore saltò un battito. Lì c'era un'impronta; si vedeva solo la parte superiore, ma era evidentemente l’impronta di una scarpa.

      E lei l'aveva calpestata.

      Merda...

      Chloe arretrò velocemente. Nikki si avvicinò alla finestra, inginocchiandosi per guardare l’orma. “Spero che tu non l'abbia rovinata al punto da renderla inutilizzabile” sbottò.

      Chloe trattenne la risposta che aveva sulla punta della lingua. Del resto, Nikki aveva ragione. Non si sa come, era riuscita a non notare qualcosa di così evidente come quell’orma. È perché sono troppo assorta nei miei pensieri. Forse il cambio di dipartimento mi sta influenzando più di quanto pensassi.

      Ma sapeva che era una scusa pessima. Dopotutto, fino a quel momento si era trattato unicamente di raccogliere delle prove, che era ciò che aveva sempre desiderato fare.

      Imbarazzata e infuriata, Chloe uscì dalla stanza per riprendere fiato e pensare.

      “Gesù” commentò Nikki osservando l’impronta. “Fine... perché non provi a trovare qualcosa di utile? Ci sono dei fori di proiettile nel muro della cucina che non ho avuto la possibilità di studiare, mentre tu eri fuori. Qui ci penso io... ammesso che sia ancora possibile.”

      Di nuovo, Chloe dovette trattenere una rispostaccia. Era nel torto, e questo significava che doveva lasciar perdere il suo astio verso la collega. Quindi tacque e tornò nella zona giorno dell'appartamento, sperando di trovare un modo per riscattarsi.

      Andò in cucina e vide i fori di proiettile menzionati da Nikki. Vide i bossoli infilati parecchi centimetri nella parete. Era sicura che sarebbe stato possibile scoprire che tipo di pistola fosse stata usata basandosi unicamente su quelli. Quindi, secondo Chloe, i fori dei proiettili erano un vero e proprio indizio: un indizio facile che avrebbe dato loro le informazioni sufficienti per far progredire le indagini.

      Forse però c'è qualcos'altro, pensò.

      Tornò verso il corridoio e si fermò dove questo si collegava con la zona giorno. Se l'assassino fosse davvero entrato dalla finestra della camera da letto, probabilmente era in quel punto che doveva essere iniziata la sparatoria. La mancanza di sangue o segni di colluttazione nella camera da letto indicava che là dentro non era successo nulla.

      Guardò il divano e vide lo spruzzo di sangue sul pavimento di fronte. Probabilmente è il primo colpo, pensò. Si guardò intorno e le sembrò di vedere chiaramente la scena nella mente. Il primo sparo aveva ucciso qualcuno sul divano, facendo scattare in piedi l’altra persona seduta lì, scaraventando il tavolino. Il sangue e la bibita dall'altro lato del tavolino indicavano che questa seconda persona non era riuscita ad allontanarsi in tempo.

      Chloe avanzò lentamente verso il soggiorno, seguendo la probabile traiettoria dei proiettili. La quantità di sangue secco e materiale organico sul retro del divano era abbastanza per provare che la persona seduta lì era morta sul colpo. Non vedeva il foro d’uscita sul divano, il che significava che il proiettile doveva essere rimasto da qualche parte nella testa della vittima.

      Poteva facilmente vedere due fori di proiettile nel muro della cucina, a circa otto centimetri di distanza. Riusciva a vederli dal divano. Ma se c’erano due spari lì, forse ce ne erano altri da qualche altra parte. Trovandoli, forse avrebbero potuto dare una ricostruzione più precisa della scena.

      Andò al tavolino e si accovacciò. Se qualcuno ci era inciampato prima di essere colpito, l'assassino avrebbe dovuto mirare in basso. Si guardò intorno in cerca di altri colpi vaganti, ma non ne vide. L'assassino aveva apparentemente centrato il suo obiettivo.

      Tuttavia, vide qualcos’altro, che non aveva nemmeno cercato. C'era una piccola scrivania contro il muro alla sua destra. Sopra c’erano un vaso e una foto incorniciata. Tra i piedi della scrivania c'era un cestino di vimini con vecchie lettere e libri. E infilato tra il cesto e le gambe di dietro della scrivania, c'era un cellulare.

      Lo raccolse e vide che era un iPhone. Premette il pulsante di accensione e lo schermo si illuminò. La schermata di blocco era una foto di Black Panther. Premette il tasto Home, aspettandosi che venisse visualizzata la schermata del codice di sblocco. Invece, con sua sorpresa, non era bloccato e si aprì senza problemi.

      Dev’essere il cellulare del figlio, pensò. E forse i genitori l'hanno truccato per impedirgli di inserire un blocco, così da avere libero accesso.

      Le ci volle un momento per capire cosa stava guardando. Vide la faccia di un giovane ragazzo con delle strane fattezze simili a zombie, disegnate sopra la foto. Si accorse che era la schermata di Snapchat. Quello che aveva davanti era un video (o meglio, uno “Snap") che non era ancora stato inviato.

      “Santo cielo” sussurrò.

      Poi si rese conto di quanto fosse caldo il telefono. Guardò l'indicatore della batteria nell'angolo in alto a destra e vide che era rosso.

      Corse verso il corridoio, con il cellulare in mano. “Rhodes, hai visto un caricabatterie per cellulare in giro?” urlò.

      Ci fu una pausa, poi Nikki rispose. “Sì. Sul comodino.”

      Chloe si precipitò nella stanza. Vide il caricabatterie e lo raggiunse di corsa.

      “Cosa c'è?” chiese Nikki.

      Chloe non poté fare a meno di pensare: ti piacerebbe saperlo, eh, stronza? Ma tenne il commento per sé, mentre collegava il caricabatterie al telefono.

      “Penso che il figlio fosse su Snapchat quando è arrivato l'assassino. E penso che stesse per mandare uno snap a un amico. Solo che non c’è mai riuscito.”

      Riprodusse il video: un ragazzo, che doveva avere dodici o tredici anni, faceva la linguaccia; il viso era deformato da un filtro con effetto zombie. Due secondi dopo, risuonò il primo colpo di pistola. L’immagine si mosse, poi arrivò il secondo sparo. Il ragazzino cadde sul pavimento, l’immagine si mosse di nuovo, poi lo schermo diventò nero.

      Lo snap finiva lì. Il tutto era durato più o meno cinque secondi.

      “Fallo ripartire” disse Nikki.

      Chloe riprodusse da capo il video, questa volta prestando attenzione ai momenti in cui l’inquadratura si spostava. Per circa un quarto di secondo, si vedeva la sagoma di una persona in piedi nel corridoio, che entrava nel soggiorno. Era СКАЧАТЬ