Tracce di Speranza . Блейк Пирс
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СКАЧАТЬ salto nel buio. Ma non si può mai sapere a cosa può arrivare quel ragazzo.”

      Era vero. Il detective Kevin Edgerton era un genio quando si trattava di informatica. Se c’era qualcuno che poteva carpire collegamenti significativi, quello era lui.

      “Okay, fa’ che se ne occupi lui,” disse Keri. “Ma faglielo fare fuori radar. E non dargli troppi dettagli. Meno persone sanno che cosa sta succedendo, meno possibilità ci sono che qualcuno inavvertitamente si faccia sfuggire qualcosa che metta sull’avviso le persone sbagliate.”

      “Capito. Tu che cosa farai?”

      Keri ci pensò per un attimo e si accorse di non avere nuove piste da seguire. Ciò significava che doveva fare quello che faceva sempre quando si trovava davanti un muro di mattoni – star tranquilla. E c’era una sola persona, capì, con cui aveva sicuramente bisogno di un tranquillo inizio.

      “A dire il vero,” disse, “puoi chiedere a Castillo di chiamarmi, ma facendoglielo fare fuori, usando il suo cellulare?”

      “Okay. A che cosa stai pensando?” chiese Ray.

      “Sto pensando che è ora che familiarizzi di nuovo con una vecchia amica.”

      CAPITOLO QUATTRO

      Keri aspettava ansiosamente in macchina guardando l’orologio mentre se ne stava fuori dagli uffici di Weekly L.A., il giornale alternativo dove aveva chiesto all’agente Jamie Castillo di vedersi. Era anche il luogo in cui la sua amica Margaret “Mags” Merrywether lavorava come editorialista.

      Il tempo stava stringendo. Erano già le 12:30 di venerdì, pressappoco a trentasei ore da quando sua figlia sarebbe stata stuprata e uccisa in modo rituale per il piacere di un gruppo di benestanti uomini dall’animo malato.

      Keri vide Jamie percorrere la strada e si scacciò i pensieri oscuri dalla mente. Aveva bisogno di concentrarsi su come impedire la morte di sua figlia, non di ossessionarsi sulla sgradevolezza di come avrebbe potuto svolgersi la cosa.

      Come aveva richiesto, Jamie indossava un cappotto civile sopra l’uniforme per attirare meno l’attenzione. Keri la salutò con la mano dal sedile del conducente, ottenendo la sua attenzione. Jamie sorrise e andò verso la macchina, i capelli scuri che si sollevavano nell’amaro vento nonostante fossero raccolti all’indietro in una coda di cavallo. Era più alta di Keri di qualche centimetro, e anche più atletica. Era una fanatica del parkour e Keri aveva visto cosa poteva fare se costretta.

      L’agente Jamila Cassandra Castillo non era ancora una detective. Ma Keri era sicura che quando ce l’avrebbe fatta sarebbe stata una detective fantastica. Oltre alle sue capacità fisiche, era tosta, sveglia, inarrestabile e leale. Aveva già messo la sua sicurezza, e persino il suo lavoro, a rischio per Keri. Se non fosse già stata partner di Ray, Keri sapeva quale sarebbe stata la sua scelta successiva.

      Jamie montò in macchina con cautela, facendo involontariamente una smorfia, e Keri ricordò perché. Durante la caccia al sospettato che aveva causato a Keri le ferite attuali, Jamie si era trovata nelle vicinanze di una bomba che era esplosa nell’appartamento del tipo. Aveva ucciso un agente dell’FBI, ne aveva gravemente ustionato un altro, e aveva lasciato Ray con un pezzo di vetro nella gamba destra, cosa che da allora lui non aveva più menzionato. Jamie era finita con una commozione e alcuni seri lividi.

      “Non sei stata dimessa dall’ospedale appena oggi?” chiese Keri incredula.

      “Già,” disse con orgoglio nella voce. “Mi hanno lasciata andare stamattina. Sono andata a casa, mi sono messa l’uniforme, e sono arrivata al lavoro con dieci minuti di ritardo. Il tenente Hillman è stato tollerante, però.”

      “Come vanno le orecchie?” chiese Keri facendo riferimento alla perdita di udito di cui aveva sofferto Jamie negli istanti successivi all’esplosione della bomba.

      “Ti sento bene adesso. Ci sono dei fischi intermittenti. Il dottore dice che dovrebbe andar via tutto in una settimana o due. Nessun danno permanente.”

      “Non ci credo che oggi lavori,” borbottò Keri scuotendo la testa. “E non ci credo che ti sto chiedendo di dare il massimo il tuo primo giorno di ritorno al lavoro.”

      “Non è un problema,” la rassicurò Jamie. “Avevo bisogno di uscire per un po’. Tutti mi trattavano come una bambola di porcellana. Ma devo tornare subito o finisco col perdere tempo. Ho portato quello che mi hai chiesto, però.”

      Prese un documento dalla borsa e lo porse a Keri.

      “Grazie.”

      “Nessun problema. E, prima che me lo chiedi, ho usato lo username ‘generale’ quando ho fatto ricerche nel database, quindi non arriveranno a me. Presumo che ci sia una ragione per cui non volevi che usassi il mio ID. E presumo anche che ci sia una ragione per cui non mi hai detto niente sul perché hai chiesto questa roba.”

      “Presumi correttamente,” disse Keri sperando che Jamie lasciasse le cose così.

      “E presumo che non mi dirai che cosa sta succedendo né che mi permetterai di aiutarti in qualche modo, vero?”

      “È per il tuo bene, Jamie. Meno sai meglio è. E meno persone sanno che mi hai aiutata, meglio è per quello che sto facendo.”

      “Okay. Mi fido di te. Ma se scopri che a un certo punto della strada ti serve aiuto, hai il mio numero.”

      “Sì,” disse Keri stringendo appena la mano a Castillo.

      Aspettò finché l’agente non fu tornata alla sua auto e non si fu immessa in strada prima di smontare dalla sua. Stringendo il documento che Castillo le aveva dato forte contro al corpo, Keri si precipitò su per i gradini e nell’edificio del Weekly L.A., dove Mags e, si sperava, alcune risposte, la stavano aspettando.

      *

      Due ore dopo, si sentì bussare alla porta della sala conferenze dove Keri aveva messo su un ufficio e stava esaminando documenti. La larga tavola nel centro della stanza era coperta di carte.

      “Chi è?” chiese. La porta si aprì leggermente. Era Mags.

      “Davo solo un’occhiata,” disse. “Volevo vedere se volevi una mano, tesoro.”

      “A dire il vero, una piccola pausa mi farebbe bene. Entra.”

      Mags entrò, chiuse a chiave la porta dietro di lei, si assicurò che le tendine fossero ancora del tutto chiuse in modo che nessuno potesse vedere dentro, e si avvicinò. Ancora una volta, Keri si meravigliò di essere diventata amica con quella che essenzialmente era una versione vivente di Jessica Rabbit.

      Margaret Merrywether era alta più di un metro e ottanta, anche senza i tacchi che di solito usava. Statuaria, con pelle bianco latte, ampie curve, rossi capelli fiammanti in tinta con le labbra rosso rubino e luminosi occhi verdi, sembrava essere uscita dalle pagine di una rivista di alta moda per amazzoni.

      E tutto questo prima che aprisse la bocca per rivelare un accento che ricordava Rossella O’Hara, solo leggermente eroso da una lingua al vetriolo che faceva più Rosalind Russell in La signora del venerdì. Solo quel tono vagamente caustico accennava all’alter ego di Margaret (Mags per gli amici). Era venuto fuori che scriveva anche sotto allo pseudonimo di “Mary Brady,” l’editorialista СКАЧАТЬ