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СКАЧАТЬ il consiglio di Anderson,” rispose.

      “Quale, vuoi dire andare da Cave?” chiese, incredulo. “Domani è sabato. Ti presenterai davanti alla sua porta di casa?”

      “Non so che altre scelte ho.”

      “Che cosa ti fa pensare che servirà a qualcosa?” chiese.

      “Potrebbe non servire a niente. Ma Anderson ha ragione. A meno che non salti fuori qualcosa presto, ho finito le opzioni, Ray. Evie verrà uccisa su una televisione a circuito chiuso tra ventiquattro ore! Se parlare con Jackson Cave – rivolgermi a lui per la vita di mia figlia – ha una sola possibilità di funzionare, ci proverò.”

      Ray annuì, stringendo la mano di lei nella sua e avvolgendo le sue enormi braccia attorno alla sua spalla. Fu delicato, ma lei fece una smorfia di dolore comunque.

      “Scusa,” sussurrò piano. “Ovvio – faremo tutto ciò che serve. Ma io vengo con te.”

      “Ray, non nutro molte speranze che funzioni. Ma sicuramente non dirà nulla se ci sei tu accanto a me. Devo farlo da sola.”

      “Ma forse stasera ha cercato di farti uccidere.”

      “Probabilmente solo mutilarmi,” disse con un debole sorriso, cercando di abbassare la temperatura. “E poi non lo farà se mi presento a casa sua. Non mi aspetta. E sarebbe troppo rischioso. Che alibi avrebbe se mi succedesse qualcosa a casa sua? Sarà anche delirante, ma non è stupido.”

      “Okay,” cedette Ray. “Non verrò con te a casa sua. Ma farai meglio a credere che starò nelle vicinanze.”

      “Che bravo fidanzato,” disse Keri accoccolandosi contro di lui, nonostante il malessere dato dal movimento. “Scommetto che stai facendo pattugliare il vicinato da una volante per assicurarti che la tua piccola signora dorma bene stanotte.”

      “Che ne dici di due?” disse. “Non lascerò che ti accada nulla.”

      “Il mio cavaliere dall’armatura scintillante,” disse Keri sbadigliando nonostante tutti i suoi sforzi. “Ricordo ancora i giorni in cui ero una professoressa di criminologia alla Loyola Marymount University e tu venivi a parlare ai miei studenti.”

      “Tempi più facili,” disse piano Ray.

      “E ricordo anche i giorni oscuri dopo il rapimento di Evie, quando ho cominciato a bere scotch al posto dell’acqua, quando Stephen ha voluto il divorzio perché andavo a letto con qualunque cosa si muovesse, e l’università mi ha scaricata per aver corrotto uno dei miei studenti.”

      “Non dobbiamo soffermarci in ogni caverna sul viale dei ricordi, Keri.”

      “Sto solo dicendo, chi è stato a tirarmi fuori da quella buca di disprezzo per me stessa, a darmi una spolverata e a farmi presentare domanda per l’accademia di polizia?”

      “Sarei stato io,” sussurrò dolcemente Ray.

      “Giusto,” mormorò Keri. “Vedi? Il cavaliere dall’armatura scintillante.”

      Posò la testa sul suo petto, permettendosi di rilassarsi, di adeguarsi al ritmo del respiro di lui, che inspirava ed espirava lentamente. Mentre le palpebre le si facevano pesanti e si addormentava, un ultimo pensiero coerente le passò per la testa: Ray non aveva davvero chiamato due macchine della polizia a pattugliare il vicinato. Aveva controllato fuori dalla finestra quando prima si era vestita, e aveva contato almeno quattro unità. E quelle erano solo quelle che era riuscita a vedere.

      Sperava che bastassero.

      CAPITOLO NOVE

      Keri si aggrappò forte al volante, cercando di non lasciare che le curve acute della strada di montagna la rendessero più nervosa di quanto già non fosse. Erano le 7:45, ad appena sedici ore da quando sua figlia probabilmente sarebbe stata sacrificata in un rituale davanti a dozzine di pedofili benestanti.

      Guidava per le tortuose colline di Malibù in una mattinata fresca ma limpida di un sabato di gennaio verso la casa di Jackson Cave. Sperava di convincerlo a restituirle la figlia sana e salva. Se non ci fosse riuscita, quello sarebbe stato l’ultimo giorno della vita di Evie Locke.

      Keri e Ray si erano svegliati presto, appena dopo le sei. Lei non aveva molta fame, ma Ray aveva insistito perché mandasse giù delle uova strapazzate e un toast con le sue due tazze di caffè. Erano fuori dall’appartamento per le sette.

      Ray aveva parlato brevemente a uno degli agenti di pattuglia che stavano fuori, che aveva detto che nessuna delle unità aveva riportato attività sospette durante la notte. Li aveva ringraziati e li aveva mandati per la loro strada. Poi lui e Keri erano montati nelle rispettive macchine ed erano andati separatamente a Malibù.

      A quell’ora di un sabato mattina le strade normalmente intasate di Los Angeles erano virtualmente vuote. Nel giro di venti minuti erano sulla Pacific Coast Highway, a cogliere gli ultimi residui dell’alba sulle Santa Monica Mountains.

      Per quando Keri si ritrovò a risalire a velocità da brivido la Tuna Canyon Road nelle colline di Malibù, lo splendore del mattino aveva ceduto il passo alla fosca realtà di quel che doveva fare. Il GPS indicava che si trovava vicino alla casa di Cave, perciò accostò. Ray, che era subito dietro, si portò piano accanto a lei.

      “Penso che sia subito dopo la prossima curva,” disse dal finestrino aperto della macchina. “Perché tu non vai avanti e ti sistemi un poco più giù lungo la strada? È il tipo di persona che avrà telecamere di sorveglianza dappertutto, perciò è meglio che non ci veda arrivare insieme.”

      “Okay,” acconsentì Ray. “Il cellulare prende a sbalzi quassù, quindi quando hai fatto ti seguo giù per la collina e possiamo aggiornarci a quel ristorante che abbiamo superato all’incrocio con la Pacific. Come ti pare?”

      “Mi pare un bel piano. Augurami buona fortuna, partner.”

      “Buona fortuna, Keri,” disse sinceramente. “Spero davvero che funzioni.”

      Lei annuì, neanche in grado di pensare a una risposta significativa in quel momento. Ray le rivolse un piccolo sorriso e partì. Keri aspettò un altro minuto, poi premette piano l’acceleratore e fece l’ultima curva prima della casa di Cave.

      Quando fu in vista, rimase sorpresa di scoprire che appariva modesta in confronto alle altre case della zona, almeno dalla strada. La casa aveva un’aria da bungalow, quasi come una versione elaborata di una cosa che si potrebbe trovare in un resort della costa sud orientale.

      E comunque sapeva che non era neanche la residenza principale di Cave a Los Angeles. Aveva una villa a Hollywood Hills, che era molto meglio localizzata per il suo ufficio in centro. Ma era comunemente noto che gli piacesse trascorrere i weekend in quel “ritiro” di Malibù, e lei aveva controllato in giro per assicurarsi che si trovasse lì quella mattina.

      Keri si immise nel corto vialetto di ghiaino appena a lato della strada e smontò. Salì lentamente fino al cancello di sicurezza, assorbendo le impressionanti misure per la privacy che aveva impiegato Cave. La casa poteva non essere imponente, ma le precauzioni lo erano. Il cancello stesso era in ferro battuto, alto facilmente quattro metri e mezzo, con degli spuntoni arricciati che puntavano all’esterno verso la strada.

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