Название: Un Compito Di Valore
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Героическая фантастика
Серия: L’Anello Dello Stregone
isbn: 9781632910370
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Le era immensamente grato e la amava ancor di più, con rinnovato slancio. Era anche incuriosito da lei più che mai. Aveva sempre percepito che era un essere speciale, potente. Ma gli eventi di quel giorno gliene avevano dato la prova. Sentiva un cocente desiderio di sapere più di lei, del suo segreto e delle sue origini. Ma le aveva giurato di non intromettersi e lui manteneva sempre la parola data.
Erec non vedeva l’ora che quella riunione fosse terminata, così da poterla vedere.
I cavalieri del duca erano seduti lì da ore, cercando di riprendersi, di capire ciò che era successo e di discutere su cosa fosse opportuno fare come prossima mossa. Lo Scudo era inattivo ed Erec stava ancora analizzando le possibili conseguenze. Significava che Savaria era ora soggetta all’attacco; peggio ancora, i messaggeri erano accorsi con la notizia dell’invasione di Andronico, di ciò che era successo alla Corte del Re e a Silesia. Il cuore di Erec gli sprofondò nel petto. Avrebbe voluto essere con i suoi fratelli dell’Argento per poter difendere le città della sua patria. E invece era lì, a Savaria, dove il fato lo aveva collocato. Ora c’era bisogno di lui in quel luogo: la città e il popolo del duca erano dopotutto una zona strategica del regno di MacGil e avevano bisogno di difesa anche loro.
Ma con i nuovi rapporti appena giunti di un nuovo battaglione spedito lì da Andronico, all’attacco di Savaria, Erec sapeva che il suo esercito da un milione di uomini si sarebbe presto sparpagliato in ogni angolo dell’Anello. Un volta terminato, Andronico non avrebbe lasciato nulla. Erec aveva udito storie di conquiste di Andronico in tutta la sua vita e sapeva che era un uomo crudele senza eguali. Per la semplice regola dei numeri le poche centinaia di uomini del duca non sarebbero state di alcun aiuto contro di loro. Savaria era una città spacciata.
“Io dico di arrenderci,” disse un consigliere del duca, un vecchio guerriero brizzolato che sedeva fiaccamente accanto a un lungo tavolo rettangolare, perso in un boccale di birra, sbattendo il suo guanto di ferro sul ripiano di legno. Tutti gli altri soldati si ammutolirono e lo guardarono.
“Che scelta abbiamo?” aggiunse. “Siamo poche centinaia contro un milione dei suoi uomini.”
“Forse potremmo difenderci, almeno mantenere la città,” disse un altro soldato.
“Ma per quanto?” chiese un altro ancora.
“Abbastanza perché MacGil mandi rinforzi, se riusciamo a resistere abbastanza a lungo.”
“MacGil è morto,” disse un altro guerriero. “Non verrà nessuno ad aiutarci.”
“Ma sua figlia è viva,” si intromise un altro. “E anche i suoi uomini lo sono. Non ci abbandonerebbero mai qui!”
“Ma se possono a malapena difendere se stessi!” protestò un altro.
Gli uomini eruppero in un agitato chiacchiericcio, tutti discutendo tra loro, parlando a voce alta e camminando per la stanza.
Erec guardava la scena, seduto, e si sentiva svuotato. Era giunto un messaggero, solo poche ore prima, portando la spaventosa notizia dell’invasione di Andronico e anche – per Erec la notizia ancora peggiore – che MacGil era stato assassinato. Erec era stato talmente tanto tempo lontano dalla Corte del Re, che la notizia lo aveva raggiunto solo ora: quando la udì si sentì come se un pugnale gli fosse stato conficcato nel cuore. Aveva amato MacGil come un padre e la sua perdita lo faceva sentire indicibilmente vuoto.
La stanza si acquietò e il duca si schiarì la voce, mentre tutti gli occhi si voltavano verso di lui.
“Possiamo difendere la nostra città contro un attacco,” disse lentamente. “Con le nostre capacità e la forza delle nostre mura possiamo contenere un esercito cinque volte più grande del nostro, forse anche dieci volte più grande. E abbiamo scorte a sufficienza per sopportare un assedio di settimane. Contro qualsiasi normale esercito, vinceremmo.”
Sospirò.
“Ma l’Impero non detiene un esercito normale,” aggiunse. “Non siamo in grado di difenderci contro un milione di uomini. Sarebbe inutile.”
Fece una pausa.
“Ma lo sarebbe anche arrendersi. Sappiamo tutti ciò che Andronico fa alle sue prede. Mi è chiaro che moriremmo in ogni caso. La questione è se morire in piedi o seduti. Io dico di morire in piedi!”
Nella stanza si levò un grido di approvazione. Erec non sarebbe potuto essere più d’accordo.
“Quindi non ci resta altro corso d’azione da seguire,” continuò il duca. “Difenderemo Savaria. Non ci arrenderemo mai. Probabilmente moriremo, ma lo faremo tutti insieme.”
Calò un denso silenzio e tutti annuirono l’un l’altro, gravemente. Sembrava che stessero tutti cercando un’altra soluzione.
“C’è un altro modo,” disse infine Erec, prendendo la parola.
Sentì che tutti gli occhi si voltavano verso di lui e lo fissavano.
Il duca gli rivolse un cenno di assenso, spronandolo ad andare avanti.
“Possiamo attaccare,” disse Erec.
“Attaccare’” risposero i soldati sorpresi. “Le poche centinaia dei nostri uomini, attaccare un milione di soldati? Erec, sappiamo che sei un temerario. Ma sei pazzo?”
Erec scosse la testa, completamente serio.
“Quello che non considerate è che gli uomini di Andronico non si aspetterebbero mai un attacco. Ci guadagneremmo nell’elemento sorpresa. Come dite, stare qui a difenderci ci porterebbe a morte certa. Se attaccassimo, potremmo annientare un sacco di uomini. Cosa ancora più importante, se attacchiamo nel modo giusto, e nel posto giusto, potremmo fare ben più che tenerli a bada, potremmo addirittura vincere.”
“Vincere?!” gridarono tutti, guardando Erec con assoluto stupore.
“Cosa intendi dire?” chiese il duca.
“Andronico si aspetterà di trovarci qui, pronti ad arretrare e difendere la nostra città,” spiegò Erec. “I suoi uomini non si aspettano di trovarci appostati in un qualche posto di blocco a caso fuori dalle mura della città. Qui nella città abbiamo il vantaggio delle mura forti, ma là fuori, nel campo di battaglia, abbiamo il vantaggio della sorpresa. E la sorpresa è sempre più efficace della forza. Se riusciamo a creare un luogo di congestione naturale, possiamo incanalarli tutti in un medesimo posto da dove possiamo attaccarli. Mi sto riferendo alla Gola Orientale.”
“La Gola Orientale?” chiese un soldato.
Erec annuì.
È un ripido crepaccio tra due pareti di roccia, l’unico passaggio scavato tra i Monti di Cavonia, a una giornata buona di viaggio da qui. Se gli uomini di Andronico vengono verso di noi, la via più diretta è attraverso la gola. Altrimenti dovrebbero scalare le montagne. La strada dal nord è troppo stretta e troppo fangosa in questo periodo dell’anno, perderebbero settimane. E da sud dovrebbe oltrepassare il Fiume Fiordo.”
Il duca guardò Erec con ammirazione, strofinandosi la barba pensieroso.
“Può darsi che tu abbia ragione. È possibile che Andronico faccia passare i suoi uomini attraverso al gola. Per qualsiasi altro esercito СКАЧАТЬ