Название: Vivere La Vita
Автор: Lionel C
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современные любовные романы
isbn: 9788873042808
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Era una cosa che non si fermava mai.
Persone che andavano e persone che venivano.
Molto ordinate, ma il tutto mi faceva sentire di nuovo come prima, non tranquillo. Dopo pochi passi, ho visto che il marciapiede dove stavamo camminando era molto, molto alto. Sotto, c'erano delle macchine molto più grosse e molto più lunghe di quella di prima, e si muovevano su e giù. Facevano tanto rumore e facevano tremare quel marciapiede dove stavamo camminando, ogni volta che una di quelle macchine passava sotto.
Tutti quei movimenti e tutti quei rumori, mi hanno fatto venire di nuovo quel respiro molto corto, molto veloce ed in quei momenti, per la prima volta, sentivo un'altra cosa che non avevo mai sentito prima in quel modo.
Un qualcosa che colpiva nel mio petto di dentro con tanta forza.
Lo faceva in un modo, ancora più veloce del mio respiro.
Erano come delle botte una dietro l'altra e non finivano mai. Abbastanza forti per poterle sentire, ma non mi facevano assolutamente nessun male. Dopo pochi attimi, ho cominciato a sentire le stesse cose anche nella testa. Ad ogni colpo, mi sembrava di sentire un rumore forte che veniva di dentro.
Più diventavano tanti e forti quei colpi, più l'unica cosa che desideravo, era di trovare di nuovo la pace che ho sempre vissuto prima.
Stavamo camminando già da un po', quando il marciapiede si è trasformato in una scala. Siamo scesi e ci siamo fermati su uno dei tanti marciapiedi che avevo già visto dall'alto. Messi molto ordinati uno di fronte all'altro.
Non ho fatto in tempo a vedere nulla, perché d'avanti a noi, mentre tremava la terra sotto i piedi, e facendo un rumore da non poter più sentire niente, si e fermata una macchina immensa. Aveva delle ruote di ferro molto grosse ed anche questa sul lato che vedevo, nella parte sopra, era tutta vetri.
La scala che mi sono trovato d'avanti era così alta che mio padre ha dovuto prendermi in braccio per farmi salire. Dentro c'era uno spazio molto ampio. Con tanti divanetti che potevano tenere due persone. Erano messi uno di fronte all'altro e di fianco, tra loro una grossa finestra. Nello stesso modo, da l'altra parte, dove c'era l'altra finestra. Due lunghe fila di divanetti messi ordinati, in coppia ed in mezzo, uno spazio, dove la gente andava avanti ed indietro.
Dopo il grande movimento all'inizio, tutte le persone hanno trovato un posto per sedersi.
Noi, ci eravamo seduti su due di quei bei divanetti morbidi e molto comodi. Su uno dei due di fronte a me, stava vicino alla finestra mio fratello e di fianco a lui, mia mamma. Mi sentivo molto protetto sul' altro, con mio papà .
Anche se attorno riuscivo a vedere non poche persone, il modo come eravamo seduti, mi dava un po' di intimità della nostra famiglia.
Mi faceva sentire sempre più tranquillo.
Questo ha fatto che quel qualcosa che mi stava saltellando nel petto ed il respiro molto veloce, sono andate via piano, piano, finché sono scomparse.
Quando sono ritornato a sentirmi come di solito, mio papà , ha cominciato a parlarmi, dicendomi che quella grossa macchina si chiama treno. Viaggia su una strada di ferro e l'unica cosa che ricordo ancora, è il buio totale.
Un silenzio assoluto.
Quando è ricomparsa la luce, di fronte al mio viso c'era la faccia di mia mamma. Provava a darmi un qualcosa che aveva in mano, dicendomi che è arrivata l'ora di mangiare. Ho subito guardato fuori dalla grande finestra e ho scoperto con curiosità che le montagne erano scomparse.
Era tutto piatto, e guardando in lontananza, sembrava senza fine.
Vedevo soltanto il sole molto grande che stava quasi toccando la terra, ma non riuscivo capire perché era più lontano di come era a casa nostra, e perché era tutto così piatto.
Con tutti questi grandi pensieri, con tutte queste domande senza risposte, mentre stavo ancora masticando, è sceso di nuovo il buio, e sono ritornato nel posto tranquillo, silenzioso e di pace assoluta, dove ero appena stato prima.
Quando per la via di rumori e movimenti che sentivo attorno, è ritornata di nuovo la luce, ho visto i miei famigliari già in piedi.
Appena il treno si fermava, saremmo scesi ed ero molto felice di farlo.
Non sono stato male, ma non vedevo l'ora di scendere, perché non mi sentivo libero, poi, pensando che incontravo per la prima volta i nonni, non vedevo l'ora di farlo subito.
Ero curioso se il mio nonno assomigliava a quello di Heidi.
Non vedevo l'ora che si fermava il treno.
Appena questo è successo, nel mio petto, nel posto dove alla partenza mi saltellava tutto, in quel momento è stato come se una grossa mano stringeva con molta forza.
Il mio nonno non c'era.
Appena scesi, mio padre con le valige e mia madre con noi due fratelli per mano, abbiamo cominciato a camminare. Dopo un pezzo molto corto, siamo arrivati in un posto dove c'era ancora più movimento e disordine di quelle della partenza. C'erano tanti autobus messi in ordine uno di fianco all'altro. Tanta gente che camminava, oppure correva da tutte le parti, in un modo disordinato, ma il punto di arrivo per tutti erano gli autobus.
Dopo un po' di tempo, ci siamo avvicinati anche noi ad uno.
C'era tanta gente e non finivo di guardare tutte quelle persone, perché mi incuriosivano molto. Tutte quelle persone, uomini e donne, erano completamente diverse da quelle che vedevo di solito.
Gli uomini sembravano meno giganti ed erano vestiti in un modo che non avevo mai visto prima.
Tutti avevano il capo coperto con dei capelli molto belli.
Anche le donne, portavano dei vestiti totalmente diversi di quelli che avevo sempre visto e mi sembravano non belle. Avevano gonne fino quasi a terra, e sopra, vestiti con maniche lunghe. Il capo coperto con dei fazzoletti molto colorati, anche se faceva caldo.
Sembravano tutti molto anziani.
Il loro modo di parlare era completamente diverso del nostro. Si capiva benissimo cosa dicevano, ma lo facevano in un modo che non avevo mai sentito prima.
Mi scappava da ridere sentirli.
Appena seduti tutti, l'autobus e partito e dopo aver fatto un pezzo in mezzo ai palazzi ed alle macchine, ci siamo trovati quasi all'improvviso che non c'era più nulla.
Eravamo usciti dalla città .
Da una parte e dall'altra della strada, c'erano soltanto delle colline. Non erano molto alte ed avevano delle forme molto belle.
Cosi rotonde e morbide che sembravano costruite da chi sapeva fare molto bene quel lavoro. Erano di un verde molto bello, così forte e così intenso, che nei punti dove erano vicinissime alla strada, faceva quasi male agli occhi guardarle con attenzione.
Mentre l'autobus continuava ad andare, nelle colline ho cominciato a vedere, prima ogni tanto poi molte di più, delle costruzioni piccole, basse, ma molto belle che fino in quel momento non avevo mai visto così СКАЧАТЬ