Название: Acqua Dentro Acqua
Автор: Mirko Ravaschino
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Зарубежные любовные романы
isbn: 9788873040415
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Probabilmente mi ha preso per uno strambo e stralunato che non sa neppure che giorno è. Ho quasi voglia di chiederle che giorno è oggi...la guardo un istante. E' tornata ad ascoltar musica. Scarta un panino. Uno di quelli preconfezionati. Sembra buono. C'è del tonno ed una salsa. Probabilmente maionese. Ho fame. Non mangio mai quando viaggio. Chissà dove va. Se torna a casa o parte. Sembra una studentessa. Magari torna a casa dai suoi. Oppure va a trovare il ragazzo. O... non ne ho idea. Non mi interessa.
Non mi piace parlare. Credo di avere una bella voce. Solo che non mi piace usarla. Certo, questo non aiuta nella comunicazione. Non so bene perché ciò accada. Eppure è così. Almeno da quando ho memoria. A volte rimango così tanto in silenzio che quando parlo devo tossicchiare per schiarirmi le corde vocali. Un po' come un motore usato troppo poco. Altre volte invece, come poco fa, muovo le labbra ed esce solo un suono flebile.
Mi piace il silenzio.
Nella mia testa, poi, parlo tanto.
Se uso la voce invece rompo il silenzio.
La quiete.
C'è tutta un'armonia dietro. Un'armonia che mi sembra solo di intuire e che non riesco bene a spiegare. Ad afferrare. Preferisco star zitto.
Ascoltare.
Osservare.
Spesso non si ha molto da dire. Anche per questo sto zitto. Perché spesso mi sembra di non avere molto da dire. Sopratutto se dall'altra parte non c'è nessuno che sia interessato ad ascoltare. La maggior parte delle cose che vengono dette sono superflue. Non sentite. Non rispecchiano, se non di rado, ciò che si prova, ciò che si sente. In pochi fanno corrispondere le parole con ciò che realmente sono. Si usano frasi preconfezionate, idee svuotate di significato. Ognuno le conosce già e ci si riconosce. A volte le parole vengono abusate, dette tanto per...sono solo gettate lì, in mezzo alla strada. Eppure loro sono qualcosa di reale. Creano la realtà. Nascondono tutta una magia dentro: racchiudono il senso e l'essenza di emozioni ed esperienze...
Le parole hanno un valore ed un peso inestimabile. Dovrebbero essere usate con cautela. Non tanto per riempire un vuoto o ottenere uno scopo. Arriverà il giorno in cui si ribelleranno. E non si faranno più trovare dalle persone.
Credo sia proprio ciò ad accadere quando non ti viene in mente una certa parola... lei non si vuol far trovare da te. Chissà cosa le hai fatto...
Alla fine vengono usate solo per fare amicizia. O per rassicurarsi.
Io non voglio fare amicizia.
E poi mi stanco.
Dopo cinque minuti che sono costretto a parlare, mi fermo. Ho quasi il fiatone. Come dopo una corsa.
Certo, a volte parlo.
Lo faccio con i miei amici.
Dopo, però, devo avere proprio un aspetto orribile, perché mi sento a pezzi, distrutto...mi vengono le occhiaie e mi sento debole.
Chissà se è felice il controllore. Magari ha un matrimonio splendido. E non vede l'ora di tornare a casa. Forse per quello ha controllato l'orologio prima di timbrare i biglietti. Mangiare un bel piatto caldo e poi andare a letto con la persona che ama. E rimanere stretti. Mentre nella camera accanto dormono i due figli. Certo, ci son problemi. I soldi che non bastano mai -la camicia un po' consumata sul collo ed una macchia che non è andata via, proprio sotto la cravatta.
I ragazzi che chiedono sempre di più... e la salute che si consuma. A volte il controllore, a dispetto della sua stazza, si sente come un cerino. Si accorcia. E si consuma.
Si piega su se stesso.
Fino a rimanere cenere.
Ma quando torna a casa ed entra infreddolito nel letto è felice. Perché abbraccia la moglie. E non sente più il peso dei problemi, del mutuo, dell'età; non ha più freddo. Lì, sotto quelle coperte, accanto a quella donna c'è solo benessere.
Non so. Forse non è così. E odia sua moglie e non ha figli.
Però mi piace immaginarlo felice. Senza soldi. Con la macchina sfasciata e un sacco di guai. Un abbraccio risolve un sacco di cose. Ed un abbraccio può far la differenza.
Non manca molto all'arrivo. Ed io non so ancora perché ho preso questo treno. Però sono felice di averlo fatto. Almeno credo. Ho sempre amato i viaggi in treno. Ma questo l'ho già detto.
Ci sono un sacco di persone. Di tutti i tipi. E c'è sempre qualcosa da guardare.
In silenzio.
4
La stazione non è molto affollata.
Nonostante la voce metallica degli altoparlanti e lo stridio dei freni dei treni, è piuttosto quieta. C'è il solito via vai di persone. Ferrovieri, qualche viaggiatore notturno. Non molti in verità. La maggior parte sta prendendo l'uscita, verso casa.
E poi c'è chi una casa non ce l'ha e si gode le ultime ore al coperto. La sera è fresca. La primavera si manifesta in una nota di dolcezza nell'aria. Anche se il vento è freddo. Pungente.
Indossavo il cappotto. Aperto.
Un clima strano. Tipico della primavera. Quando freddo e caldo si incontrano. Si scontrano. Battaglie. In alto, come sulla terra.
Il cielo era coperto. Nascondeva qualcosa; qualcosa che da qui non riuscivo a vedere. Era luminoso. Quasi bianco.
Non mi andava di andare in quel posto con la sera. Di giorno puoi fingere indifferenza. Puoi far finta di non sentire nulla o che nulla sia accaduto. Di giorno verità e immaginario si possono confondere. Mescolare.
Ma di notte non si può. Non riesco.
Avevo compreso che le cose accadono. A volte senza una ragione. E che la differenza non sta in cosa accade. Ma in come tu le vivi. Per me realtà e fantasia, dentro e fuori, hanno sempre avuto dei confini molto sfumati. Per me era tutto normale. Mi rendo però conto che così non fosse per tutti gli altri. Io pensavo, desideravo, qualcosa e non mi preoccupavo molto sul come realizzarla. Era come se mi costruissi una realtà. Non in modo consapevole. La immaginavo. E se sentivo che era così, diventava quella. Signore e signori ecco la realtà secondo Nero.
Tutto qui.
Capitava in questo modo. Niente di più, niente di meno. Un giorno, verso i sedici anni, mi son svegliato con la ferma convinzione di essere l'uomo più fortunato del mondo. Quel giorno non accadde nulla di eclatante. Certo, non fui interrogato in greco. Avrei preso due, sicuramente. Ma per l'uomo più fortunato del mondo, questo è nulla. Non fui infastidito dai ragazzi più grandi che ogni tanto si appostavano per rubare i soldi a noi piccoli. Niente di che.
Al mio rientro a casa non trovai il mio piatto preferito. Del resto non avevo voglia di lasagne.
Così decisi di concretizzare la mia fortuna: rubai qualche lira dalla borsa di mia madre ed andai a giocare al lotto. Non vinsi. Ma credo che quello fosse un segno. Non ero destinato a diventare ricco. E forse, se fossi diventato ricco, avrei perso la ragione, sarei impazzito e magari avrei commesso una strage; sarei finito in galera ad essere picchiato e sodomizzato per il resto СКАЧАТЬ