Conferenze tenute a Firenze nel 1896. Various
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Название: Conferenze tenute a Firenze nel 1896

Автор: Various

Издательство: Public Domain

Жанр: История

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СКАЧАТЬ style="font-size:15px;">      Più tardi crede che la Prussia, l'Inghilterra, la Francia, i re, le donne, i preti, gli uomini irritati da alcune frasi contenute nelle sue opere, gli abbiano mosso contro una terribile guerra, cogli effetti od apparenze della quale egli spiega il malessere interno che prova.

      “Nel raffinamento della loro crudeltà, i suoi nemici hanno dimenticato una cosa sola: di graduargli i dolori, onde potesse tutti a sorso a sorso provarli.„ (Rêverie, p. 371).

      Nella sua dimora a Londra, la sua melancolia si trasforma in un vero accesso maniaco. S'immagina che Choiseul lo facesse cercare per arrestarlo; lascia i denari ed i bauli all'albergo e fugge alla spiaggia pagando gli albergatori con pezzi di cucchiai d'argento; trova i venti contrari alla navigazione, e crede anche ciò un effetto del gran complotto; irritatissimo arringa dall'alto d'un colle, in cattivo inglese, la folla di Warton che lo ascolta, stupefatta, ed egli crede commossa.

      Ma, ritornato in Francia, non trova ancora calmati i suoi nemici invisibili che lo spiano e interpretano male ogni suo atto. Se legge un giornale “essi dicono ch'egli cospira„; se fiuta una rosa, certo sospettano che studi qualche veleno contro di essi. Di tutto gli vien fatto colpa. Per poter meglio spiarlo, essi collocano alla sua porta un rivenditore di quadri, e fanno che la porta di casa non si possa socchiudere; niuno entra in sua casa che prima non sia stato sobillato contro lui. Essi corrompono contro di lui il caffettiere, il parrucchiere, l'oste, ecc.; il lucidatore di scarpe non ha lucido quando egli lo desidera; il pontoniere della Senna non ha barche quando egli vuol traghettare.

      Egli chiede di esser messo in prigione, e… fin ciò gli vien rifiutato. Per poter poi torgli l'unica arma, la stampa, arrestano un libraio, “ch'ei non conosce„ e lo mettono alla Bastiglia.

      L'uso di bruciare un pagliaccio di carta a mezza quaresima era abolito. Lo ristabiliscono certo per desiderio di bruciarlo in effige. Difatti le vesti che gli posero addosso s'assomigliavano alle sue!! (Dialogues, 11).

      Per diffondere questa sua difesa, da vero delirante ch'egli era, cominciò a distribuirne una bozza a tutti i passeggeri delle strade che alla faccia non paressero ispirati dai nemici suoi (sic); a tutti i francesi era indirizzato lo scritto, amanti della giustizia. Cosa singolare, malgrado e forse per l'intitolazione, non si trovò alcuno che accettasse con piacere lo scritto, anzi molti lo rifiutarono. Non potendo più oramai fidarsi di altro nume sulla terra, egli si indirizza a Dio, in una lettera assai tenera e famigliare; e, notate il concetto maniaco, per fargliela meglio pervenire ed assicurarsi così della sua protezione, pone la lettera ed il manoscritto dei Dialogues, sotto l'altare di Nostra Donna di Parigi.

      Nè vi mancò quel delirio megalomane, che si alterna col persecutivo: “sfida il genere umano a mostrare un essere migliore di lui„, le sue Confessioni sono un'opera unica, ecc.

      Ed egli fa della sua maniaca selvatichezza, il tipo ideale dell'uomo, e crede che ogni produzione naturale, dolce al palato od alla vista, possa essere innocua, cosicchè, l'arsenico, secondo lui, non sarebbe dannoso. La sua vita è un complesso di contraddizioni: preferisce i campi ed abita in via Platonière; scrive un trattato di educazione e mette i suoi, o quasi suoi, figli all'ospedale; giudica con sagace scetticismo le religioni, e getta un sasso contro un albero per indovinar l'avvenire e giudicar della propria salute, e scrivendo a Dio, pone le sue lettere sugli altari delle chiese, quasi che Dio vi avesse sua esclusiva dimora.

      Ora, è la dottrina di questo pazzo che è diventata una bibbia; e i gravi danni che da essa vennero furono aggravati dalla passione della parola che ha un'azione in Francia più ancor che nelle altre razze latine, e, come ben nota il Taine, dalla influenza classica, che fa preferire alle teorie giuste, le frasi ben dette, la forma alla sostanza, e non s'imbeve solo dalla forma, anzi, più che della forma (che almeno potrebbe tradursi in qualche capolavoro estetico) di un'adorazione feticcia di quella, e tanto più inesatta, tanto più sterile e cieca, quanto maggiore fu il tempo che inutilmente vi si consumava; da ciò il disprezzare per una parola sbagliata, una persona, una teoria; da ciò lo immaginare gli uomini tutti foggiati ad un conio, senza badare alle varietà nascenti dal clima, dalle classi, dal sesso, dall'età; da ciò il non poter cogliere la importanza delle leggi storiche, le quali appunto mostrano nulla svolgersi di sicuro e di utile se non per lentissime evoluzioni.

      Conforme allo spirito classico, la politica si trattava da lui astrattamente, isolando un dato semplice accessibile all'occhio e generalizzandolo.

      Non han bisogno dopo ciò i suoi seguaci di studiare per far leggi. La volontà del popolo basta, e un po' di Contratto sociale. Nè v'era commesso di negozio che avendo letto il contratto sociale non si credesse capace di fare una costituzione. “Siamo noi (dicevano i Giacobini) che siamo i monarchi legittimi.„ Grégoire giunge a dire: “Potremmo, volendo, cambiar la religione ai Francesi, ma non lo faremo„, e lo fecero invece; e in nome della rivoluzione, cambiarono perfino i nomi dei giorni e dei mesi. E non uno solo ripeteva: Perano venticinque milioni di Francesi, ma resti la repubblica una e indivisibile!

      Era una scolastica di pedanti, declamata con enfasi da energumeni, e quel che è peggio messa in pratica colla più bestiale violenza (Taine).

      E qui ci pare un altro lato dannoso dell'educazione classica, quell'adorazione della violenza che fu il punto di partenza di tutti i ribelli, da Cola da Rienzi fino a Robespierre.

      “… Tutta l'educazione classica, scrive Guglielmo Ferrero (Riforma sociale, 1894), che altro è se non una glorificazione continuata della violenza, in tutte le sue forme? che comincia dalla apoteosi degli assassinii commessi da Codro o da Aristogitone, per arrivare ai regicidi di Bruto. E tutta la storia del medio evo e tutta la storia moderna, e la storia stessa del nostro risorgimento, come la insegnano oggi, quasi dovunque, che altro è se non la glorificazione, fatta da un punto di vista speciale, di atti brutali e violenti? Non ha forse potuto un poeta, che tutti considerano come il rappresentante morale dell'Italia nuova, scrivere tra gli applausi generali:

      “Ferro e vino voglio io…

      Il ferro per uccidere i tiranni,

      Il vin per celebrarne il funeral?„

      “In questo punto, tanto il vizio è profondo, tutti i partiti sono d'accordo: i clericali grideranno urrah alla pugnalata di Ravaillac; i conservatori alle fucilazioni in massa dei comunardi del 1871; i repubblicani alle bombe di Orsini; ma tutti sono d'un pensiero, nel celebrare la santità della violenza, quando torna utile ad essi. Il nuovo eroe di questi ultimi anni del secolo non è nè un grande scienziato, nè un grande artista, ma Napoleone I.

      “Chi può meravigliarsi, dopo ciò, se in una società così satura di violenza, la violenza scoppia fuori di tempo in tempo, da ogni parte, in lampi e tempeste? Non si può impunemente dichiarare santa la violenza, con il sottinteso che essa debba essere applicata solo in un modo determinato; presto o tardi arriva chi trasporta il Vangelo della forza da un credo politico ad un altro.„

      E siccome dalla violenza al delitto il passo è breve, e siccome la passione politica trascina anche il senso morale e fa dimenticare, e noi ne abbiamo prove non poche, il ribrezzo del crimine anche agli onesti, così accadeva che anche la maggioranza di questi pur di veder trionfare le nuove bandiere politiche tolleravano di vederle in mano ai malvagi.

      E non s'accorgevano che non soffrivano essi soltanto, ma anche il loro principio, perchè nulla di buono esciva dal delitto. E perfino di quel grande criminale di genio che fu Napoleone non restò al suo paese che l'odio e il sospiro di tutti i popoli.

      S'aggiunga a spiegare la strana dedizione dei molti onesti ai pochi malvagi (poichè i Giacobini non oltrepassavano i 6000 in Parigi, e nelle piccole città non erano più di 14 o 15), che costoro erano una banda organizzata, contro una folla inerme, inorganica. E in uno Stato, chi ha la testa ha il corpo; grazie a quella strana acquiescenza che ci fa inclini a credere СКАЧАТЬ