Название: Non dir quattro se non l'hai nel sacco: Commedia in un atto
Автор: Giacosa Giuseppe
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная драматургия
isbn:
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Non dir quattro se non l'hai nel sacco: Commedia in un atto
INTERLOCUTORI
La signora Laura.
Il signor Nordi.
Servo.
ATTO UNICO
SCENA I
Laura è seduta presso un tavolino da lavoro e sta ricamando. È una giornata d'autunno. All'aprirsi della scena le finestre mettono ancora un po' di luce.
Siete voi Nordi? Buonasera.
Buonasera, signora Laura. Ci volete lasciare gli occhi? Che cosa fate con questo buio?
Ricamo.
A memoria?
Che volete, sono così sola! Ad accendere i lumi mi s'allungano le serate. Fortuna che ci siete voi ad accorciarmele.
I vostri ospiti son tutti partiti?
Tutti.
E lo dite senza nemmeno un sospiro!
Quando ci lascerete voi?
Posdomani.
Digià?
Grazie. Posdomani, proprio.
La capitale vi attira.
Oh Dio!
E perchè allora?
Ve l'ho pur detto ch'io sono mezzo padre. Mio nipote non vuol saperne di venir qui; conviene ch'io vada a raggiungerlo dov'è, se no…
Se no…?
Voi non lo conoscete. È tomo da farmi mille follìe in un giorno.
È la sua età.
Ed è la mia di cercare d'impedirnelo.
Non vi fate più vecchio che non siate.
Oh! non c'è pericolo. Ho quasi infilato il periodo in cui si cerca di parer più giovane.
Quanti anni avete?
Trentanove, e voi?
Oh! oh!
Reciprocità: non siamo tutti eguali davanti…?
Davanti agli anni? No. A trentanove anni sarò una nonna, mentre voi siete in fiore.
In frutto almeno. E voi rimarrete qui un pezzo ancora?
Fino a dicembre.
Così sola?!
Perchè mi lasciate?
Non parlatemene. Se sapeste come ci s'avvezza presto a star bene! Non le troverò più a Roma, le vostre serate.
Venite a trovarle a Torino.
Se lo potessi!
Eh! non le trovereste neppur là. In città io passo tutte le mie sere in casa d'una amica, la signora Grandi.
Un'amica!
Oh già! Voi sarete come tutti gli uomini, i quali non credono che fra donne possa esistere amicizia.
Non dico… ma…
Pensate.
Ecco. Le donne amiche sul serio fra di loro sono come le mosche bianche e difatti non ve ne hanno che di canute.
Vi prego di credere che non mi tingo.
Ed è per questo appunto che mi permetto di mettere in dubbio…
La mia amicizia per tale che non conoscete.
Parliamo chiaro: se ne facciamo questione di parole non ci sto più. Io, alla parola amicizia, ci dò un significato più alto ed esteso che d'ordinario non si usi. Se la volete adoperare nel senso comune, questa parola, allora non discuto e v'ammetto qualunque amicizia.
Secondo voi, di amici veri non possono esservi che uomini.
Sì, perchè l'amicizia è femmina.
Uh! (crolla le spalle).
No, no, non fate uh! e non crollate le spalle, chè mi accorgo d'aver detto una cosa così vera e giusta, che non me ne credevo capace.
Quanta modestia!
La modestia fu quella che rovinò affatto la mia esistenza.
Convien dire che sappiate mascherarle bene quelle rovine.
Eppure è tale e quale, e mi spiego.
E la nostra digressione sull'amicizia?
Cicerone ne ha scritto un trattato, dove ne disse tutto il dicibile; lo avete letto?
No.
Neppur io. Lo leggeremo insieme, se vi piace.
L'autunno venturo… dacchè partite…
Ah! è vero!
Fatemi intanto da Cicerone intorno ai vostri ruderi.
Subito. Quando entrai nella vita…
Vi hanno messo a balia…
No, m'allattò mia madre; ma vi prevengo che se mi interrompete, io perdo il filo.
Allora aspettate un momento che si portino i lumi, chè così nessuno poi vi disturberà più. – Tirate quel cordoncino.
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