Название: La favorita del Mahdi
Автор: Emilio Salgari
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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La faccenda comincia a diventare imbrogliata, mormorò egli. Se questo Hassarn seguisse l’amico? B’Allai! (Perdio!) Sarà difficile rapirli tutti e due e poi, per che farne dell’altro? Se ci secca gli passeremo una scimitarra attraverso il corpo e lo manderemo diritto in paradiso a tener compagnia al Profeta.
Fermati, disse il soldato, arrestandosi dinanzi ad una tenda.
— Spicciati, rispose il bandito. Digli che io vengo da Hossanieh e che mi manda una bella donna che si chiama… alto là, amico mio.
Il soldato entrò nella tenda e poco dopo uscì.
Il tenente ti aspetta, entra, gli disse.
— È solo?
— No, col capitano Hassarn.
Lo sceicco cacciò fuori una bestemmia, ma non si smarrì. Colla testa alta e colle mani sui calci delle pistole si fece innanzi e si fermò dinanzi all’arabo che stava sdraiato su di un tappeto, vicino ad Hassarn. I tre uomini si esaminarono con curiosità e quasi con diffidenza.
— Tu hai detto di venire da Hossanieh, non è vero? chiese Abd-el-Kerim.
— Sì, e mi mandò una donna che tu conosci, rispose Debbeud, sbirciando di traverso i due uomini.
Abd-el-Kerim si scosse e s’alzò come spinto da una molla.
— Chi è quella donna? chiese egli, avvicinandoglisi.
— Credo che si chiami Fathma.
— Ed essa ti mandò da me? È impossibile!
Fit Debbeud, quantunque fosse coraggioso, fremette, e si guardò indietro per essere pronto a prendere il largo.
— Cosa ci trovi di strano? chiese egli, esitando.
— Fathma ha degli schiavi a sua disposizione.
— Si vede che ha preferito mandar me, ecco tutto.
— E sai che vuole da me? Corre forse qualche pericolo? domandò l’arabo con ansietà.
— L’ignoro, rispose Debbeud. Credo però che farai bene a venire subito a Hossanieh. Mi pareva assai agitata.
Abd-el-Kerim guardò Hassarn che non staccava gli occhi dal volto dello sceicco.
— Che ne dici, Hassarn? gli chiese.
— Non so quale pericolo possa correre Fathma, ora che Notis è morto, tuttavia si può andare a vedere ciò che desidera. Chi sa!
Abd-el-Kerim cinse la scimitarra e si pose in capo il fez. Hassarn lo fermò nel momento che stava per seguire il bandito.
— Abd-el-Kerim, gli disse sottovoce. Sta in guardia.
— Che temi? Ho la mia scimitarra e questo sceicco mi pare che non sia un uomo capace di arrischiare la sua vita contro di me.
— Può darsi; ad ogni modo ti terrò d’occhio fino alla casupola.
Debbeud e l’arabo uscirono. Faceva sempre oscuro assai e il vento soffiava con maggior violenza facendo ondeggiare le tende degli accampati e atterrandone più d’una; in cielo correvano densi nuvoloni che s’accavallavano confusamente e il tuono rullava in lontananza.
Fit Debbeud precedette l’arabo fino agli avamposti, poi gli si collocò a fianco colla dritta sull’impugnatura dell’jatagan.
— Soffia il simum, dissegli poco dopo.
— Lo sento, rispose Abd-el-Kerim distrattamente.
— Credo che faremo bene a tenerci sotto le colline per non inghiottire una porzione di sabbia e per non diventare ciechi.
— Come vuoi.
Un lampo rischiarò la pianura e sotto la macchia dove si tenevano imboscati i beduini, brillarono delle armi. Abd-el-Kerim si fermò.
— Chi si tiene sotto quel macchione? diss’egli.
— Alcuni basci-bozuk, rispose Fit Debbeud. Gli ho veduti poco fa quando passava accanto a quel gruppo di acacie.
— Sei sicuro di non esserti ingannato? Si dice che alla notte alcuni ribelli vengono a ronzare attorno al campo.
— Ho parlato con loro e m’inviarono la buona notte. Non hai nulla a temere, tenente. Allunghiamo il passo.
Erano giunti a pochi passi dalla macchia. Fit Debbeud si mise a zuffolare un’aria dongolese; d’un tratto passò dietro all’arabo e l’afferrò per le braccia tentando con una brusca scossa di rovesciarlo.
Abd-el-Kerim, che per l’avvertimento d’Hassarn tenevasi in guardia, fu pronto, con una vigorosa strappata, a liberarsi e a fare un salto indietro.
— Ah! traditore! esclamò egli, sguainando la scimitarra.
Lo sceicco lo caricò furiosamente coll’jatagan, spiccando salti da leone, girandogli vertiginosamente attorno per colpirlo alle spalle. Vibrò tre o quattro colpi che furono ribattuti, ricevendo anzi una scalfittura in una spalla.
— A me, beduini! gridò egli, digrignando i denti come una iena.
La banda saltò fuori, correndo addosso all’arabo e circondandolo.
— Aiuto, Hassarn, urlò Abd-el-Kerim, cercando respingere gli assalitori.
Tre o quattro fucilate scoppiarono verso il campo e s’udirono le sentinelle gridare l’allarme. Una seconda scarica mandò a gambe levate due beduini.
Non vi era da perdere un solo istante; un forte drappello di Egiziani si avanzava a passo di corsa colle baionette in canna e alcuni basci-bozuk bardavano in furia i cavalli. Fit Debbeud si scagliò fra le gambe dell’arabo che gli cadde sopra lasciandosi sfuggire di mano la scimitarra.
— Afferratelo! afferratelo! esclamò il bandito trattenendolo per la cintola.
Abd-el-Kerim tentò con uno sforzo disperato di risollevarsi, ma uno dei beduini lo fece ricadere assestandogli sul capo un terribile colpo col calcio dell’archibuso. In un batter d’occhio fu legato solidamente e trascinato via, nel mentre che una terza scarica di fucili partiva dal campo gettando a terra un altro bandito.
I beduini, preceduti da Fit Debbeud attraversarono come un uragano la pianura, si gettarono in mezzo alle colline e in men che lo si narri giunsero ai loro mahari. Fit Debbeud salì in sella coll’arabo, che stordito dalla percossa non opponeva la più debole resistenza e diede subito il segnale della partenza.
I venti mahari eccitati dalla voce e dalle sferzate partirono celeramente dirigendosi verso le foreste del Bahr-el-Abiad, lontane una diecina di miglia. Alcuni basci-bozuk si diedero a inseguirli mandando alte grida e agitando freneticamente le loro lancie, ma alcune archibusate li misero in fuga.
— Bravi, ragazzi! esclamò Fit Debbeud. Sferzate! Sferzate!
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