Название: La favorita del Mahdi
Автор: Emilio Salgari
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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Hassarn incrociò le braccia sul petto e il duello cominciò furiosamente.
Notis, più impetuoso e meno padrone di sè, fu il primo ad attaccare, moltiplicando gli assalti, portandosi ora a dritta e ora a sinistra, turbinando come un lupo attorno alla preda, e avventando tremendi colpi sul capo dell’arabo che li parava senza muoversi di una linea. Per cinque minuti continuò ad assalire, tentando, ma invano, di far saltare di mano la scimitarra ad Abd-el-Kerim, poi, visto che non c’era mezzo di riuscirvi nè di far abbassare quell’arma che copriva l’avversario come uno scudo, tornò a sostare.
— Ah! esclamò egli sogghignando. Tu sei una rupe adunque, incrollabile anche fra i più impetuosi attacchi.
— Può darsi, rispose l’arabo che si teneva in guardia.
— Aspetta un po’ che provi una botta che mi fu insegnata ad Atene. Se il fratello d’Elenka non ti spacca il cuore, proverò un colpo maestro che mi fu insegnato dal tuo compatriota Dhafar.
— Non nominarmi Elenka, disse Abd-el-Kerim con ira.
— Ah! fè’ Notis, ridendo diabolicamente. T’inquieta tanto questo nome?
— A che nominarmela? Credi tu di turbarmi l’anima e d’approfittarne per cacciarmi il tuo ferro in mezzo al petto? Se è così, sei più vile e più miserabile di quello che ti credeva. Ti disprezzo.
Il greco impallidì e il suo volto si sconvolse ferocemente.
— Ira di Dio! esclamò egli, facendo un passo indietro e alzando la scimitarra. Vuoi proprio che ti strappi il cuore colle mani? Sta attento, Abd-el-Kerim!
S’abbassò bruscamente rimpicciolendosi, quasi aggomitolandosi su sè stesso e allungò il braccio presentando la scimitarra che lo minacciava una superficie stretta e corta riparata ancora dalla distanza. L’arabo, dinanzi a quella manovra per lui nuova, s’arrestò esitando.
Di repente il greco si raddrizzò assaltando furiosamente e spingendo violentemente la scimitarra di punta. Abd-el-Kerim cercò di parare la botta, ma non fu in tempo e riportò una scalfittura al braccio sinistro; la bianca manica che lo copriva si tinse di rosso. Notis emise un grande scroscio di risa.
— E una diss’egli. Fra dieci minuti l’amante di Fathma sarà senza braccia. Sta attento mio caro arabo, che ricomincio.
Abd-el-Kerim non diede segno alcuno di dolore nè di spavento. Egli s’avventò addosso al greco colla rapidità d’un lampo, incalzandolo vigorosamente, stringendolo tanto che l’avversario fu forzato a rompere e a fare un passo indietro.
Tre volte Notis cercò di abbassarsi per ricominciare il giuoco, ma l’arabo gli era sempre addosso, impedendoglielo. Al quarto tentativo fu ferito alla faccia.
— Ah! esclamò il greco tergendosi colla mano sinistra il sangue che colavagli abbondantemente. La è così? Aspetta un po’ canaglia.
Spiccò un salto di dieci piedi o si riaggomitolò cercando di strisciare fra le gambe di Abd-el-Kerim che gli correva addosso, ma il colpo di punta fu deviato dalla scimitarra che l’avversario stringeva con polso di ferro. Tornò a indietreggiare dinanzi a quei crescenti attacchi, dirigendosi verso lo stagno.
— Indietro! indietro! gridava l’arabo, che s’infiammava. Giù nello stagno.
In capo a cinque minuti Notis erasi ridotto proprio sulla riva dell’acqua; non gli restavano che due risorse. O lasciarsi ammazzare o gettarsi a testa bassa contro l’arabo.
— Arrenditi, gli disse Abd-el-Kerim.
La faccia del greco s’alterò e il sorriso beffardo che incoronava le sue labbra disparve. Tentò con un colpo disperato di disarmare l’avversario avventandogli una gran botta a mezza scimitarra. Ebbe per risposta una nuova puntata che gli lacerò la manica sfiorandogli la pelle.
Non vi era più nulla da tentare. La sua mano era stanca, si difendeva più lentamente e per quanto studio vi mettesse per non lasciarsi sopraffare e disarmare, sentiva la scimitarra che talvolta minacciava sfuggirgli di mano. Emise un ruggito furioso.
— Ira di Dio! tuonò egli. Che non riesca ad attraversare il cuore di questo vigliacco?
Cercò di portarsi a dritta e poi a manca, ma si trovava dinanzi sempre alla scimitarra dell’arabo che miravalo al petto. Fece un ultimo passo indietro e sentì i capelli rizzarglisi sul capo nel trovarsi proprio sul margine dello stagno. Una nube di fuoco gli passò dinanzi agli occhi. Si vide perduto, ma non chiese grazia.
Si difese per altri cinque minuti, poi gettò un urlo terribile e portò le mani sul petto, abbandonando la scimitarra. Abd-el-Kerim avevalo colpito sul fianco sinistro, nella direzione del cuore.
Stralunò gli occhi, spiccò un salto gigantesco e piombò in mezzo alle larghe foglie di loto che galleggiavano sulle acque dello stagno. Fu visto dibattersi per alcuni istanti, poi scomparire.
Abd-el-Kerim si chinò sulla riva, ma l’oscurità era così profonda, accresciuta anche dagli alberi che stendevano i loro rami al disopra delle acque, che non vide più nulla. Hassarn fu lesto ad avvicinarglisi.
— Si vede? chiese questi.
— No, rispose con voce sorda l’arabo.
— L’hai ucciso sul colpo?
— L’ignoro. Mi parve che la scimitarra incontrasse qualche costola.
— Che il diavolo lo accolga nel suo inferno.
— Taci, Hassarn, disse Abd-el-Kerim con emozione. Mi pare di aver commesso un assassinio.
— Bah! fe’ il turco alzando le spalle. Un rivale di meno.
— Era il fratello di Elenka.
— Che importa, dal momento che tu hai spezzato il nodo che ti univa ad Elenka? Ora sei libero di far tua Fathma senza che Notis abbia a disputartela e che abbia ad invocare l’amore che tu avevi per sua sorella. Buona notte ai morti e buona fortuna ai vivi.
— Scendiamo nello stagno, Hassarn. Forse non l’ho ucciso sul colpo e respira ancora.
— Se tu non gli hai attraversato il cuore, a questa ora si è annegato. Lasciamolo lì e ritorniamo all’accampamento dove Fathma li aspetta con viva impazienza. Allàh penserà al morto.
L’arabo approvò con un cenno del capo, ma non si mosse. Cercò di scendere nello stagno ma l’acqua pareva profonda e l’oscurità non permetteva di vedere dove si appoggiavano i piedi. Egli dovette in breve convincersi che era impossibile pescare il corpo di Notis, nascosto fra il loto e fra i canneti.
— Infine l’ha voluto, mormorò egli sospirando. Povera Elenka, che dirà mai quando gli si narrerà che suo fratello è stato ucciso e che l’uccisore fui io, il suo amante. Ah! sento come un rimorso!
— E Fathma? Hai dimenticato così presto quella adorabile creatura?
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