La crociera della Tuonante. Emilio Salgari
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Название: La crociera della Tuonante

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ padre non era che un pescatore.»

      «Anche i pescatori possono diventare comandanti di squadra, quando hanno sangue freddo e pugno saldo al timone… Ma basta con le chiacchiere. Ai pezzi, artiglieri! Le onde si spianano ed il vento cede. Bruceremo della buona polvere. Corpo di tutti i campanili e di tutte le torri della Bretagna! Voglio rendere alla fregata il colpo che ci ha regalato…»

      «Vuoi un paio d’occhiali?»

      «Và all’inferno! Sei un vero monello!»

      7. L’abbordaggio

      Una raffica impetuosa aveva aperto un grande squarcio fra le nubi addensate verso oriente, ed un gran fascio di luce biancastra si era proiettata sull’oceano, mostrando d’un colpo solo tutta la squadra inglese che l’uragano spingeva verso sud. Le onde cominciavano a spianarsi, pur mantenendosi sempre abbastanza alte, da non permettere né tiri di bordata, né arrembaggi. Le navi inglesi fuggivano disperatamente dinanzi all’uragano, cercando un porto qualunque ove rifugiarsi, ma era difficile trovarlo, poiché gli Americani le inseguivano dappertutto: nella Carolina, nella Georgia, nella Florida. Avevano giurato l’esterminio di quella flotta fantasma, che colle sue improvvise comparse, ora su una costa, ora su un’altra, metteva sottosopra stanziali e coloni.

      Il Corsaro aveva dato subito l’allarme, ordinando: «Tutti gli uomini ai pezzi! Fate quello che potete.» Quindi soggiunse volgendosi al signor Howard: «Cerchiamo di separare la fregata. Delle altre navi non m’interesso. A loro penseranno gli Americani.»

      «Mi occuperò io di questo affare, sir William,» rispose il secondo. «Prima la fregata sarà tagliata fuori.»

      «Non impegnatevi a fondo in mezzo alla squadra. Temo il puntatore della fregata, che ci ha disalberati così abilmente. Vorrei sapere dove l’ha scovato mio fratello!»

      «Volete che ve lo dica francamente, sir William?» disse il luogotenente. «Ho paura anch’io di quel puntatore.»

      «Ma, anche Testa di Pietra imbrocca bene i suoi tiri. Bà! monteremo all’abbordaggio e, perdio! il Marchese mi cederà la mia Mary… Al timone, signor Howard. Sorvegliate attentamente gli uomini del cassero.»

      «Ne rispondo io.»

      La corvetta si era messa vigorosamente in caccia, piombando addosso alla retroguardia inglese, formata tutta di navi leggiere ed antiquate. Di là da quella barriera, fiancheggiata da una mezza dozzina di navi d’alto bordo assai sgangherate, navigava la fregata del Marchese.

      L’allarme era stato subito dato, ed i cannoni già facevano udire la loro possente voce, con poco successo bensì, poiché il mare era ancora troppo mosso e impediva ai puntatori di prendere la mira.

      Le navi americane, avvertite con segnalazioni di bandiere dell’audace progetto del Corsaro, si erano messe animosamente dietro alla Tuonante, per essere pronte ad aiutarla nel gran momento, ed avevano impegnato un vivace combattimento contro cinque o sei piccoli avvisi veleggianti sui fianchi della flottiglia. Ma, come abbiamo detto, era polvere sprecata.

      Il pezzo da caccia di Testa di Pietra tonava con intervalli di appena mezzo minuto, celerità massima per quei tempi; eppure il Bretone arrabbiato, se la prendeva con tutti i campanili della terra. Sempre le medesime parole uscivano dalle sue labbra contratte:

      «Una vela forata! Una sartia troncata! Uno striscio di murata! Bell’affare! Ci vuol altro, mio caro testone!… Sei troppo vecchio ormai.»

      «Ah, te ne accorgi?» disse Piccolo Flocco, che lo aiutava nel caricamento del pezzo insieme con sei artiglieri.

      «Che il diavolo ti porti diritto all’inferno, monellaccio!»

      «A suo tempo.»

      In quel momento sir William salì sul castello di prora per animare colla sua presenza gli artiglieri. «E dunque, vecchio mio?» disse rivolgendosi al Bretone. «Non si disalbera?»

      «Mare cattivo, mio comandante.»

      «Non sparare che sulla fregata.»

      «È quello che sto facendo.»

      «Le navi americane s’incaricheranno delle altre. Su, Testa di Pietra, un colpo da fare stupire il puntatore della fregata.»

      «Se sapessi dove si trova, lo truciderei.»

      «Sul cassero.»

      «Lo suppongo anch’io. Piccolo Flocco, siamo pronti?»

      «Sì, mastro,» rispose il giovane gabbiere.

      Il Bretone si chinò sul pezzo tenendo in mano la miccia, rettificò due o tre volte la mira, poi scatenò l’uragano, approfittando del momento in cui la Tuonante si librava sulla cresta d’una mostruosa ondata, in modo da dominare tutta la squadra inglese. La fregata veleggiava a mille e cinquecento passi e s’industriava di non mettersi troppo allo scoperto, sapendo già il Marchese che ben poco aveva da sperare dal bastardo.

      Quasi avessero indovinato il progetto del Corsaro, i marinai si mantenevano ostinatamente in mezzo alla squadra, temendo un abbordaggio. Delle palle di quando in quando cadevano sulla nave maledetta, ma non erano colpi decisivi. Invano Testa di Pietra aveva fatto tonare a volta a volta i due grossi pezzi da caccia del castello di prora. Sempre vele forate, qualche manovra recisa, qualche palla di rimbalzo che strepitava sulla tolda avversaria, impressionando l’equipaggio, il quale si vedeva fatto segno a quella grandine di colpi.

      Il signor Howard, abilissimo marinaio, con una lunga bordata sfondò la retroguardia della squadra inglese, facendo tonare tutti i pezzi delle batterie.

      Nessuna nave ebbe il coraggio di opporsi a quell’audace attacco, anche perché gli Americani giungevano bene stretti in aiuto della Tuonante, cannoneggiando senza economia di polveri e di proiettili.

      Intanto il Corsaro si era avvicinato a Testa di Pietra:

      «Su, vecchio mio, fracassa un’ala a quel maledetto gabbiano, e poi monteremo all’abbordaggio.»

      Il Bretone si terse col dorso della mano destra, villosa come quella d’una scimmia, il sudore che gli inondava la fronte, poi fece un gesto di disperazione.

      «Io sono invecchiato troppo presto, mio comandante!» rispose. «Passatemi alla riserva.»

      «Le tue palle cadono sulla fregata. Che cosa vuoi di più, con questo mare così mosso?»

      «Vorrei rasare quella nave come un pontone.»

      «Quando la distanza sarà diminuita, e tu avrai l’aiuto anche delle batterie, vedremo come se la caverà mio fratello. Non tirare nel quadro. Potresti uccidere la fanciulla per la quale ora io giuoco la vita.»

      Un lampo balenò in quel momento sul cassero della fregata, e una palla di buon calibro passò, fischiando sinistramente, fra la maestra e la mezzana, forando le due vele basse.

      Testa di Pietra era diventato pallido come un morto.

      «Ah!» esclamò. «Ecco il terribile puntatore che entra in scena. Per tutti i campanili dell’universo! credo che la finirà male, anche questa volta, per noi.»

      «Che borbotti, vecchio?» gli chiese il Corsaro. «Lascia in pace i campanili e cerca di fracassare qualche cosa.»

      Testa СКАЧАТЬ