Il figlio del Corsaro Rosso. Emilio Salgari
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il figlio del Corsaro Rosso - Emilio Salgari страница 5

Название: Il figlio del Corsaro Rosso

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

Серия:

isbn:

isbn:

СКАЧАТЬ non ti avrebbe scelto per accompagnarlo.

      – Tu hai sempre ragione, Martin. È finita la musica?

      – Non l’odo piú.

      – Allora il capitano non tarderà a giungere.

      – Ricarica la pipa.

      – Tira come un camino.

      – Buttati giú e, se hai sonno, dormi. Faccio io il quarto.

      – Tu vuoi burlarti di me, cannoniere. Un vecchio marinaio della Folgore, che ha servito il Corsaro Nero, addormentarsi quando il giovane conte di Ventimiglia corre qualche pericolo? Tu sei pazzo, Martin.

      – Metti tre cariche di tabacco nella pipa.

      – Anche dieci se vuoi, pur di tenere sempre aperti gli occhi per difendere il figlio del povero Corsaro Rosso.

      – Taci, Mendoza. Qualcuno si avvicina.

      I due uomini, che stavano seduti sulla gradinata della vecchia chiesa, si erano alzati di scatto, appoggiando le mani sulle pistole mezzo nascoste nelle fasce di lana rossa che cingevano i loro fianchi.

      Erano due robustissimi uomini di età molto differente. Mentre colui che si chiamava Mendoza contava almeno una cinquantina d’anni, l’altro ne aveva appena la metà. Erano però di forme tozze ambedue, quantunque di statura quasi media, con petti e braccia enormi, e dorsi da bisonti, solidamente piantati.

      Differivano solamente un po’ nella tinta della pelle. Mentre il primo era appena abbronzato, l’altro era nero e non aveva un pelo sul mento, né intorno alle labbra.

      – Viene? – chiese il vecchio. – Tu hai gli occhi migliori dei miei. Non sono un selvaggio come te, io, mio caro Martin.

      – Ecco un’offesa che non mi aspettavo da parte tua.

      – Nega di essere parente di Belzebú. Si dice che il diavolo sia nero.

      – Tu non l’hai mai veduto, Mendoza.

      – E non ho neanche premura di fare la sua conoscenza, – rispose il vecchio. – Lo vedi?

      – Un uomo si dirige verso di noi.

      – Che sia il signor di Ventimiglia?

      – Non sono un leopardo.

      – Eppure tuo padre e tuo nonno conoscevano quelle bellissime bestie, vivendo nei loro paesi.

      In quel momento si udí un leggero fischio, poi un uomo si diresse rapidamente verso la gradinata della vecchia chiesa.

      – Il signor di Ventimiglia! – esclamarono i due marinai, alzandosi. Era infatti il conte de Miranda, o meglio di Ventimiglia, nipote del famoso Corsaro Nero, che s’avvicinava guardandosi di quando in quando dietro le spalle come se temesse di essere seguito da qualcuno.

      – Buona sera, miei bravi – disse. – Quali nuove, Mendoza?

      – Non troppo buone, signor conte – rispose il vecchio filibustiere.

      – Non avete saputo nulla del cavaliere Barquisimeto?

      – Abbiamo interrogato piú di venti persone e ne abbiamo ubriacate altrettante; ma nessuno ha saputo dirci dove si trova il segretario del marchese.

      – Eppure mi hanno assicurato che deve trovarsi qui – disse il signor di Ventimiglia. – Egli solo può dirci i nomi di coloro che hanno pronunciato l’infame sentenza contro il Corsaro Rosso ed il Corsaro Verde e che li hanno fatti impiccare.

      – Che quel furfante abbia fiutato il pericolo e abbia preso il largo? Voi sapete che gli spagnuoli hanno molte spie.

      – È impossibile! La nostra fregata è creduta da tutti una nave spagnuola, spedita qui a proteggere la città contro una sorpresa da parte dei bucanieri e dei filibustieri – rispose il conte. – Se avessero avuto qualche sospetto, i galeoni e le caravelle che si trovavano qui ci avrebbero già dato battaglia. Avete notato nulla di insolito nel porto?

      – No, signor conte. Le navi mercantili hanno caricato tutto il giorno zucchero e caffè, e quelle da guerra non hanno lasciato i loro ancoraggi – rispose Mendoza.

      – Eppure non mi sento affatto tranquillo. Basterebbe la piú lieve imprudenza per farci bombardare dai forti e dalla flotta.

      – Nessuno la commetterà, conte; l’equipaggio è sempre consegnato a bordo e ho fatto collocare delle sentinelle dinanzi alle due scale e perfino dentro le scialuppe.

      – Malgrado ciò, io vorrei andarmene al piú presto. Questa commedia non può durare a lungo, e la mia impresa potrebbe finire qui. Ah, se potessi vedere la marchesa per dieci minuti soli, mi risparmierebbe la fatica di cercare quell’inafferrabile cavaliere. Deve ben sapere qualche cosa dell’infamia commessa da suo cognato.

      Stette un momento silenzioso, poi soggiunse:

      – Non deve essersi coricata: proviamo, miei bravi, tenete pronte le spade e anche le pistole.

      – Sono tre ore, capitano, che aspettiamo la buona occasione per menare le mani – disse Martin.

      – Seguitemi.

      Assicuratisi che la via era deserta, l’attraversarono senza far rumore e si avviarono verso il palazzo dei Montelimar che si trovava a breve distanza. Il conte, invece di avvicinarsi al portone, girò intorno al magnifico giardino, cinto da una cancellata di ferro che si prolungava lungo i fianchi del fabbricato. Guardò in alto e scorse due finestre illuminate.

      – Sono ancora svegliati – mormorò.

      Ad un tratto trasalí.

      Delle note dolcissime, che uscivano dalle due finestre che non erano chiuse, l’avevano colpito.

      Qualcuno suonava il mandolino nel palazzo. Chi? Un servo od una cameriera, no, di certo. Non l’avrebbero osato, se la marchesa si fosse già coricata.

      – Che sia lei? – si disse.

      Si volse verso i due marinai, i quali avevano sguainate le lunghe spade per premunirsi contro una possibile sorpresa, e disse loro:

      – Dobbiamo superare la cancellata.

      – Un gioco da fanciulli per dei marinai – rispose Mendoza.

      – Montiamo all’arrembaggio – disse Martin.

      Il conte s’aggrappò alle sbarre, le salí fino alla cima, lesto come uno scoiattolo, varcò le punte e si lasciò cadere dall’altra parte, in mezzo ad un’aiuola di splendidi fiori. I due marinai erano saltati nel giardino, quasi nello stesso tempo.

      – Oh! c’è da battagliare, qui? – chiese Mendoza.

      – Lascia in pace la tua spada, per ora – rispose il conte di Ventimiglia.

      – Vedremo piú tardi se vi sarà bisogno di un po’ di buon acciaio. Seguitemi senza rumore.

      Attraversarono il giardino, cercando di non fare scricchiolare la ghiaia dei viali, e giunsero sotto le finestre illuminate.

      Il СКАЧАТЬ