Il Corsaro Nero. Emilio Salgari
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Название: Il Corsaro Nero

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ parla, amico: narrami ogni cosa. Come vi hanno presi?.

      – Non ci hanno presi colla forza delle armi bensí sorpresi a tradimento quando eravamo inermi, comandante.

      Come voi sapevate, vostro fratello si era diretto su Maracaybo per vendicare la morte del Corsaro Verde, avendo giurato, al pari di voi, di appiccare il duca fiammingo.Eravamo in ottanta, tutti risoluti e decisi ad ogni evento, anche ad affrontare una squadra, ma avevamo fatto i conti senza il cattivo tempo.All’imboccatura del Golfo di Maracaybo, un uragano tremendo ci sorprende, ci caccia sui bassi fondi e le onde furiose frantumano la nostra nave. Ventisei soli, dopo infinite fatiche, riescono a raggiungere la costa: eravamo tutti in condizioni cosí deplorevoli da non opporre la minima resistenza e sprovvisti di qualsiasi arma.Vostro fratello ci incoraggia e ci guida lentamente attraverso le paludi, per tema che gli spagnuoli ci avessero scorti, e che avessero incominciato ad inseguirci.Credevamo di poter trovare un rifugio sicuro nelle folte foreste, quando cademmo in una imboscata. Trecento spagnuoli, guidati da Wan Guld in persona, ci piombano addosso, ci chiudono in un cerchio di ferro, uccidono quelli che oppongono resistenza e ci conducono prigionieri a Maracaybo.

      – E mio fratello era del numero?

      – Sí, comandante. Quantunque fosse armato d’un pugnale, si era difeso come un leone, preferendo morire sul campo piuttosto che sulla forca, ma il fiammingo l’aveva riconosciuto ed invece di farlo uccidere con un colpo di fucile o di spada, l’aveva fatto risparmiare. Trascinati a Maracaybo, dopo di essere stati maltrattati da tutti i soldati ed ingiuriati dalla popolazione, fummo condannati alla forca. Ieri mattina però, io ed il mio amico Wan Stiller, piú fortunati dei nostri compagni, siamo riusciti a fuggire strangolando la nostra sentinella. Dalla capanna di un indiano presso il quale ci siamo rifugiati, abbiamo assistito alla morte di vostro fratello e dei suoi coraggiosi filibustieri, poi alla sera aiutati da un negro ci siamo imbarcati su di un canotto, decisi di attraversare il golfo del Messico e giungere alla Tortue. Ecco tutto, comandante.

      – E mio fratello è morto!… – disse il Corsaro con una calma terribile.

      – L’ho veduto come vedo ora voi.

      – E sarà ancora appeso alla forca infame?

      – Vi rimarrà tre giorni.

      – E poi verrà gettato in qualche fogna.

      – Certo comandante.-

      Il Corsaro si era bruscamente alzato e si era avvicinato al filibustiere.

      – Hai paura tu?… – gli chiese con strano accento.

      – Nemmeno di Belzebú, comandante.

      – Dunque tu non temi la morte?

      – No.

      – Mi seguiresti?

      – Dove?

      – A Maracaybo.

      – Quando?

      – Questa notte.

      – Si va ad assalire la città?

      – No, non siamo in numero sufficiente ora, ma piú tardi Wan Guld riceverà mie nuove. Ci andremo noi due ed il tuo compagno.

      – Soli? – chiese Carmaux, con stupore.

      – Noi soli.

      – Ma che volete fare?

      – Prendere la salma di mio fratello.

      – Badate comandante! Correte il pericolo di farvi prendere.

      – Tu sai chi è il Corsaro Nero?

      – Lampi e folgori! È il filibustiere piú audace della Tortue.

      – Va’ adunque ad aspettarmi sul ponte e fa preparare una scialuppa.

      – È inutile, capitano, abbiamo il nostro canotto, una vera barca da corsa.

      – Va’!

      CAPITOLO II. UNA SPEDIZIONE AUDACE

      Carmaux si era affrettato ad obbedire, sapendo che col formidabile Corsaro era pericoloso indugiare.

      Wan Stiller lo attendeva dinanzi al boccaporto, in compagnia del mastro d’equipaggio e d’alcuni filibustieri, i quali lo interrogavano sulla disgraziata fine del Corsaro Rosso e del suo equipaggio, manifestando terribili propositi di vendetta contro gli spagnuoli di Maracaybo e soprattutto contro il governatore. Quando l’amburghese apprese che si doveva preparare il canotto per fare ritorno alla costa, dalla quale si erano allontanati precipitosamente per un vero miracolo, non poté nascondere il suo stupore e la sua apprensione.

      – Tornare ancora laggiú!… – esclamò. – Ci lasceremo la pelle, Carmaux.

      – Bah!… Non ci andremo soli questa volta.

      – Chi ci accompagnerà dunque?

      – Il Corsaro Nero.

      – Allora non ho piú timori. Quel diavolo d’uomo vale cento filibustieri.

      – Ma verrà solo.

      – Non conta, Carmaux; con lui non vi è da temere. E rientreremo in Maracaybo?…

      – Sí, mio caro, e saremo bravi se condurremo a buon fine l’impresa. Ehi, mastro, fà gettare nel canotto tre fucili, delle munizioni, un paio di sciabole d’arrembaggio per noi due, e qualche cosa da mettere sotto i denti. Non si sa mai ciò che può succedere e quando potremo tornare.

      – È già fatto, – rispose il mastro. – Non mi sono dimenticato nemmeno il tabacco.

      – Grazie, amico. Tu sei la perla dei mastri.

      – Eccolo, – disse in quell’istante Wan Stiller.

      Il Corsaro era comparso sul ponte. Indossava ancora il suo funebre costume, ma si era appesa al fianco una lunga spada, ed alla cintura un paio di grosse pistole ed uno di quegli acuti pugnali spagnuoli chiamati misericordie. Sul braccio portava un ampio ferraiuolo, nero come il vestito.

      S’avvicinò all’uomo che stava sul ponte di comando e che doveva essere il comandante in seconda, scambiò con lui alcune parole, poi disse brevemente ai due filibustieri:

      – Partiamo.

      – Siamo pronti – rispose Carmaux.

      Scesero tutti e tre nel canotto che era stato condotto sotto la poppa e già provvisto d’armi e di viveri. Il Corsaro si avvolse nel suo ferraiuolo e si sedette a prora, mentre i filibustieri, afferrati i remi, ricominciarono con grande lena la faticosa manovra.

      La nave filibustiera aveva subito spento i fanali di posizione e, orientate le vele, si era messa a seguire il canotto, correndo bordate, onde non precederlo. Probabilmente il comandante in seconda voleva scortare il suo capo fin presso la costa per proteggerlo nel caso d’una sorpresa.

      Il Corsaro, semisdraiato a prora, col capo appoggiato ad un braccio, stava silenzioso, ma il suo sguardo, acuto come quello di un’aquila, percorreva attentamente il fosco orizzonte, come se cercasse discernere la costa americana che le tenebre СКАЧАТЬ