Il Corsaro Nero. Emilio Salgari
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Название: Il Corsaro Nero

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ calate, quando Carmaux avvertí il Corsaro che un drappello di archibugieri, rinforzato da una dozzina di alabardieri, era giunto, occupando lo sbocco della viuzza.

      – Ciò significa che si preparano ad intraprendere qualche cosa, – rispose il Corsaro. – Chiama il negro.

      L’africano, dopo qualche minuto, si trovò dinanzi a lui.

      – Hai visitato accuratamente il solaio? – gli chiese.

      – Sí, padrone.

      – Vi è nessun abbaino?

      – No, ma ho sfondato una parte del tetto e per di là possiamo passare.

      – Non vi sono nemici?…

      – Nemmeno uno, padrone.

      – Sai dove possiamo discendere?…

      – Sí, e dopo un breve cammino.

      In quel momento una scarica formidabile rintronò nella viuzza, facendo tremare tutti i vetri. Alcune palle, attraversate le persiane delle finestre, penetrarono nella casa, foracchiando le pareti e scrostando le volte delle stanze.

      Il Corsaro era balzato in piedi snudando con un rapido gesto la spada. Quell’uomo, alcuni istanti prima cosí calmo e compassato, sentendo l’odore della polvere, si era trasfigurato: i suoi occhi balenavano, sulle smorte gote era improvvisamente comparso un lieve rossore.

      – Ah!… Cominciano!… – esclamò con voce beffarda.

      Poi, volgendosi verso il conte e suo nipote, continuò:

      – Io vi ho promessa salva la vita e, qualunque cosa debba accadere, manterrò la parola data; voi dovete però obbedirmi e giurarmi che non vi ribellerete.

      – Parlate, cavaliere, – disse il conte. – Mi rincresce che gli assalitori siano miei compatrioti; se non lo fossero vi assicuro che combatterei ben volentieri al vostro fianco.

      – Voi dovete seguirmi, se non volete saltare in aria.

      – Sta per crollare la casa?

      – Fra pochi minuti non rimarrà dritta una sola muraglia.

      – Volete rovinarmi? – strillò il notaio.

      – State zitto, avaraccio, – gridò Carmaux che slegava il povero uomo. – Vi si salva e ancora non siete contento?

      – Ma è la mia casa che non voglio perdere.

      – Vi farete indennizzare dal governatore.

      Una seconda scarica rimbombò nella viuzza ed alcune palle attraversarono la stanza, mandando in pezzi una lampada che vi si trovava nel mezzo.

      – Avanti, uomini del mare!… – tuonò il Corsaro. – Carmaux, và a dar fuoco alla miccia…

      – Sono pronto, comandante.

      – Bada che il barile non scoppi prima che abbiamo abbandonato la casa.

      – La miccia è lunga, signore, – rispose il filibustiere, scendendo la scala a precipizio.

      Il Corsaro, seguito dai quattro prigionieri, da Wan Stiller e dall’africano, salirono sul solaio, mentre gli archibugi continuavano le loro scariche, mirando soprattutto alle finestre ed intimando, con urla acute, la resa.

      Le palle penetravano dovunque, con certi miagolii da fare venire i brividi al povero notaio; scrostavano larghi tratti di parete e rimbalzavano contro i mattoni; i filibustieri però, e nemmeno il conte di Lerma, uomo di guerra anch’esso, se ne preoccupavano gran che.

      Giunti sul solaio, l’africano mostrò al Corsaro una larga apertura irregolare che metteva sul tetto, e che egli aveva fatta, servendosi d’una trave strappata ad una tramezzata.

      – Avanti, – disse il Corsaro.

      Ringuainò per un momento la spada, s’aggrappò ai margini delle squarciature ed in un istante si issò sul tetto, girando all’intorno un rapido sguardo.

      Scorse subito, tre o quattro tetti piú innanzi, delle alte piante, dei palmizi, uno dei quali cresceva addosso ad una muraglia, spingendo le sue splendide e gigantesche foglie sopra le tegole.

      – È per di là che ci caleremo? – chiese al negro, che lo aveva raggiunto.

      – Sí, padrone.

      – Potremo uscire da quel giardino?

      – Lo spero.

      Il conte di Lerma, suo nipote, il servo ed anche il notaio spinto in alto dalle robuste braccia di Wan Stiller, erano già tutti sul tetto, quando Carmaux comparve, dicendo:

      – Presto, signori; fra due minuti la casa ci crollerà sotto i piedi.

      – Sono rovinato! – piagnucolò il notaio. – Chi mi risarcirà poi dei…

      Wan Stiller gli troncò la frase spingendolo ruvidamente innanzi.

      – Venite o andrete in aria anche voi, – gli disse.

      Il Corsaro, assicuratosi che non vi erano nemici, era già balzato su di un altro tetto, seguito dal conte di Lerma e da suo nipote.

      Le scariche allora si succedevano alle scariche e dei vortici di fumo s’alzavano verso la viuzza, disperdendosi lentamente pei tetti. Pareva che gli archibugieri fossero decisi a crivellare la casa del notaio, prima di abbattere la porta, sperando forse di costringere i filibustieri alla resa.

      Forse il timore che il Corsaro si decidesse a mettere in esecuzione la terribile minaccia, facendosi seppellire fra le macerie assieme ai quattro prigionieri, li tratteneva ancora dal tentare un assalto generale della casa.

      I filibustieri, trascinando con loro il notaio, che non poteva piú reggersi sulle gambe, giunsero sull’orlo dell’ultima casa, presso il palmizio.

      Sotto si estendeva un vasto giardino cinto da un alto muro, e che pareva si prolungasse in direzione della campagna.

      – Io conosco questo giardino, – disse il conte. – Esso appartiene al mio amico Morales.

      – Spero che non ci tradirete, – disse il Corsaro.

      – Al contrario, cavaliere. Non ho ancora dimenticato che vi devo la vita.

      – Presto, scendiamo, – disse Carmaux. – L’esplosione può lanciarci nel vuoto.

      Aveva appena terminato quelle parole, quando vide un lampo gigantesco seguito subito da un orribile frastuono. I filibustieri ed i loro compagni sentirono tremare sotto i loro piedi il tetto, poi caddero l’uno sull’altro, mentre intorno piovevano pezzi di macigno, frammenti di mobilia e brandelli di stoffe fiammeggianti.

      Una nube di fumo si estese sui tetti, tutto offuscando per qualche minuto, mentre verso la viuzza si udivano crollare muraglie e pavimenti fra urla di terrore e bestemmie.

      – Tuoni! – esclamò Carmaux, che era stato spinto fino alla grondaia. – Un metro piú innanzi e piombavo nel giardino come un sacco di stracci.

      Il СКАЧАТЬ