Mater dolorosa. Gerolamo Rovetta
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Название: Mater dolorosa

Автор: Gerolamo Rovetta

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ gliene darò un altro.

      – Quale?

      – Oh Dio! Un altro, come questo! Non farmi arrabbiare, andiamo. – E Maria, tenendo sempre Lalla sulle ginocchia, accostò a sè con una mano un piccolo scrittoio di mogano.

      – Che cosa devo scrivere?…

      – Scrivi… – e Maria, dettando, seguiva cogli occhi la manina di Lalla – scrivi: – Al buon amico…

      – A-mico…

      – Giorgio.

      – Gior-gi-o. – Basta?

      – No! devi scrivere ancora…

      – Che cosa, mammetta?

      – La tua piccola Lalla.

      – Tua piccola Lal-la.

      – Brava! Così! – E Maria fece per toglierle di mano la penna.

      – No! Aspetta. – La bimba, la quale, prima non voleva cominciare, ora non voleva più smettere, e sotto gli occhi meravigliati di sua madre scrisse, dopo la firma: for ever.

      – For ever?! – esclamò Maria, stupita. Lalla guardò la mamma, e col suo intuito precoce, ebbe paura di ciò che aveva fatto.

      – Chi ti ha insegnato a scrivere for ever?

      Lalla, rossa rossa, balbettò, si confuse, e poichè Maria insisteva per sapere la verità, scoppiò in lacrime, e cominciò a strillare. Allora la mamma, fissandola severamente, la minacciò, se non diceva tutto, di regalare Dèsir, il suo cavallino favorito, a Mimì. Era una minaccia che otteneva sempre un grande effetto.

      – Non lo farò più, mamma!… Non lo farò più!…

      – Va benissimo, ma prima mi devi dire tutto…

      – Ho trovato per terra il portafoglio del babbo…

      – Ebbene?…

      – Non sapevo di far male… l’ho trovato per terra…

      – Ebbene?…

      Lalla mentiva; lo aveva tolto invece dal cassettino dello scrittoio, che trovò aperto un giorno, mentre suo padre, nella camera vicina, si mutava d’abito.

      – E dunque? Animo, animo! bisogna dir tutto.

      – E sotto il ritratto di una signora ho veduto scritto così.

      – Dici una bugia.

      – No, no! mammetta! – replicò Lalla, contentissima, – Hai anche tu quel ritratto – e così dicendo, scivolò dalle ginocchia di sua madre, corse nel salotto, prese un album, lo portò a Maria, l’aprì, fece passare i ritratti in fretta; poi fermandosi d’un tratto esclamò:

      – Eccola! È questa qui! – e col ditino indicò il ritratto della Haute-Cour.

      Maria impallidì, e i suoi occhi si empirono di lacrime.

      – Perchè piangi, adesso, mamma?… Non lo farò più. te lo prometto.

      Maria si strinse forte alla sua creaturina, e un singhiozzo, che le veniva dritto dal cuore, aprì lo sfogo ad un pianto dirotto. Lalla, che non capiva nulla, ritornò a piangere anche lei; baciava la bocca, le guance, gli occhi della povera sconsolata, e colla vocina infantile continuava a domandarle: – Perchè piangi, mamma?

      VII

      Rinvenuta un poco dallo sgomento di quella scoperta, la poveretta ebbe qualche conforto dal dubbio.

      Dubitò delle parole di sua figlia, dubitò della colpa di suo marito. Quelle parole – for ever – non avrebbero potuto, alle volte, essere inspirate da una simpatia vaga?… E se proprio sotto c’era un affetto, non poteva essere un affetto meritevole di perdono, scusabile forse?… Ma in questo modo, per quanto Maria lo desiderasse, non riuscì lungamente a ingannarsi. Messa in sull’avviso, non ebbe che ad osservare, attentamente osservare, per accertarsi della verità.

      Maria non era innamorata di Prospero; ma quella scoperta non doveva perciò riuscire meno dolorosa. Il suo affetto di madre, la sua dignità di donna e di moglie, avevano ricevuto un grave oltraggio. Non era innamorata di Prospero, ma gli voleva bene; lo stimava, e aveva bisogno di stimarlo, perchè era il padre della sua creatura, e perchè l’onore di quest’uomo era pure il suo onore. Non era innamorata di Prospero; ma Prospero era suo marito… Ricordava che ieri, ieri ancora, egli l’aveva avuta fra le sue braccia… e pensando adesso che non vi era stata desiderata dall’amore, ma dai sensi, vedeva l’occhio di lui fissarla curioso, disamorato: lo vedeva cercar confronti, invocare altre orme, e il suo pudore, il suo orgoglio ne soffrivano amaramente.

      Che cosa fare?…

      Il primo pensiero fu quello di fuggire da suo marito, perchè le faceva orrore.

      Fuggire?… E Lalla? Lalla la sua figliuola? Lalla piccina ancora? Avrebbe potuto dividerla dal padre? Avrebbe potuto dividerla dalla mamma sua? Avrebbe potuto lei abbandonarla? No; Maria era madre; madre sempre e prima d’ogni altra cosa, e con questo affetto si sentiva rialzar pura, quasi redenta dall’oltraggio patito.

      Ma… che fare?… Vederlo ancora?… Continuare a star con lui?

      La sua mente si perdeva, l’animo suo ondeggiava in mille dubbi. Ella da sè sola non riusciva a connettere le idee, e non sapeva nemmeno a chi ricorrere per consiglio. Nessuno avrebbe potuto o voluto aiutarla; e poi di nessuno ella stessa si sarebbe fidata.

      – Di nessuno?… No, Giorgio mi consiglierà: di lui posso fidarmi. – Con questo pensiero Maria ritrovò un po’ di calma; il suo volto turbato si ricompose ed ebbe un sorriso di speranza e di sollievo.

      – Giorgio?… sì, Giorgio! Ecco spiegato adesso il suo contegno, la sua freddezza con Prospero, – andava pensando fra sè. – Egli certo sapeva ogni cosa; e il suo carattere franco() e onesto soffriva nel vedermi offesa così vilmente. Ed io… che invece dubitavo di Giorgio e della sua amicizia! Ah! Ma ora gli dirò tutto, mi confiderò con lui interamente, e farò… farò tutto quello che egli mi consiglierà di fare.

      Dopo una tale risoluzione, Maria scrisse sul momento al conte Della Valle, senza riflettere al passo gravissimo che stava per fare, il seguente biglietto:

      «Venite subito da me: ho scoperto tutto e ho tanto tanto bisogno di consigliarmi con voi. – Maria.»

      Piegata, suggellata la lettera, fatto l’indirizzo, suonò: poco dopo entrò la cameriera.

      – Chi c’è in anticamera? – le chiese Maria, ancora colla voce malferma.

      – Giacomo e Lorenzo.

      – Mandami Lorenzo.

      La cameriera uscì e ritornò quasi subito introducendo un servitorello dai quattordici ai sedici anni.

      Era costui un figliuolo della nutrice di Lalla, che aveva ottenuto di entrare al servizio della duchessa, e le era fedele come un cagnolino.

      – Sapete, Lorenzo, dove sta di casa il conte Della Valle?

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