Название: Il tenente dei Lancieri
Автор: Gerolamo Rovetta
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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– Bonsoàr, madamoasèl!
Il signor Daniele non seppe dir altro.
Per tutto il giorno dopo il brav’uomo fece il muso lungo con Giacomino, modi bruschi, poche parole condite col voi a tutto spiano; cercava insomma di imitare la cera ed il farà imperioso della moglie.
Ma l’altro non se ne diede per inteso; dopo cena, dietro le spalle della madre che, stanca del viaggio, cascava dal sonno, continuava a strizzar l’occhio e a far l’atto di tirare un colpo colla stecca.
Daniele era sulle spine, temendo che sua moglie si accorgesse di tutta quella mimica.
– Sì!… ho capito!… – diceva Giacomo sottovoce – appena la mamma sarà andata a letto.
Si riservava di fare al figliuolo una solenne paternale per la strada; e infatti, mentre camminavano in via Lentasio per sbucare a porta Romana, ne rimuginava l’esordio, quando a un tratto Giacomino, prendendolo a braccetto colla sua solita monelleria affettuosa, sparò il colpo a bruciapelo:
– Mon père, andiamo al Dal Verme?
– Sei matto?… Siete matto!
E Daniele che aveva pensato tutto il giorno a quel teatro, appunto perché non ci voleva pensare, si staccò a viva forza dal figliuolo.
– Siete matto! È ora di finirla! Dovreste imitare il mio esempio! Lavorare! Andare a letto!
– Allora dammi i denari! andrò io solo – rispose Giacomo arrabbiandosi lui pure, ma sul serio. – Ho dato la mia parola e non voglio mancare. Non voglio aver osservazioni dal signor Richard. Non sono più un bimbo, sono un uomo.
Che c’è di male? Meglio al teatro che in una bisca! – E, borbottando e gesticolando, continuò a camminare in fretta verso il Dal Verme, mentre il signor Daniele, curvo, muto, gli teneva dietro per non saper che fare, per non lasciarlo andar solo, per paura che gli scappasse.
E così Giacomino sempre innanzi, il signor Daniele sempre dietro, si trovarono alla porta del teatro.
– I denari per i biglietti – intimò il giovinotto fermandosi su’ due piedi.
L’altro cercò di qua e di là il portafogli, con una lentezza da far disperare; infino lo trovò, lo apri meticolosamente e non meno meticolosamente scelse il più sudicio fra i biglietti da dieci lire… durò un pezzo a fregarlo colle dita per assicurarsi che non erano due. Poi, scrollando la testa, seguì un po’ alla lontana il figliuolo… e finì col sorridere ancora di compiacenza, vedendo come sapesse farsi largo fra la calca fino al finestrino.
– Pardon messieurs, pardon mesdames, due fauteuils di prima fila, s’il vous plait!
IV
Il signor Daniele era sempre rannicchiato nel cantuccio buio del fondaco; pure, al ricordo di quel suo primo ingresso al Dal Verme, si sentì come avvolto da una gran luce allegra e calda: la folla muta gremiva il teatro: l’orchestra sonava in tono lamentevole la Stella confidente.
Gladiator, montato all’alta scuola da madamigella Fanny, eseguiva il «passo spagnuolo».
Gladiator, come spiegava il manifesto, era il «famoso stallone arabo, regalato alla Stella del Circo Stanislao da Mohamed-pascià»,
– Sediamoci? – aveva detto Daniele a Giacomino, subito quando, a furia di gomitate e di spintoni, erano arrivati ai loro, posti. – Sediamoci?
Il signor Daniele, alla vista di madamigella Fanny, così esposta al pubblico, nell’amazzone nera, attillata, a cavallo di Gladiator, aveva provato come un barbaglio, un senso misto di confusione, di gelosia e di timidezza vereconda: non voleva, non osava guardarla: gli pareva che, seduto, sarebbe stato più nascosto e tornò a domandare al figliuolo:
– Sediamoci?
– Oh! Oh! C’è tutto il Nizza cavalleria! – esclamò Giacomino, che aveva visto gli ufficiali prima ancora di madamigella Fanny, e di corsa, saltando lo steccato e attraversando l’ultimo tratto della pista, andò a salutare il capitano Braganza, un suo amico del caffè Biffi.
– Che fai?..... Che fai?..... Giacomino! Giacomino!
– Giù a sedere – gridò una voce rabbiosa dietro il signor Daniele.
Il signor Daniele si sedette di colpo.
– Cappello! – intimò poco dopo la stessa voce: e il signor Daniele, subito, si tolse anche il cappallo senza voltarsi: guardava sempre Giacomino, aspettando che tornasse, o almeno gli facesse cenno.
Oh sì!… aveva altro in mente il giovinotto! Dopo stretta la destra al capitano, si era avvicinato a M. Richard che, in falda e stivaloni alla scudiera e con un grosso frustino in mano, teneva d’occhio ogni movimento di Gladiator.
– Bellissimo teatro, saperlotte!
– Tutto quello che c’è a Milano, come a Parigi, a Berlino, a Filadelfia!… tutto quello che c’è a Milano di più high-life, anche il generale Piccolomini di Coccorito.
Gladiator, nel frattempo, sempre al suono della Stella confidente, aveva finito il «passo spagnolo» e incominciava la «danza scozzese». Il cavallo mordeva il freno bavoso, sbuffava, nitriva, squassava la criniera, ma pure doveva piegarsi sotto la mano esperta o il ginocchio di ferro di madamigella Fanny e fare lentamente e leggermente tutto il giro del circolo, cullandosi sulle quattro zampe.
– Brava! Benissimo!
Il pubblico applaudiva, e il signor Daniele si faceva piccino nella sua poltrona come per nascondersi. Aveva guardato una volta sola madamigella Fanny, diritta sol cavallo bianco. L’aveva guardata per un attimo, appena entrato in teatro… e dopo tanti giorni, anche allora che ci ripensava in quell’angolo riposto del fondaco Monghisoni, l’aveva ancora stampata negli occhi quella figura viva e procace: ne vedeva ancora il cappello a cilindro, lucentissimo, un po’ sollevato dal grosso volume delle trecce, il solmo candido stretto ai collo delicato, le spalle larghe, il vitino sottile… e il mazzo di garofani rossi sul seno rotondo, sporgente, dentro l’amazzone attillata…
Era stato un incubo per lui lo spettacolo di quella svelta cavallerizza, di quel pubblico applaudente, di tutti quegli ufficiali, di quei giovanotti eleganti, che sorridevano, che scherzavano con lei, che la divoravano col desiderio.
Il buon uomo non vedeva l’ora che finissero gli sgambetti e le giravolte di Gladiator.
Ma ecco un ultimo esercizio. Madamigella Fanny aveva fatto impennare, il cavallo. – Su! su! su! – E il signor Daniele si era sentito un brivido nella ossa. – Su! su! su! – Gladiator tutto diritto, zampava in aria furiosamente… Madamigella Fanny si aggrappava alla criniera… Poi «hop» aveva gridato colla vocina acuta, ridente, prendendo la rincorsa; una frustata schioccante di M. Richard, e via, aveva saltato lo steccato fra uno scoppio di applausi.
– Brava! Benissimo!
E Giacomino?
Giacomino era in piedi, in mezzo allo stuolo degli ufficiali. Col cappello sulle ventitré e la mazza ficcata in una tasca dei soprabito, approvava e ammirava col gergo di chi se ne intende Gladiator e la Fanny.
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