Название: Il processo Bartelloni
Автор: Jarro
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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Le esclamazioni cessarono immantinente.
Nello non rispose alla prima interrogazione.
Allora il presidente con voce più scolpita rinnovò la domanda.
– Come avete udito, voi siete accusato del delitto di tentato omicidio a scopo di furto nella persona del signor Roberto Gandi. Che cosa potete dire a vostra discolpa?
– Io dichiaro – rispose Nello con voce ferma – che sono innocente.
Si udì un mormorìo di disapprovazione.
– Ricordo – disse il presidente in tuono minaccioso – che la maestà del luogo non consente interruzioni indecorose ed inutili. Dò fin d’ora ordine agli esecutori di vigilare da chi partano certe voci e di arrestare i disturbatori!… La giustizia ha bisogno di calma, non di intempestive eccitazioni.
Altri due birri entrarono nel recinto riservato al pubblico.
Pareva ormai sicuro che tutti avrebbero trattenuto anche il respiro.
– Voi dunque insistete – continuò il presidente, parlando a Nello – nell’affermare la vostra innocenza, che del resto avete dichiarato sempre nei vostri costituti?
– Giuro – disse Nello, questa volta alzando anche più la voce – che io sono innocente!
– Signor presidente – soggiunse l’Avvocato fiscale – vorrei che a complemento di quanto si trova in atti nel processo scritto, fosse domandato all’inquisito come egli passò la notte del 14 gennaio.
– Diteci come e dove passaste la notte del 14 gennaio? – richiese a Nello il presidente.
Nello rimase un istante perplesso: egli non si ricordava più di nulla.
Come abbiamo già raccontato, la sua mente debole era piena di lacune: la sua memoria era imperfetta.
L’idiota aveva tratti di apparente lucidità, si fermava con pertinacia su certe idee, ma il legame tra l’una e l’altra idea sovente gli sfuggiva; si confondeva, titubava, precipitava nelle tenebre della ragione.
Il modo con cui sapeva parlare di certi fatti estrinseci, di certe circostanze più ordinarie, impediva che i non esercitati nella conoscenza di certe misteriose malattie, di certe profonde imperfezioni dell’intelletto si persuadessero, sentissero che quel disgraziato non poteva essere responsabile.
Anche questa volta il presidente dovè tornare a ribattere la domanda.
– Diteci come e dove passaste la notte del 14 gennaio?
– Nel mio letto… a dormire! – rispose Nello.
– A che ora voi eravate andato a dormire?
– Sarò andato alla solita ora… quasi appena buio… non avendo mai avuto lume per vegliare, ed essendomi proibito dalla polizia di girare la notte.
– E perchè la polizia ve lo aveva proibito?
– Perchè alle volte, senz’accorgermene, cascavo per la strada, e mi addormentavo… e mi trovavano addormentato lungo i muri, sugli scalini delle porte: e spesso… dice… mi pigliavano le convulsioni: poi perchè i ragazzi mi davano noia… Una sera un branco di ragazzi mi si avventarono addosso verso le Loggie del Mercato Nuovo, mi portarono a forza di spinte nell’osteria dell’Impannataccia; là mi fecero bere; c’erano altri uomini, che mi misero le mani addosso, e fui trovato sotto una tavola ferito alla testa e tutto insanguinato…
– Basta! Basta! – accennò il presidente – Voglio sapere…
– Vostra Signoria mi perdoni! – interruppe in tuono cortese, ma serio, l’avvocato Arzellini, alzandosi. E tenendo nella mano destra il berretto e congiungendo i polpastrelli del pollice e dell’indice della mano sinistra, che agitava in aria, continuò nel gergo curialesco di allora:
– Con licenza di V. S. io credo che il racconto dell’inquisito giovi all’interesse della difesa perchè ci dimostra come l’inquisito fosse inviso, perseguitato in mezzo a quella classe di mercatìni dalla quale il Fisco ha scelto le testimonianze più gravi, che si trovano nel suo libello…
– Parlerà dopo, signor avvocato – osservò il presidente. – Ella entra ora nel merito…
– È dovere del mio sacro ministero… ripigliava l’avvocato.
– La prego!… – E il presidente accompagnò l’invito con un gesto affabile e risoluto.
L’avvocato sedette, senza protestare, e in atto molto rispettoso.
– Voi assicurate – disse il presidente indirizzandosi a Nello – che vi coricaste appena buio? Prima di addormentarvi, o durante il sonno avete sentito qualche rumore?
– No, Eccellenza! – rispose Nello tutto intimorito. – Non mi pare.
– Spiegateci, dunque, come accadde che essendo voi andato a dormire di prima sera, siete stato trovato la notte nel vostro letto tutto coperto di sangue? Come può essere avvenuto che un uomo sia stato assassinato, trascinato sino alla porta della vostra stanza, senza che voi abbiate udito il più piccolo rumore?
– Ma, signor presidente! – tuonò l’avvocato Arzellini, alzandosi impetuoso. – Mi permetto far notare a V. S. che nessuno dei vicini ha udito alcun rumore.
– Signor avvocato… non interrompa… la prego! – replicò asciutto e un po’ sconcertato il presidente. – Voi… Nello… siete stato trovato nel vostro letto, insanguinato… Ma non basta… Sotto il materasso furon trovati nascosti l’orologio, la catena, uno spillo rubati all’uomo che giaceva dinanzi alla vostra porta, e il pugnale col quale era stata fatta la ferita da lui riportata alla testa.
– Il pugnale, la catena, l’orologio li ho presi io – rispose Nello, senza turbarsi, – ma l’uomo non l’ho assassinato io!
– Dove e come avete preso questi oggetti, se dianzi avete asserito che vi coricaste di sì buon’ora e vi addormentaste?
La mente di Nello già principiava a smarrirsi.
Egli non sapeva dare alcuna risposta.
– E voi siete in mendacio – proseguì il presidente, parlando con molta rapidità – poichè, mentre asserite di esser rimasto a letto sin dalle prime ore della sera, ci è un testimonio, che abita nel palazzo della Cavolaja, il quale la sera del 14 gennaio, circa le 10, mentre egli suonava il violino, vi ha udito cantare nella Piazza Luna.
Nello restò come fulminato.
Nella sala, ove regnava il più profondo silenzio, si sarebbe sentito alitare una mosca.
Ma ad un tratto, il silenzio fu turbato dai suoni di un organetto.
Una specie di zingaro, che la polizia tollerava pe’ misteriosi servigi da lui resi, passava nella via de’ Librai, suonando un’arietta popolarissima.
Nello, come già è noto al lettore, aveva una qualità, che si riscontra pure in molti poco sani della mente: una spiccata propensione alla musica.
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