Название: Una vita
Автор: Italo Svevo
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
isbn:
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Entrava nella via dei Forni; Alfonso lo fermò.
– Non vengo, non posso venire. Sono atteso a casa e poi in questo stato…
Aveva il viso infocato e parlava con troppo più calore di quanto abbisognasse per rifiutare l’invito di Macario.
– Io non ve lo costringerò di certo. Peccato però! Se qualcuno l’attende ella ha naturalmente ragione di rifiutare, ma se è per il vestito ha torto. Prima di tutto è pulito e poi ora che Annetta è letterata ama anzi i bohémiens. Venga dunque, via!
Ma Alfonso resistette! Aveva già compreso da quanto gli aveva detto Macario che Annetta lo avrebbe trattato con gentilezza, ma voleva farsi pregare. Non aveva potuto prendersi altra soddisfazione dell’offesa che gli era stata fatta e intendeva di esigere almeno quella.
– Ancora sempre si rammenta della freddezza di Annetta di mesi fa, – e quantunque Alfonso protestasse e asserisse che non se ne rammentava più, andandosene Macario lo sgridò amichevolmente trattandolo di fanciullo.
La sera appresso si trovarono di nuovo in biblioteca. Alfonso ci andò più volentieri. La conversazione con Macario lo divertiva e lo lusingava la sua compagnia.
Lo spirito di Macario la vinceva sempre sulla scienza di Alfonso e Macario era convinto di dare delle lezioni. S’ingannava. Alfonso se imparava da lui qualche cosa si era osservandolo quale oggetto di studio.
Aveva intanto compreso la qualità dello spirito di Macario. S’avvedeva degli errori suoi, non gli sfuggiva quando da lui un’idea veniva gonfiata per darle evidenza con maggior facilità, e, infine, se talvolta dimostrava ammirazione era perché ammirava la disinvoltura con la quale Macario negava o asseriva anche là dove menti superiori esitavano.
Macario cadeva spesso in contraddizioni, ma mai nel medesimo giorno. Era soggetto all’umore della giornata. Secondo quello si metteva in dati panni non suoi e ci viveva come se fossero stati suoi e non avesse avuto da smetterli mai più. Ciò gli era facile in grazia della sua cultura superficiale, abbastanza estesa per ricavarne i mezzi a creare un tipo da persona colta e stramba, non abbastanza profonda per dargli una ferma convinzione sua, tale da non potervi rinunziare neppure per ischerzo.
Quella seconda sera l’ebbe con la stampa. Diceva che scrivendo per la stampa si simulava sempre, non si era mai del tutto sinceri. In pubblico si diceva nuovo quello ch’era vecchio, meritevole di lode il biasimevole e così via. Fin qui era debole ma andava pigliando forza. A che serviva la scienza? All’infuori di coloro che si dedicano alle indagini originali in una data parte, gli altri hanno torto di curarsene troppo. Stancano il loro cervello e non ne hanno alcun vantaggio, perché chi ha compreso per bene una parte, ha il suo cervello altrettanto educato quanto colui che ne ha studiato più parti. La carta stampata danneggia quindi il cervello più che non lo avvantaggi. Quel quindi non era del tutto diretto, ma Alfonso non fece mostra di avvedersene e Macario si compiacque del proprio ragionamento.
– Bellissimo! – esclamò una sera Macario alla biblioteca, e pose dinanzi ad Alfonso un libriccino ch’egli aveva finito di leggere: Louis Lambert di Balzac.
Lo lesse anche Alfonso in due o tre giorni e la sua ammirazione non fu minore. Salvo una lettera di amore di una passione profonda e tanto sensuale da non esserlo più, egli non ammirò tanto i pregi artistici dell’opera, quanto l’originalità di tutto un sistema filosofico esposto alla breve ma intero, con tutte le sue parti indicate, e regalato dall’autore al suo protagonista con la splendidezza di gran signore.
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