Название: Tornanti
Автор: Pamela Fagan Hutchins
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Вестерны
isbn: 9788835433675
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«Peccato per loro che non abbiano padri in gamba che li portino a caccia di cervi.»
Dal momento che la tristezza non funzionava, Trish alzò gli occhi al cielo. «Perderò una settimana di scuola.»
«Non una settimana intera. Ho detto a tua madre che rimarremo fuori solo quattro giorni.»
Il cuore di Trish sobbalzò. «Solo quattro giorni?» Fece il gesto di esultazione del pugno pompato. «Sì.»
«Non fare quei gesti.» Si voltò prima di arrivare alla porta, guardandola da sopra la spalla. «Vado ad agganciare il trailer. Ci vediamo giù al cancello per aiutarmi a caricare i cavalli. E porta la tua borsa e tuo fratello.»
Lei saltò in piedi e si mise sull’attenti. «Sì, signor sergente, ai suoi ordini, signor sergente.»
«Molto divertente. E mettiti qualcosa che vada bene per la montagna», rispose il padre, e se ne andò.
Pochi secondi dopo, la porta d’ingresso sbatté dietro di lui.
Borbottando, Trish tirò fuori a casaccio qualche indumento dai suoi cassetti e li infilò in una borsa. Poi saltò su una gamba e si sfilò gli stivali. Lanciò il suo bel completino sui finti Dingo, facendo un mucchio disordinato sul pavimento in mezzo alla stanza. Dopo essersi messa una maglietta, jeans e stivali da cowboy, fece un ultimo cambiamento, rimuovendo gli elastici neri dalle trecce e sostituendoli con quelli a sfera con le faccine sorridenti che ancora le piacevano, ma che non poteva più portare in pubblico. Poi si mise la borsa sulla spalla. Forse non avrebbe avuto bisogno di tutta quella roba. Ma non le importava. A volte in montagna faceva un freddo boia in settembre. Avere freddo era una rottura.
Si precipitò fuori dalla sua stanza, sospirando, e per poco non si scontrò con la madre nel corridoio. Era buio, poiché tutta la parte posteriore del pianterreno era sottoterra e non aveva finestre. Solo la parte anteriore le aveva. Era una specie di dugout gigante, che conosceva solo perché suo padre l’aveva fatta giocare a baseball due estati prima. Nella squadra maschile, perché non c’era una squadra femminile. Era stato mortificante.
Trish si aspettava di vedere un cesto della biancheria tra le braccia di sua madre. L’unica stanza nel corridoio oltre alla sua era la lavanderia, e dal momento che sua madre sosteneva di stare meglio senza vedere il disordine nella stanza di Trish, non ci entrava mai se poteva evitarlo. Ma non stava portando i panni da lavare. Nell’altra direzione c’era la scala centrale e oltre di essa una grande stanza aperta che i loro genitori chiamavano la stanza dei giochi. Trish là ascoltava i dischi. Perry faceva le sue cose, mentre lei lo ignorava. Ma sua madre non stava andando nemmeno nella stanza dei giochi. Stava andando da Trish.
«Non ho sentito squillare il telefono», disse Susanne, bloccandole il passaggio. I suoi lunghi capelli castani erano raccolti in una coda bassa sulla nuca. Era una bella donna con delle belle curve e briosa. Tanto che metà dei ragazzi della sua scuola avevano una cotta per lei. Trish sperava che tra quelli non ci fosse anche Brandon. Quanto sarebbe stato imbarazzante?
«Cioè, non ha squillato.»
«Ma ti ho sentita parlare con Brandon Lewis.»
«Eri al telefono?» Trish alzò la voce. «Eri al telefono?» Si ricordava del clic.
Susanne non rispose alla sua domanda. «Le brave ragazze non chiamano i ragazzi. Soprattutto i ragazzi più grandi.»
«Forse nell’età della pietra, ma siamo nel Wyoming nel 1976 e le ragazze possono chiamare i ragazzi.»
«Non ti chiamerà mai se lo fai tu al posto suo.»
Sua madre stava seriamente dicendo che lei non era una brava ragazza e che Brandon non l’avrebbe mai chiamata? «Grazie per la dritta, mamma. Devo andare. Papà vuole che lo aiuti a caricare. Dov’è il moccioso?»
«Non parlare così di tuo fratello.»
Trish aggirò sua madre. Quando arrivò in fondo alle scale, urlò: «Perry, dobbiamo andare. Dai.»
Apparve Perry, trascinando giù dietro di sé, un gradino alla volta, un borsone di tela verde militare e portando nell’altra mano la sua canna da pesca e la relativa cassetta. «Sto arrivando.»
«Cioè, se ti muovi così, avrò l’età di mamma quando arriverai giù.»
Sua madre sospirò dietro di lei. «Trish.»
«È vero.»
«Ascolta, dì a tuo padre che il medico legale vuole che lo chiami.»
«Perché non glielo dici tu?»
«Ooh, che intelligente, lo capirai», si intromise Perry, saltando sulle punte dei piedi con il viso gongolante.
«Sono troppo arrabbiata con tuo padre per parlare con lui.»
Trish si gettò la punta della treccia dietro la spalla. «Non devi essere tanto arrabbiata. Non ti ho sentita rompere niente.»
«Io non rompo niente.»
«L’hai fatto quella volta che hai tirato una tazza di caffè a papà», le ricordò Perry.
«E un’altra volta quando gli hai tirato un piatto», aggiunse Trish.
«Non so di cosa stiate parlando.» Tirò su con il naso e baciò ciascuno di loro sulla guancia.
Trish e Perry si guardarono con le sopracciglia alzate. La loro mamma faceva sempre finta di non ricordare ciò di cui non voleva parlare.
Susanne salì le scale fino al pianerottolo. «Tenete d’occhio vostro padre. E state attenti. Ci vediamo tra quattro giorni.»
Trish gemette. «Se sopravviveremo così a lungo.»
Perry strinse i pugni e li ruotò agli angoli degli occhi come se stesse piangendo. «Uè, Trish deve andare a caccia. Uè, uè.»
Trish spalancò la porta, lasciando entrare la brillante luce del sole autunnale. Ferdinand era proprio lì fuori, dimenando la sua lunga coda ricurva. «Dai, stupido. Andiamo e non pensiamoci più.»
QUATTRO
INTERSTATALE 90 A NORD DI BUFFALO, WYOMING
18 settembre 1976, mezzogiorno
Patrick
All’incrocio tra la strada principale e quella per l’aeroporto, Patrick fermò il pick-up, anche se non c’era traffico in nessuna delle due direzioni. Il motore Ford faceva le fusa come un gattino, dopo la sua messa a punto all’inizio della settimana.
Respirò l’aria attraverso i finestrini aperti. Libertà. Quattro giorni interi con i suoi figli, senza essere di guardia, senza telefoni. Niente cavalli che scalciavano, escursionisti drogati, cani che mordevano o, peggio ancora, agenti delle forze dell’ordine assassinati. Perché l’agente dello sceriffo che era stato portato d’urgenza al pronto СКАЧАТЬ