Название: Ogni Minuto
Автор: C. J. Burright
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современные любовные романы
isbn: 9781802500769
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Dopo essersi riscaldata e aver fatto stretching, indossò la giacca e fece scivolare la fascia in pile dal collo alle orecchie. Anche se il nero era il colore dominante del suo guardaroba, faceva delle eccezioni per le corse in penombra e indossò dei guanti, degli scaldaorecchie e una giacca di colore rosso. Restare da sola non voleva dire aver voglia di morire.
L’aria fredda le punse il viso mentre apriva la porta. Adara indossò i guanti e scese con cautela i gradini, verificando che non ci fossero punti scivolosi. La neve scintillava alla luce appena accennata e i rami degli alberi spogli mostravano un paio di centimetri di lanugine bianca. Non c’era nessun altro sul marciapiede. Solo gli psicopatici, gli idioti e gli squilibrati andavano in giro così presto in un sabato mattina invernale. Il tipo di folla che Adara amava.
Impiegava solitamente mezz’ora per arrivare da casa al parco, abbastanza da avere il sangue che pompava caldo con un ritmo sincrono. Il silenzio dell’alba, quando la vita era sul punto di risvegliarsi, aveva sempre qualcosa di magico, come se corresse abbastanza velocemente da poter scivolare in un mondo diverso. La neve scricchiolava con un ritmo costante sotto le sue scarpe e l’aria, fresca e frizzante, le frustava i capelli, un richiamo alla libertà temporanea dal suo passato, dal suo dolore, dai suoi pensieri. Aumentò il passo, lasciandosi tutto alle spalle tranne il sangue che le ruggiva nelle vene, il battito dei piedi e il bruciore delle gambe.
Se solo fosse stato possibile lasciare tutto alle spalle così facilmente.
Svoltando nel parcheggio che conduceva ai sentieri dedicati al jogging, non rallentò. Il sentiero più difficile la chiamava, ma era più lungo degli altri e le nuvole color grigio canna di fucile e la temperatura in calo promettevano presto altra neve. O peggio, ghiaccio. Inoltre, aveva bisogno di tempo in più per capire il budget di quel fine settimana, per trovare una soluzione e presentarla ad Austin, per dargli il tempo di studiarla da solo. Qualunque fosse stato il piano, doveva renderlo abbastanza buono e convincente da salvare il suo lavoro.
Amava il suo lavoro. Prima di Joey, sapeva di essere stata un’insegnante divertente, quella che piaceva ai bambini e che i genitori speravano che avessero i loro figli. Dopo Joey, era passata alla severità, e non sapeva se poteva tornare come prima, ma non aveva idea di cosa avrebbe fatto se non fosse stata un’insegnante, come avrebbe potuto ricominciare da qualche altra parte. Da sola. Il suo respiro intorbidò l’aria, un fantasma momentaneo scomparso in un batter d’occhio. Doveva mantenere il suo lavoro.
Il terreno passò dall’asfalto alla terra, schiacciandosi sotto le scarpe tanto da farla rallentare. Una macchia colorata balenò tra gli alberi più avanti, dietro una curva del sentiero. Accidenti. Un altro mattiniero. Voleva i sentieri tutti per sé.
Ogni passo fangoso la portava più vicina all’altro corridore. Spalle larghe, fianchi stretti, sicuramente un uomo e stava faticando. Ansimava al ritmo della sua corsa lenta e un berretto rosa e arancione brillante gli rimbalzava sulla testa, scivolando lentamente. Buon per lui, lavorare per mettersi in forma.
Il berretto scivolò di un altro centimetro e cadde a terra, esponendo i capelli del corridore, dorati nella luce tenue, tirati indietro in uno chignon disordinato. Il corridore si fermò e si voltò per prendere il cappello.
Garret.
Ma stiamo scherzando! Sia che si girasse e corresse nella direzione opposta sia che scattasse in avanti, Adara non poteva evitare di essere notata. L’uomo era a meno di dieci metri di distanza.
Garret si fermò e appoggiò le mani sulle cosce, ansimando. Almeno non stava vomitando. Il giovane ripulì dalla neve il cappello che assomigliava molto al copriteiera trasandato che Tatum le aveva fatto all’uncinetto come regalo di Natale.
Adara provò qualcosa d’inquietante al petto. Garret avrebbe potuto scegliere qualsiasi cappello, ma aveva scelto una mostruosità colorata fatta all’uncinetto dalle dita inesperte di terza elementare di sua nipote. Adara scosse la testa, scacciando il pensiero dalla sua testa e dal suo cuore. Qualsiasi zio decente avrebbe fatto lo stesso.
Continuando ad ansimare, Garret si rimise il berretto in testa e cercò di sorridere. Sembrava più la smorfia di qualcuno che stava per lanciare i suoi biscotti. “Bella mattinata” - inspirò con un respiro veloce - “per una corsa.”
Sospirando, Adara si fermò accanto a lui. “Non sono sicura che quello che stai facendo possa essere chiamato correre. Sembri un po’... flaccido.”
“Flaccido?” sussultò l’uomo, sollevando le sopracciglia. “Come quel piccolo fornaio”-huff-”fatto di pasta”-puff-”che ridacchia quando gli dai un pugno nello stomaco?
Adara gli toccò la pancia e una sensazione di calore si diffuse sul suo viso. Che cosa sto facendo? Toccare qualcuno che conosco a malapena, per non parlare di punzecchiarlo come una pasta poco cotta?
A suo credito, Garret cercò di farsene una ragione e di ridacchiare, ma il risultato fu più un gorgoglio da Wookie morente.
Adara si asciugò la fronte per nascondere un lieve sorriso. Il pallore di lui poteva sembrare pastoso, ma il suo stomaco non si era sentito molliccio. Per niente. Adara si mise a correre prima di fare qualcos’altro di stupido. “Va bene, allora. Buona zoppicata.”
“Potrei usare un mentore per la corsa,” disse Garret, “per avere una motivazione.” La sua voce divenne più distante mentre lei metteva spazio tra di loro. “O per andare in rianimazione!”
Dato che lui non poteva vederla, Adara si arrese a un sorriso. Uno piccolo. Se Garret stava abbastanza bene da scherzare, ce l’avrebbe fatta senza di lei e sperava che se ne fosse andato per quando lei avrebbe fatto il secondo giro.
Il freddo mantenne il ritmo del calore che si stava accumulando con la sua corsa e il cielo si oscurò lentamente in un inquietante colore blu-nero. Adara corse più velocemente, spingendo le gambe e i polmoni. Il suo respiro lasciò delle nuvole persistenti nell’aria. La neve non la preoccupava, ma se il cielo avesse deciso di spargere ghiaccio, sarebbe stato lento e difficile tornare a casa a piedi.
A tre quarti del suo secondo giro, trovò Garret che zoppicava. Adara rallentò. Se ci fosse stata una tempesta di neve e lui fosse morto assiderato perché non era riuscito a tornare a casa in tempo, la sua morte avrebbe potuto pesarle sulla coscienza. D’altra parte, se lui avesse avuto una barretta di muesli a portata di mano e l’avesse condivisa con lei, avrebbe potuto contare totalmente come adempimento della loro scommessa per la cena. L’idea di cena di lei era aperta a qualsiasi interpretazione. A volte erano popcorn, quando si ricordava di mangiare.
Adara rallentò per andare al passo con lui. “Ti sei fatto male alla caviglia?”
Sul volto di Garret esplose un sorriso come la luce del sole da dietro una nuvola. “Sapevo che ci tenevi a me.”
Adara sbuffò e si aggiustò lo scaldaorecchie, avvertendo il suo sangue che pulsava caldo e veloce. Morire di freddo non sarebbe stata una preoccupazione per almeno qualche altro minuto. “Stai sopravvalutando il tuo fascino.”
“Adara, non hai bisogno di fingere, non con me. Ammetti semplicemente che non potevi aspettare il nostro appuntamento a cena per godere della mia presenza.” Gli occhi scuri di lui brillarono. “Non mi offendo... davvero.”
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