Tranquilla Cittadina Di Provincia. Stefano Vignaroli
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Tranquilla Cittadina Di Provincia - Stefano Vignaroli страница 19

Название: Tranquilla Cittadina Di Provincia

Автор: Stefano Vignaroli

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Полицейские детективы

Серия:

isbn: 9788835430384

isbn:

СКАЧАТЬ senza segni di vita. Il signor Aldo aveva la testa fracassata e il corpo, a ridosso di una parete contro la quale era stato scaraventato dall'esplosione, era piegato ad angolo retto, il tronco appoggiato al muro e le gambe al pavimento. La sua gamba sinistra era stranamente ripiegata su se stessa, spezzata in due, mentre credo che la destra si fosse disarticolata dal bacino, in quanto sporgeva in maniera smisurata dal pantalone. Suo fratello, il signor Giulio, a giudicare dalla scia di sangue, si era trascinato, gravemente ferito, fino alla voragine aperta dall'esplosione, magari cercando scampo all'esterno, ma era ora senza vita, riverso bocconi con la testa penzolante dalla facciata esterna della casa e l'addome squarciato, da cui fuoriuscivano le interiora. Il corpo di Giada Spergolini era carbonizzato, alcuni lembi dei suoi vestiti erano ancora in fiamme, la poveraccia era stata investita dalla fiammata innescata dalla deflagrazione. Non avrebbe mai più parlato di musica jazz con Stefano. La signora Liana e il Signor Alfredo sembravano quelli in condizioni migliori. Forse erano rimasti più distanti degli altri e avevano subito meno insulti. La donna era riversa sul pavimento, faccia a terra. Palpai il collo per cercare un battito sulla doccia giugulare, niente. Ripetei la stessa operazione sul marito, c'era battito. Cercai di metterlo supino e di praticare massaggio cardiaco e respirazione artificiale, come mi era stato insegnato ai corsi di primo soccorso. Dopo alcuni cicli di percussioni sopra l'aia cardiaca, alternate a potenti immissioni di aria nella bocca dell'anziano, tenendo chiuso il suo naso con le mie dita, lo vidi sollevare l'addome e fare un atto respiratorio spontaneo, poi un altro, e un altro ancora. Il suono delle sirene giunse come una melodia alle mie orecchie. Mi affacciai dalla voragine, vincendo il raccapriccio che provocava in me la vicinanza del cadavere di Giulio Gloriani, e mi feci notare dal personale a bordo della prima ambulanza che era arrivata.

      «Quassù, presto! Ce n'è uno ancora vivo. In pessime condizioni, ma vivo.»

      Dal momento che erano arrivati i soccorsi, potevo uscire da quel luogo trasformato in così poco tempo da angolo di paradiso in girone infernale. Scesi le scale come un automa e raggiunsi l'auto della Polizia, accanto alla quale trovai la presenza rassicurante dei miei colleghi. Mi accorsi che stavo tremando, e non di freddo. La scarica di adrenalina in circolo era terminata, e non avevo certo vissuto un'avventura piacevole.

      Mentre raccontavo a Roberta e Andrea ciò di cui ero stata testimone, il piazzale intorno casa si trasformò in un andirivieni di mezzi che illuminavano di luce azzurrina lampeggiante il buio della notte. L'Ispettore Santinelli e Gaetano Perrotta erano giunti nel frattempo con un'altra auto, seguiti dal furgone della scientifica. I Vigili del Fuoco finirono di domare i focolai di incendio e, quando il capo squadra giudicò che l'edificio era in sicurezza, fecero cenno ai miei colleghi che sarebbero potuti entrare. Per primi entrarono il Medico Legale e i ragazzi della Scientifica, bardati in tute bianche, calzari e guanti di lattice, seguiti da Santinelli e Perrotta.

      «Io ho già visto abbastanza, non ho voglia di entrare di nuovo là dentro», dissi, rivolta a Roberta e Andrea, che ancora erano accanto a me. «Voi due che ne dite di fare due chiacchiere con il personale che era presente nelle cucine? È quel gruppetto di persone laggiù.»

      «Benissimo, Dottoressa! E Lei?»

      «E io, per il momento, mi ritirerei alla mia vita privata. Sono qui per sbaglio e...»

      Non feci in tempo a finire la frase, che squillò il palmare. Guardai il display e vidi la scritta a caratteri maiuscoli QUESTORE. Ero tentata di premere il tasto di rifiuto, a cui sarebbe seguito il messaggio preimpostato Spiacente, ho da fare. Richiamate più tardi, per favore. Ma il mio dito deviò all'ultimo momento sul tasto verde.

      «Dottoressa Ruggeri? Sono il Dottor Spanò. Com'è la situazione lì?»

      «Quattro cadaveri e un ferito grave, al quale posso offrire scarsissime possibilità di sopravvivenza. C'è stata un'esplosione incredibile, devastante, e non credo all'ipotesi di un incidente.»

      «Un attentato dinamitardo, quindi. Quale pista crede che dovremmo seguire, quella del terrorismo internazionale? O dobbiamo pensare a qualche recrudescenza di cellule anarchiche o addirittura di Brigatisti Rossi rispuntati da chissà dove?»

      «È un po' prematuro fare supposizioni. Si potrebbe pensare anche a delle ritorsioni di gruppi di tifosi facinorosi che ce l'hanno ancora su col Gloriani, come allenatore della squadra del Chelsea, dopo la partita dell'altra sera. Oppure ancora di qualche gruppo estremista che ce l'ha politicamente a morte con la famiglia Gloriani per l'acquisto di questa villa. Dovremmo aspettare qualche ora per vedere se qualcuno rivendica l'attentato.»

      «Preferirei le sue ipotesi. Se fosse un atto di terrorismo ci ritroveremmo tra i piedi quelli del SISDE, dei Servizi Segreti, che ci toglierebbero l'indagine per non capirci nulla, come loro solito. E comunque Lei si è trovata sul posto e questa è una fortuna per noi. Ho già parlato con il Magistrato di turno, il Dottor Moscatelli, e siamo d'accordo di affidare l'indagine solo a lei, Dottoressa. La riteniamo l'unica che possa far luce in maniera veloce ed efficace sui fatti appena accaduti.»

      «Ma…», tentai di obiettare.

      «Lo so che è ancora in congedo per maternità, ma so benissimo che non rifiuterà di condurre l'indagine.»

      «D'accordo, farò il possibile, ma dovrà lasciarmi fare a modo mio, senza starmi col fiato sul collo.»

      «Ha la mia parola.»

      Per quel che rimaneva di quella nottata c'era poco da sperare di poter raggiungere Stefano a casa e riposare qualche ora a letto. Chiesi ad Andrea di connettersi a Internet tramite il computer di bordo dell'Alfa e prestare attenzione alla radio, dovevo sapere se ci fossero state rivendicazioni dell'attentato e da parte di chi. Puntualmente giunse un messaggio di Al Quaeda, che Rosati, espertissimo in questo genere di cose, classificò come non attendibile.

      Proprio mentre venivano trasportate fuori dalla casa le salme coperte da teli delle vittime, giunse un'auto senza lampeggianti, da cui scese, visibilmente sconvolto, Roberto Gloriani, che riconobbi per essermi fissata la sua immagine nella mente durante la partita di calcio di un paio di sere prima, nonché per la sua incredibile somiglianza con il padre.

      Lo fermai, prima che iniziasse a sollevare i teli che coprivano ognuna delle salme per scoprire quale fosse quella del suo genitore.

      «Le assicuro che non è un bello spettacolo! Mi creda, è meglio che lasci che le salme vengano ricomposte e potrà fare il riconoscimento domani all'obitorio. Ora non le resta altro che pregare per le anime dei suoi poveri cari.»

      «Di sicuro era me che volevano uccidere. E io invece non ero presente, e ci sono andati di mezzo cinque innocenti. Hanno decimato la mia famiglia e massacrato anche quei poveracci dei Brandi, che avevo preso così a ben volere! Ormai consideravo anche loro come membri della famiglia Gloriani. Deve fare di tutto per assicurare questi criminali alla giustizia, Dottoressa, chiunque essi siano e qualunque organizzazione ci sia dietro.»

      «Non si preoccupi, è il mio lavoro e lo farò fino in fondo. Lei piuttosto dov'era questa sera? Non doveva essere presente al ricevimento?»

      Mi guardò irritato, come se già da subito lo considerassi il sospettato numero uno.

      «Perdoni la mia domanda, Mister. Ho conosciuto i suoi durante la serata e le giuro che sono rimasta favorevolmente colpita. Consideri la domanda che le ho fatto come pura deformazione professionale, se vuole può rispondermi, ma in caso contrario non la considererò reticente.»

      «Le risponderò», disse, abbozzando un mezzo sorriso. «Prima che lei vada a controllare in qualche modo tutti i miei movimenti, le dico subito che sono giunto con un aereo privato all'aeroporto di Ancona oggi pomeriggio alle diciotto circa. Non sono riuscito a prendere il volo di linea e così ho noleggiato un piper. Ero in tempo СКАЧАТЬ