Название: Voglio Morderti Il...
Автор: Gemma Cates
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современная зарубежная литература
isbn: 9788835428084
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Ma non Watson.
Mi ero infilata il biglietto nel bustino lanciandogli un’occhiata sospettosa.
Lui aveva seguito la mia mano mentre sistemavo il biglietto vicino al seno; avevo lasciato che il suo sguardo indugiasse sulla mia scollatura.
Grazie, bustino da Wonder Woman. Le mie ragazze avevano un aspetto particolarmente favoloso quella sera.
Per questo Halloween avevo deciso di mettere in mostra le mie curve. Non che non ci fossero altre ragioni per scegliere il costume. Wonder Woman era la più cattiva dei cazzuti. Primo, il Lazo della Verità – non è necessaria alcuna spiegazione ulteriore. Ma nel caso in cui non fosse stato sufficiente, avevo anche un paio di fantastici stivali da dominatrice da indossare come parte del costume.
Sono bassa per fare l’amazzone – cavolo, sono semplicemente bassa – ma quello non significava che non avessi un look da sballo.
Watson sembrava essere d’accordo.
A parte il bustino, avevo trovato dei fortissimi pantaloncini da uomo a stelle e strisce che abbracciavano le mie curve. Tra le spalle scoperte e le cosce nude, esibivo un bel po’ di pelle. Avevo persino eliminato la mantellina perché la serata era rimasta abbastanza calda. O forse quello era successo dopo il quinto o sesto bicchierino. È difficile dirlo.
Pelle nuda o no, quello non significava che lui avesse un lasciapassare gratuito per continuare con quella stronzata del fissarmi.
“Hey.”
Il suo sguardo errabondo era tornato sulla mia faccia.
Quando, alla fine, il contatto visivo era stato ripristinato, io avevo riportato la conversazione sulla rotta originale. “Non mi hai ancora detto con chi sei venuto.”
“Non mi ero reso conto che fosse una festa a invito.”
“Ti mostri, non socializzi, non provi a rimorchiare nessuno. Te ne stai lì a guardare e basta. È inquietante, e non nel senso di Halloween. Perché sei qui?”
“Chi ha detto che non provo a rimorchiare nessuno?” Aveva fatto una smorfia. “Ma veramente la gente dice così? Rimorchiare qualcuno. Sembra qualcosa uscito da un brutto film degli anni ‘70.”
Chi voleva prendere in giro questo tizio? Mr. Artista del Rimorchio in persona. Forse, questa stronzata del “Aw, ma dai!” di solito funzionava per lui, ma non funzionava per me.
“Certo che la gente lo dice.”
“Ma lo fa?” Mi aveva sorriso, i denti brillanti in mezzo a tutta quella barba.
“Sei uno stronzo fastidioso.”
“Dipenderà da te. Molte persone mi trovano affascinante.”
Proprio mentre stavo prendendo in considerazione l’idea di andarmene, lasciando il suo villoso corpo sexy a osservare e fissare le persone, lui aveva detto, “Millie.”
“Cosa?”
“Millie. Hai chiesto con chi sono venuto. Tecnicamente, esco con lei.”
Primo, la mia vicina Millie ha più di 70 anni, è esuberante, spiritosa, forte da morire, è un’assoluta arrapata e non il tipo di donna che mi aspetterei per Watson.
Secondo, Millie non si vedeva da nessuna parte.
“Peccato che non sei qui con Millie.”
Si era guardato intorno, come se fosse sorpreso di ritrovarsi senza la sua donna. “Oh, giusto. Lei mi ha dato buca.” Poi aveva fatto spallucce, come per dire che sono cose che capitano. A lui? Improbabile.
Avrei scommesso sul fatto che nessuno avrebbe mai dato buca a Oliver Watson in tutta la sua vita. La sua specie non doveva affrontare quel genere di offesa. Poteva ficcare la sua nonchalance giù per la gola di qualcun’altra. Una che non fosse stata lasciata in un bar tre giorni prima a bere due Mexican Martini da sola, mentre aspettava che un grande stronzo si presentasse all’appuntamento.
Era stata una fregatura, e me ne ero pentita non appena avevo accettato. Ma mia madre – sì, quell’imprevedibile e attraente donna che mio padre aveva sposato e che mi aveva dato alla luce per poi dimenticarsi prontamente della mia esistenza – si era ricordata per due secondi di avere una figlia e aveva organizzato un appuntamento con… il cugino del suo commercialista? Il fratello del suo avvocato? Il figlio del suo consulente finanziario personale?
Non ricordo i dettagli, soltanto la parte in cui mi è stata data buca. Non avrei nemmeno accettato se non avessi provato una certa ansia per il mio incombente compleanno e per il non avere qualcuno per questa festa. La stessa festa invasa da un cazzone irsuto che aveva mangiato tutto il queso.
Avrei dovuto ridere – per il cazzone irsuto – ma ero troppo infervorata.
Dirigevo la frustrazione che covavo e che provavo nei confronti degli uomini in generale verso quel bambinone presuntuoso, barbuto e sotto-occupato, in piedi davanti a me in quel momento.
“Ti diverti a dare buca alle donne?” avevo domandato, incrociando le braccia.
“No. È incredibilmente sgarbato.” Sembrava confuso.
E doveva esserlo, poiché gli stavo attribuendo una qualche brutta intenzione che probabilmente non meritava. Non questa volta. Ma Oliver Watson aveva tutte le caratteristiche di quel genere di uomo.
Quello che non si fa vedere al bar per un drink, nemmeno dopo avere mandato un messaggio per confermare che non sei tu a scaricare lui.
Quello che si presenta a cena con una maglietta logora e i jeans sfilacciati, mentre tu ti sei presa la briga di andare dalla parrucchiera.
Quello che ti chiede i risultati delle analisi al primo appuntamento, perché dà per scontato che non solo farai sesso con lui dopo aver mangiato insieme una volta soltanto, ma anche che tu prendi la pillola e che non dovrà usare il preservativo se tira fuori un pezzo di carta che attesta che non ha nessuna malattia venerea.
Gli uomini sono tutti dei fottuti pezzi di merda.
“Hai ragione. È sgarbato.” Gli avevo lanciato un’occhiataccia. “Ricordalo.”
“Certo, lo farò, ma tu ricordi che sono io quello a cui è stata data buca questa sera, vero?”
“Come vuoi. Sembri il tipo d’uomo che dà buca alle donne.” Il mio tono era troppo sprezzante, il risultato di sette bicchierini di Fireball e più di dieci anni di delusioni amorose.
Apparentemente avevo permesso a quel cugino del commercialista, o fratello dell’avvocato, che mi aveva dato buca di irritarmi. La goccia che fa traboccare il vaso. Inoltre, non avrei dovuto scegliere dolci cocktail speciali, perché avevo bevuto un Poison Apple Martini e deciso che per quella sera avrei preso il resto del mio Fireball in un bicchierino.
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