Название: Spagna
Автор: Edmondo De Amicis
Издательство: Bookwire
Жанр: Книги о Путешествиях
isbn: 4064066071967
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Prima di uscir dalla Cattedrale bisogna farsi raccontare da un sagrestano la famosa leggenda di Papa-moscas. Papa-moscas è un fantoccio di grandezza naturale, posto nella cassa d'un orologio, al di sopra della porta, nell'interno della chiesa. Una volta, come i celebri fantocci dell'orologio di Venezia, al primo tocco delle ore, usciva fuori del suo nascondiglio, e ad ogni tocco gettava un grido e faceva un gesto stravagante, del che i fedeli pigliavano un grandissimo diletto, i ragazzi ridevano, le funzioni religiose erano turbate. Un vescovo severo, per metter fine allo scandalo, fece recider non so che nervi a Papa-moscas, e d'allora in poi egli rimase immobile e muto. Ma non per questo si cessò di parlar dei fatti suoi e a Burgos, e in tutta la Spagna, ed anche fuori di Spagna. Papa-moscas era una creatura di Enrico III; e di qui vien la sua grande importanza. La storia è assai curiosa. Enrico III, il re dalle avventure cavalleresche, che vendette un giorno il suo mantello per comprarsi da mangiare, soleva andar ogni giorno, incognito, a pregare nella Cattedrale. Una mattina i suoi occhi incontraron quelli d'una giovine donna che pregava dinanzi al sepolcro di Fernando Gonzales; gli sguardi, come direbbe Teofilo Gauthier, si annodarono; la giovine arrossì, il Re le tenne dietro quando uscì dalla chiesa, e l'accompagnò fino a casa. Per molti giorni, nello stesso luogo e all'ora medesima, si rividero, si guardarono, si manifestarono cogli sguardi e coi sorrisi la simpatia e l'amore; e sempre il Re seguitò fino a casa la donna, senza dirle una parola, e senza ch'ella mostrasse di desiderare che gliela dicesse. Una mattina, uscendo di chiesa, la bella sconosciuta lasciò cadere il fazzoletto; il Re lo raccolse, lo nascose in petto e le porse il suo. La donna, suffusa di rossore, lo prese, e asciugandosi le lagrime, disparve. Da quel giorno Don Enrico non la vide più. Un anno dopo, essendosi il Re smarrito in un bosco, fu assalito da sei lupi affamati; dopo una lunga lotta ne uccise tre colla spada, ma già gli mancavan le forze, e stava per esser divorato dagli altri. In quel punto udì un colpo di fucile e uno strano grido, che volse in fuga i tre lupi; si voltò, e vide una donna misteriosa che lo guardava cogli occhi fissi senza poter profferire parola; i muscoli del suo viso erano orribilmente contratti, e tratto tratto un acuto lamento prorompeva dal suo seno. Riavutosi dal primo stupore, il Re riconobbe in quella donna la giovane amata della Cattedrale. Gettò un grido di gioia e si slanciò per abbracciarla; ma la giovane l'arrestò, esclamando con un sorriso divino: “Amai la memoria del Cid e di Ferdinando Gonzales, perchè il mio cuore ama tutto quello che è nobile e generoso; per questo amai te pure; ma il mio dovere mi impediva di consacrarti questo amore che sarebbe stato la felicità della mia vita. Accetta il sacrificio....” Ciò dicendo cadde a terra e spirò senza finire la frase, premendosi sul cuore il fazzoletto del Re. Un anno dopo il Papa-moscas si affacciava per la prima volta alla cassetta dell'orologio ad annunziare le ore; il re Enrico lo aveva fatto fare per onorare la memoria della donna che aveva amata; il grido di Papa-moscas rammentava al Re il grido che la sua salvatrice aveva lanciato nella foresta per spaventare i tre lupi. La storia narra che Don Enrico avrebbe voluto udire ripetere da Papa-moscas anche le parole d'amore della donna; ma che l'artista moro che costrusse l'automa, dopo molti sforzi vani, si dichiarò incapace di soddisfare il desiderio del pietoso monarca.
Udita la storia, feci ancora un giro per la Cattedrale, pensando con tristezza che non l'avrei riveduta mai più, che di lì a poco tante meravigliose opere d'arte non sarebbero più state per me che un ricordo, e che questo ricordo un giorno si sarebbe turbato, o confuso con altri, o perduto. Un prete predicava sul pulpito davanti all'altar maggiore: la sua voce si sentiva appena; una folla di donne inginocchiate sul lastrico, col capo basso e le mani giunte, stavano ascoltando; il predicatore era un vecchio di aspetto venerabile, parlava della morte, della vita eterna, degli angeli, con un accento soave, e facendo ad ogni frase un atto della mano, come se volesse porgerla a una persona caduta, e dicesse:—Sorgi.—Io gli avrei porto la mia, gridandogli:—Sollevami.—La cattedrale di Burgos non è trista come quasi tutte le altre di Spagna; m'aveva rasserenato l'animo, e disposto quietamente ai pensieri religiosi. Uscii ripetendo a fior di labbra, quasi senza accorgermene:—Sollevami;—mi voltai a guardar ancora una volta le ardite guglie e gli svelti campanili, e fantasticando mi diressi verso il centro della città.
Svoltando a una cantonata, mi trovai dinanzi a una bottega, che mi fece rabbrividire. Ce n'è di uguali a Barcellona e a Saragozza, e in tutte le altre città della Spagna; ma non so come, non ne avevo mai viste. Era una bottega ampia, pulita, con due stupende vetrine a destra e sinistra della porta; sulla soglia, una donnina sorridente, che faceva la calza, e un ragazzo, in fondo, che giocava. Eppure, guardando quella bottega, l'uomo più freddo avrebbe sentito una stretta al cuore, l'uomo più allegro si sarebbe turbato. Ve la do in mille a indovinare. Nelle vetrine, dietro i battenti della porta, lungo le pareti, e su, fin quasi al soffitto, l'una sull'altra, in bell'ordine, come ceste di frutta, quali coperte di un bel velo ricamato, quali infiorate, dorate, scolpite, dipinte, v'eran tante casse da morto. Dentro, le casse per gli uomini; fuori, quelle pei bambini. Una delle vetrine combaciava dalla parte esterna con la vetrina d'una bottega da salumaio, in modo che le casse toccavan quasi le uova e i formaggi; e si poteva dare benissimo che un cittadino frettoloso, credendo d'andarsi a comperar la colezione, sbagliasse la porta, e andasse a inciampar nelle bare: scambio poco atto a stuzzicar l'appetito.
E poichè sono a parlar di botteghe, entriamo in una bottega da tabaccaio, a vedere che c'è di diverso dalle nostre. In Spagna, all'infuori dei cigarritos e degli Avana, che si vendono in botteghe a parte, non si fumano altri sigari che i così detti di tres cuartos (un po' meno di tre soldi), della forma dei nostri sigari romani, un po' più grossi, squisitissimi o cattivissimi, secondo la fattura, che è un po' trasandata. Gli avventori abituali, che in spagnuolo si chiamano col curiosissimo nome di parroquianos, pagando qualcosa di più si fan dare i sigari escogidos (scelti); i buongustai raffinati, aggiungendo ancora il contentino alla giunta, ottengono los escogidos de los escogidos, i scelti dei scelti. Sul banco v'è un piattino con una spugnetta intrisa nell'acqua per inumidire i francobolli, senza quella seccatura di star lì a leccare; e in un canto una cassetta per le lettere e per le stampe. La prima volta che s'entra in una di queste botteghe, specie quando c'è molta gente, vien da ridere a veder quei tre o quattro che vendono, sbatter le monete sul banco in maniera da farsele saltare fin sopra la testa, e coglierle in aria, con un gesto da giocatori di bussolotti; e fan così da per tutto per accertarsi col suono che le monete sian buone, poichè ne corron moltissime false. La moneta più usuale è il real, che vale poco più di cinque soldi nostri; quattro reales fanno una peceta, cinque pecetas un duro, che equivale al nostro scudo di buona memoria, aggiuntovi ventisei centesimi; cinque scudi fanno un doblon de Isabel, d'oro. Il popolo fa i suoi conti a reales. Il reale si divide in otto cuartos, o diciassette ochavos, o trentaquattro maravedis; monete dei mori, che han perduta quasi la forma primitiva, e rassomigliano a bottoni schiacciati piuttosto che a monete. Il Portogallo pure ha una unità monetaria più piccola della nostra: il reis, che vale presso a poco la metà d'un centesimo; e tutto si conta a reis. Figuriamoci un povero viaggiatore, che arrivi là senza saperne nulla, e che fatto un buon pranzetto e domandato il conto, si senta dire a muso duro, invece di quattro lire:—Ottocento reis!—Gli si rizzano i capelli.
Prima di sera andai a vedere il luogo dove nacque il Cid; se non ci avessi pensato io stesso, me lo avrebbero rammentato i ciceroni, chè per tutto dove passavo mi mormoravano all'orecchio:—Resti del Cid; casa del Cid; monumento del Cid.—Un vecchietto maestosamente avvolto nella sua cappa, mi disse con aria di protezione: “Venga Usted conmigo,” e mi fece salire su per una collina posta a cavaliere della città, sulla cima della quale si vedono tuttora i resti d'un enorme castello, antica dimora dei Re di Castiglia. Prima di giungere al monumento del Cid, s'incontra un arco di trionfo, di stile dorico, semplice СКАЧАТЬ