Regno Diviso. Джек Марс
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Название: Regno Diviso

Автор: Джек Марс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Триллеры

Серия:

isbn: 9781094305028

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      Scosse la testa. Vecchio sciocco. Era Allah ad aguzzargli la vista. A tenergli ferme le mani. A guidare il missile al suo obiettivo.

      Hashan era troppo stanco persino per pregare. Gli passò per la mente un’immagine – Allah immerso in una luce brillante che lo convocava in Paradiso. Sospirò. Avrebbe dovuto. Il Perfettissimo conosceva tutto, incluse le intenzioni del suo servo più inadeguato.

      “Dammi la forza,” mormorò sottovoce Hashan.

      Posizionò l’occhio destro dietro ai mirini di ferro, immobilizzò il tubo con la mano sinistra e tirò per metà il grilletto con la destra. Lo fece quasi automaticamente, come se il lanciarazzi agisse da solo. Hashan ora vedeva l’aereo abbastanza chiaramente – una specie di grossa barca, come un grasso bombo che si spostava lentamente da sinistra a destra, scendendo per atterrare all’aeroporto venti miglia a sud da lì. Il sole invernale luccicava sul vetro della cabina di pilotaggio a mano a mano che si avvicinava.

      Non aveva importanza quello che vedeva Hashan. Avrebbe deciso il missile se la visuale era libera. D’un tratto, apparve una luce nei mirini di ferro e partì una bassa sirena. Il missile aveva acquisito un segnale a infrarossi dall’aereo. Hashan puntò il lanciatore davanti all’aereo, guidandolo di poco. Si piantò sui piedi e premette completamente il grilletto.

      Il missile uscì dal tubo con un WHOOOSH, e la forza che ci mise fece oscillare la sottile figura di Hashan. Lo osservò andare, le pinne anteriori e posteriori saltarono fuori immediatamente. Parve volar via al rallentatore, e quasi immaginò di vederlo ruotare.

      “Dio è grande,” disse il ragazzo accanto a lui.

      Hashan annuì. “Sì.”

      Questo era vero, che il missile trovasse o meno l’obiettivo.

      * * *

      Il deputato del Texas Jack Butterfield poltriva sul sedile vicino al finestrino della prima classe bevendo una vodka tonic, osservando le montagne scorrere sotto di lui e ascoltando il canuto miliardario inglese Marshall Dennis blaterare accanto a lui di alcune disavventure edonistiche vissute a Ibiza da giovane, il tutto simultaneamente.

      “È uno spasso, Marsh,” disse Jack, e non scherzava. L’intero viaggio era stato uno spasso, finora. Quello era l’aereo del partito. Avevano cominciato tutti a bere in una sala VIP dell’aeroporto prima di partire da Gatwick. Erano andati a zonzo a piacere per la cabina per tutta la durata del volo, come se fossero a un cocktail party volante.

      E la giovane hostess rossa di capelli gli aveva appena servito un altro drink, anche se stavano atterrando. La seguì con gli occhi risalire il corridoio per fermarsi alla fila del console generale egiziano. Mamma mia, quanto gli sarebbe piaciuto vivere qualche disavventura con quella hostess.

      Doveva pensare a una ragione per richiamarla da lui.

      “Se a te sta bene,” disse Jack, “probabilmente questa storia non la racconterei all’inaugurazione.”

      “Oh, dubito che anche solo una persona ne rimarrebbe sorpresa,” disse Marsh Dennis. “Sono un tipo sportivo da sempre.”

      “Lo so. Credimi quando dico che seguo le tue…”

      E allora l’aereo si inclinò bruscamente e sbandò violentemente a sinistra. Dall’altoparlante del velivolo giunse una voce. Jack riconobbe la lenta parlata strascicata dell’Oklahoma del pilota, un vecchio veterano della marina statunitense che Jack aveva brevemente incontrato salendo a bordo. Ma adesso la voce era diversa. L’uomo parlava rapido e forte.

      “Assistenti di volo! Prepararsi per atterraggio di emergenza.”

      Qualcuno due file dietro trasalì.

      La carina assistente di volo dai capelli rossi era caduta in grembo al console generale. L’aereo sbandava tanto che si ritrovava quasi sottosopra, a gambe all’aria. Non riusciva a rimettersi in piedi.

      Jack Butterfield si voltò verso Marsh Dennis. Tutto parve rallentare e assumere un velo surreale. Gli occhi iniettati di sangue di Marsh erano sgranati, quasi rotondi dalla paura improvvisa. Per la prima volta, Jack si accorse delle profonde rughe che aveva in faccia – lunghi e stretti canyon che gli mareggiavano giù per le guance.

      Jack abbassò lo sguardo sulla propria mano, che teneva la vodka in una tazza di plastica da aeroplano. Non ne aveva versata una goccia, nonostante il trambusto. Provò un momento di assurdo orgoglio alla cosa – beveva da molto. Diavolo, era uno del Texas, lui.

      “Virare a destra!” gridò qualcuno alle casse. “Tutto a destra, ho detto. Oddio, ci sta seguendo!”

      Jack si guardò intorno in cerca della cintura. La trovò, la agganciò e la strinse forte.

      Trascorse un attimo.

      “Prepararsi all’impatto,” disse qualcuno.

      Impatto?

      Accanto a lui, Marsh Dennis mise le mani rovinate sulla cima del sedile davanti.

      Da qualche parte dietro di loro, lontano nella cabina principale, giunse un rumore. Il deputato Jack non lo capì. Era così forte da andare oltre la sua comprensione. Era come un tuono moltiplicato per mille. Un istante dopo, la traiettoria di volo cambiò drasticamente. L’aereo stava precipitando – una caduta nauseante. Giunse il fischio della corsa… non c’era nulla di paragonabile.

      Le cose adesso presero il volo, risucchiate all’indietro. La bella rossa fu una di queste. Il carrello dei drink che portava fu un’altra. E dopo, partì un’altra persona – un grassone in giacca e cravatta.

      “Posizione di schianto!” gridò una voce tonante.

      Jack urlò, ma senza riuscire a sentirsi. Lasciò cadere il drink e si schiacciò le mani sulle orecchie.

      La cabina dell’aereo era come uno stretto tunnel davanti a lui. Quando si capovolse, chiuse forte gli occhi. Nel mezzo del terrore che provava, non gli venne in mente nessun pensiero, solo una fioca consapevolezza che, qualunque cosa fosse seguita, lui non voleva vedere.

      * * *

      “Arriva,” disse Liz Jones.

      Se ne stava in piedi con la sua squadra avanzata dell’accoglienza all’area ricevimento internazionale passeggeri VIP del terminal 1 dell’aeroporto di Sharm el-Sheikh. Tutta la squadra era vestita con le uniformi nero e oro della Dennis Hotels Worldwide. Lei portava un tailleur marrone chiaro.

      Lì i finestroni erano alti quattro piani, e offrivano un panorama imponente delle montagne circostanti e del deserto che si avvicinava all’aeroporto.

      Sentì un briciolo di nervosismo correrle giù per la schiena – quella era una faccenda seria. Stava arrivando un carico passeggeri di pezzi grossi, incluso Sir Marshall Dennis in persona, e per la maggior parte adesso sarebbero stati belli ubriachi. Ma Liz poteva farcela. Lo sapeva bene. Aveva corso con i grandi di tutto il mondo, per anni e anni.

      “Datevi una mossa,” disse.

      D’un tratto un giovane del gruppo, un irlandese, trasalì. Poi una giovane urlò. Adesso sempre più persone nella lounge urlavano.

      Liz СКАЧАТЬ