Название: Il Sorriso Perfetto
Автор: Блейк Пирс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Зарубежные детективы
isbn: 9781094310718
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Aveva finito i colpi, ma tirò lo stesso il grilletto, insicura su cos’altro fare. Mentre i due avanzavano verso di lei con i coltelli sollevati sulle loro teste, Jessie gettò via la pistola e si mise in posizione di difesa, completamente consapevole che si trattava di una mossa inutile. I coltelli scesero su di lei, netti e veloci.
*
Con un sussulto Jessie si mise a sedere di scatto sul letto. Era madida di sudore e respirava affannosamente. Guardandosi attorno nella stanza, vide che era sola. I balconi delle finestre erano ancora ben chiusi per evitare l’ingresso di chiunque. La porta della sua camera aveva ancora la sedia incastrata sotto alla maniglia come ulteriore precauzione di sicurezza. L’orologio segnava le 1:39 di mattina.
Si sentì qualcuno bussare debolmente alla porta.
“Tutto bene là dentro, signorina Hunt?” chiese l’agente federale. “Ho sentito un rumore.”
“Solo un brutto sogno,” disse lei in risposta, non vedendo alcun motivo per cui dover mentire su ciò che lui probabilmente già sospettava.
“Va bene. Mi faccia sapere se le serve qualcosa.”
“Grazie,” rispose Jessie, ascoltando il familiare scricchiolio delle tavole del pavimento sotto alla moquette mentre l’uomo si allontanava.
Fece scivolare le gambe fuori dal letto e si sedette tranquilla per un momento, permettendo al battito del suo cuore e al respiro di tornare alla normalità, o quasi. Si alzò in piedi e andò verso il bagno. Ci voleva una doccia, come anche un cambio delle lenzuola bagnate.
Mentre attraversava la stanza, non poté fare a meno di guardare verso l’unica finestra con i balconi leggermente aperti per lasciar entrare un po’ di luce. Le parve di vedere la sagoma di qualcuno all’ombra degli alberi oltre la piscina. Anche dopo essersi assicurata che si trattava di un tronco o di un agente, continuò a sentirsi inquieta.
Là fuori da qualche parte c’erano due serial killer a piede libero. Ed entrambi la stavano cercando. Non c’era modo di aggirare il fatto che anche in una casa messa in totale sicurezza con tutte queste protezioni, lei era un facile bersaglio.
*
Gabrielle e il suo partner della serata, Carter, ritornarono a casa dopo le 2. Erano entrambi un po’ brilli e lei dovette ricordargli di tenere la voce bassa per non svegliare Claire. Attraversarono barcollanti il corridoio e arrivarono alla camera da letto, dove si diedero un lungo bacio. Gabby si tirò indietro un momento per guardarlo e gli rivolse il suo più seducente sorriso. Lui le sorrise a sua volta, anche se non con troppo slancio. Le piaceva. Era più grande di lei, sui quarantacinque anni, e quindi in grado di controllare il suo entusiasmo molto meglio del ragazzetto ricco e tutto tecnologia con il quale stava uscendo.
Aveva un aspetto elegante e distinto e le ricordava in qualche modo alcuni degli amici di suo padre, quelli che le lanciavano occhiate furtive quando pensavano che lei non se ne accorgesse. L’uomo aspettò che fosse lei a riprendere il bacio. Quando Gabby si ritrasse con atteggiamento canzonatorio per vedere quale sarebbe stata la sua reazione, lui finalmente parlò.
“Hai un bel posticino qui,” le disse sussurrando con tono derisorio.
Se va tutto bene, per un po’ mi aiuterai a pagarne le spese.
Riuscì a tenere per sé quel pensiero e gli rispose con un meno opportunistico “Grazie. C’è una parte che sono particolarmente ansiosa di farti vedere.”
Finì la frase indicando con un cenno del capo il letto.
“Dici che dovrei dare un’occhiata? Ho come la sensazione che una visita guidata sarebbe la migliore soluzione.”
“Perché non ti metti comodo lì? Faccio un rapido passaggio in bagno per darmi una rinfrescata e ti raggiungo in un momento.”
Carter sorrise e andò verso il bordo del letto. Mentre si levava le scarpe e iniziava a sbottonarsi la camicia, Gabby si diresse verso il bagno che condivideva con l’amica. Accese la luce e gli lanciò un’ultima seducente occhiata prima di chiudersi la porta alle spalle.
Una volta entrata, andò dritta allo specchio. Prima di mettere mano ai trucchi, voleva darsi una controllata ai denti. Una rapida occhiata non rivelò niente di visibile. Prese una rapida sorsata di collutorio e se lo stava rigirando in bocca, pronta a dare una ripassata dall’effetto smokey-eyes che aveva sulle palpebre, quando notò un braccio che usciva inerme dalla vasca alle sue spalle.
Si voltò sorpresa. Non era da Claire fare un bagno a quell’ora della notte. Di solito si schiantava a letto appena tornava a casa, a volte senza neanche uscire dai vestiti che indossava. Se era distesa nella vasca con le luci spente, significava che era proprio distrutta.
Gabby si avvicinò in punta di piedi, pregando di dover solo gestire una coinquilina svenuta e non una vasca da bagno piena di vomito. Quando scrutò oltre il bordo della vasca, ciò che vide fu molto peggio.
Claire aveva ancora addosso la minigonna che si era messa per uscire quella sera. Era distesa a faccia in su nella vasca, con gli occhi vitrei aperti, ricoperta di sangue. Il volto era rigato di rosso e il sangue aveva formato un amalgama denso e gelatinoso tra i suoi capelli. C’era sangue dappertutto, ma sembrava provenire per lo più dalla sua gola, che era straziata da diverse profonde ferite da taglio.
Gabrielle rimase con gli occhi fissi e si rese conto di essersi messa a gridare solo quando Carter apparve accanto a lei, scuotendole le spalle e chiedendole cosa ci fosse che non andava. Un’occhiata alla vasca gli diede la risposta. L’uomo barcollò all’indietro scioccato, poi prese il telefono dalla tasca dei pantaloni.
“Vieni fuori di lì,” le disse, afferrandola per un polso e tirandola via dall’orrore che aveva davanti. “Vai a sederti sul letto. Chiamo il nove-uno-uno.”
Gabby smise di gridare, grata di avere delle istruzioni da seguire. Andò intontita verso il letto, dove si sedette fissando il pavimento, ma senza realmente vedere nulla. Di sfondo sentiva la voce di Carter, lontana e metallica.
“Devo segnalare un omicidio. C’è una donna morta nella vasca da bagno qui. Pare sia stata pugnalata.”
Gabby chiuse gli occhi, ma la cosa non le fu di aiuto. L’immagine di Claire, inerme e immobile nella vasca, pochi metri più in là, era impressa nella sua mente.
CAPITOLO TRE
L’agente si stava comportando da vero stronzo. Tutto ciò che Jessie voleva fare era un po’ di jogging. L’uomo continuava a usare la frase ‘non raccomandabile’, il cui vero significato era ‘non permesso’. Indicò il tapis roulant che c’era in un angolo del salotto, come se quella fosse la soluzione a tutti i suoi problemi.
“Ma ho bisogno di aria fresca,” disse Jessie, sapendo di avere una voce che rasentava il piagnucolio.
L’agente, che conosceva solo come Murph, non era un tipo particolarmente loquace, cosa frustrante, dato che si trattava della guardia principale che prestava servizio lì. Basso e magro, con i capelli castano chiaro che sembrava regolare settimanalmente, era palesemente intenzionato ad evitare il più possibile la conversazione. Come a darne СКАЧАТЬ