Название: Il Sorriso Perfetto
Автор: Блейк Пирс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Зарубежные детективы
isbn: 9781094310718
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Gabby le sorrise a sua volta. La sua amica le piaceva un sacco quando era così: scherzosa e autoironica. Era difficile essere gelosi, anche se Claire era uno schianto: una piccola dea californiana baciata dal sole, con i capelli biondi e il seno prosperoso. Era poco più di un metro e cinquanta per quarantacinque chili di peso: come dinamite in una piccola confezione. Ma era quando abbassava la guardia che il suo fascino davvero trapelava fuori. Ed erano pochi quelli che arrivavano a vedere quell’aspetto di lei.
“Ascolta,” disse Gabrielle. “E se domani ci prendessimo una pausa? Solo io e te, un paio di mimosa e qualche cosa di buono con cui abbuffarsi?”
“Mi pare una figata,” disse Claire. “Un po’ di tempo libero mi potrebbe proprio far bene. Sembra tutto così amplificato in questi giorni. Vorrei che la gente si desse una calmata, non ti pare?”
“Sono d’accordo. Allora domani è ufficialmente la giornata di Gabby e Claire che si riposano. Affare fatto?”
“Affare fatto,” confermò Claire. “Almeno fino alle sei. Poi ho una cena.”
Gabby la guardò incredula, ma non riuscì a restare seria e tutte e due scoppiarono a ridere.
CAPITOLO UNO
Per forse la quarta volta nell’ultima ora, lo stesso pensiero passò per la mente di Jessie Hunt.
Odio questo posto.
‘Questo posto’ era un’ufficiale casa di sicurezza inserita nel programma di protezione testimoni. Sebbene Jessie odiasse trovarsi in quella sterile casetta a schiera con agenti federali ovunque, non poteva effettivamente obiettare sostenendo che non fosse necessario. Del resto non erano passate neanche due settimane da quando era sfuggita all’attacco omicida del suo padre serial killer, Xander Thurman, che le stava dando la caccia da mesi.
E solo pochi giorni dopo, il suo più focoso ammiratore, un altro assassino di nome Bolton Crutchfield, era scappato da un carcere psichiatrico insieme ad altri quattro pericolosi prigionieri. Due erano stati catturati. Ma oltre a Crutchfield, altri due erano ancora a piede libero.
Quindi Jessie non si era trovata nella posizione di poter sporgere obiezioni quando il capitano Roy Decker, il suo capo al Dipartimento di Polizia di Los Angeles, le aveva ordinato di seguire tutte le istruzioni degli agenti federali fino a che la situazione non si fosse risolta. E questo voleva dire essenzialmente vivere agli arresti domiciliari mentre si trovava in licenza lavorativa imposta, obbligatoriamente assente dal suo lavoro come profiler forense.
Non era neanche tecnicamente una testimone in un processo in corso. Ma data l’imminente minaccia alla sua vita, il suo lavoro alla polizia e il suo collegamento sia con il dipartimento di Los Angeles che con l’FBI, era stata fatta un’eccezione.
Fino a che suo padre e Crutchfield non venivano catturati o uccisi, si trovava incastrata. Passava le giornate e seguire aggiornamenti online sui casi, interrompendo l’attività con frequenti e quasi ossessive sessioni di allenamento o pratica di autodifesa, che poco facevano per mitigare la sua follia dovuta a quella condizione di prigionia.
Il programma di addestramento di dieci settimane che aveva recentemente seguito presso l’Accademia dell’FBI a Quantico, Virginia, le aveva fornito delle effettive abilità nel combattimento, oltre a delle nuove tecniche di profilazione. Ma non le aveva insegnato come gestire la schiacciante noia di trovarsi chiusa in casa per ventiquattro ore al giorno.
La casa in sé era bella, situata in un tranquillo isolato residenziale nel quartiere di Palms, nella zona occidentale di Los Angeles. In quelle mattine di fine primavera, Jessie sorseggiava il suo caffè e osservava i genitori che accompagnavano i bambini alla scuola elementare a pochi passi da lì.
La casa era alla fine di un vicolo cieco, dove era più facile metterla in sicurezza e sotto protezione. Ma questo significava che nella maggior parte dei casi non c’era molto da vedere. Di solito attorno a metà mattina Jessie usciva per una nuotata in piscina, che era coperta da un ampio telone, teoricamente per l’ombra, ma in pratica per eliminare gli occhi curiosi dei vicini.
Le cose andavano ancora peggio ora che Kat se n’era andata. Per qualche giorno l’amica aveva avuto il permesso di stare lì con lei, in parte perché le autorità temevano che Bolton Crutchfield potesse avere intenzione di inseguire anche lei. Dopotutto Kat Gentry era il capo della sicurezza nel DNR – la Divisione non-Riabilitativa –, la struttura del Dipartimento dell’Ospedale di Stato Metropolitano a Norwalk, da cui Crutchfield e l’altro prigioniero erano fuggiti. C’era la preoccupazione che qualcuno di loro potesse volersi vendicare.
Ma quando Kat aveva detto che avrebbe potuto fare un lungo viaggio in Europa per schiarirsi le idee, gli agenti avevano colto la palla al balzo sia come modo per tenerla alla larga dal radar e anche per ridurre i costi della sicurezza. Jessie ricordava ancora la loro conversazione di qualche giorno prima.
“Non pensi che questo sia un po’ come scappare dai tuoi problemi?” le aveva chiesto, rendendosi conto che la domanda avrebbe probabilmente messo l’amica sulla difensiva.
Kat l’aveva guardata con espressione interrogativa. Ancora prima che rispondesse, Jessie aveva capito di avere commesso un errore. Dopotutto Katherine Gentry era una ex Marine che portava ancora sul volto la cicatrice causata da una scheggia vagante dopo l’esplosione di un ordigno. Aveva mantenuto il blocco completamente isolato con all’interno il peggio della criminalità, fino a che il suo più fidato agente, Ernie Cortez, l’aveva tradita, permettendo ai prigionieri di fuggire. Era una tipa tosta, e Jessie lo sapeva bene.
“Penso di meritarmi un po’ di tempo per me,” aveva risposto Kat, rifiutandosi di difendersi oltre. “Se avessi pensato che gli agenti l’avrebbero permesso anche a te, avrei offerto anche a te di venire.”
“Credimi, mi piacerebbe tantissimo,” aveva risposto Jessie, sollevata che l’amica non si fosse irritata oltre. “Ma la verità è che, fino a che mio padre e Crutchfield non verranno presi, non dormirò sonni facili, indipendentemente che mi trovi qui o oltreoceano. Quando escogiteremo un piano per catturarli, saremo a posto. Devo mettere una pietra sopra a questa cosa in modo da potermi riappropriare della mia vita.”
“Non pare che ci siano grossi piani al momento,” aveva sottolineato Kat con tono neutro.
“No,” aveva confermato Jessie. “E non pensare che la cosa non mi passi per la mente. L’unico spiraglio di salvezza è che mio padre è troppo ferito per potermi dare la caccia adesso. Quando l’ho visto l’ultima volta stava saltando da una finestra al quarto piano, ed era prima che venisse ferito allo stomaco, alla spalla e alla testa. Sarà fuori gioco per un po’.”
“Ma Bolton Crutchfield no,” le ricordò Kat. “Lui è in perfetta salute e pronto all’attacco. E ha a sua disposizione… delle risorse.”
Kat non aggiunse altro, ma non ce n’era bisogno. Sapevano entrambe cosa volesse dire. In aggiunta ai due fuggitivi che poteva avere a sua disposizione, c’era anche Ernie, l’ex collega di Kate e suo vice al DNR.
Mentre Kat partecipava al funerale dei genitori adottivi di Jessie, Ernie, un imponente essere umano alto oltre due metri per più di cento chili di peso, aveva assassinato diversi agenti della sicurezza nel DNR, per poi liberare Crutchfield e gli altri. Erano passati giorni prima che l’FBI potesse scoprire ciò che prima non era mai apparso nella verifica dei dati penali che Kat aveva condotto quando lo aveva assunto.
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