Название: La Casa Perfetta
Автор: Блейк Пирс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Зарубежные детективы
isbn: 9781094311012
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Portandosi in salotto, finalmente accese le luci. Le ci vollero un paio di secondi per ricordare che tutti i mobili in quello spazio erano suoi. Ne aveva comprati la maggior parte subito prima di partire per Quantico. Non aveva avuto molta scelta. Aveva venduto tutta la roba della casa di cui era stata proprietaria insieme al suo ex marito Kyle, sociopatico e attualmente incarcerato. Per un poco era rimasta nell’appartamento della vecchia amica del college Lacy Cartwright, ma dopo che qualcuno vi aveva fatto irruzione inviando a Jessie un messaggio per conto di Bolton Crutchfield, Lacy aveva giustamente preferito che lei se ne andasse.
Quindi lei aveva fatto proprio così, abitando in un hotel per un poco, fino a che aveva trovato un posto – questo posto – che fosse adatto per le sue necessità di sicurezza. Ma non era arredato, quindi aveva bruciato una parte del capitale che aveva ottenuto dal divorzio per arredamento ed elettrodomestici. Dato che era dovuta partire per l’Accademia Nazionale subito dopo l’acquisto, non aveva avuto la possibilità di apprezzare per bene il tutto.
Ora sperava di poterlo fare. Si sedette sulla poltroncina e si appoggiò allo schienale mettendosi il più comoda possibile. C’era una scatola di cartone con scritto “roba da controllare” sul pavimento accanto a lei. La raccolse e iniziò a rovistarci dentro. Per lo più erano scartoffie che non aveva voglia di guardare adesso. In fondo alla scatola c’era una foto 8x10 del matrimonio di lei e Kyle.
La fissò quasi senza capire, stupita che la persona che aveva avuto quella vita fosse la stessa donna seduta lì desso. Quasi dieci anni prima, durante il loro ultimo anno alla USC, Jessie aveva iniziato a uscire con Kyle Voss. Erano andati a vivere insieme subito dopo la laurea e si erano sposati tre anni fa.
Per un lungo periodo le cose erano sembrate fantastiche. Vivevano in un bell’appartamento poco distante da lì, nel centro di Los Angeles, o Downtown, come veniva spesso chiamato. Kyle aveva un lavoro nella finanza e Jessie stava prendendo la laurea specialistica. Avevano una vita agiata. Andavano spesso a provare nuovi ristoranti e nei migliori bar. Lei era felice e probabilmente sarebbe potuta rimanere in quella condizione per parecchio tempo.
Ma poi Kyle aveva avuto una promozione ed era stato trasferito nell’ufficio che la sua società aveva nella Contea di Orange, e aveva insistito perché si trasferissero in una mega villa lì. Jessie aveva acconsentito, nonostante la sua apprensione. Solo allora la vera natura di Kyle era venuta in superficie. Era diventato ossessionato dall’idea di diventare membro di un club segreto che si era rivelato essere la facciata di copertura per una cerchia legata alla prostituzione. Aveva intrapreso una relazione con una delle donne del posto, e quando le cose erano andate storte, l’aveva uccisa cercando di far ricadere la colpa su Jessie. Ciliegina sulla torta: quando Jessie aveva scoperto il suo intrigo, aveva tentato di uccidere anche lei.
Ma anche adesso, mentre osservava attentamente la foto del matrimonio, non c’era traccia di ciò che suo marito era capace di fare. Sembrava un uomo bello e amabile, pronto a diventare il padrone dell’universo. Jessie accartocciò la foto e la gettò verso il cestino dell’immondizia in cucina. Cadde dritta al centro, dandole un inaspettato senso di catartica soddisfazione.
Canestro! Deve pur significare qualcosa.
C’era un qualcosa di liberatorio in questo posto. Tutto – l’arredamento nuovo, la mancanza di ricordi personali, addirittura le misure di sicurezza al limite della paranoia – appartenevano a lei. Era davvero un nuovo inizio.
Jessie si stiracchiò, permettendo ai suoi muscoli di rilassarsi dopo il lungo volo sull’aereo pieno zeppo di gente. Questo appartamento era suo, il primo posto dopo cinque o sei anni che poteva definire veramente tale. Poteva mangiare pizza sul divano e lasciare lì l’incarto senza doversi preoccupare che qualcuno se ne lamentasse. Non che fosse il tipo da fare una cosa così. Il punto era che poteva.
Il pensiero della pizza le fece venire improvvisamente fame. Si alzò e andò a dare un’occhiata al frigorifero. Non solo era vuoto, ma non era neppure acceso. Solo allora si ricordò di averlo lasciato così, non vedendo alcun motivo per dover pagare l’elettricità dato sarebbe mancata di casa per due mesi e mezzo.
Lo collegò e, sentendosi inquieta, decise di fare un salto al supermercato. Poi le venne un’altra idea. Dato che non avrebbe iniziato a lavorare fino al giorno dopo, e non era troppo tardi nel pomeriggio, c’era un’altra fermata che poteva fare: un posto – e una persona – che conosceva e che alla fine doveva andare a trovare.
Era riuscita a levarsela dalla testa per la maggior parte del tempo a Quantico, ma c’era ancora la questione di Bolton Crutchfield. Sapeva che avrebbe dovuto lasciar perdere e che lui durante il loro ultimo incontro aveva tentato di adescarla.
Eppure doveva sapere: Crutchfield aveva davvero trovato un modo per incontrare suo padre, Xander Thurman, il Boia dell’Ozarks? Aveva trovato un modo per mettersi in contatto con l’assassino di innumerevoli persone, inclusa sua madre, l’uomo che l’aveva lasciata, quando aveva sei anni, legata vicino al suo cadavere, dove sarebbe di certo morta congelata in un isolato capanno?
Aveva intenzione di scoprirlo.
CAPITOLO TRE
Eliza stava aspettando quando Gray arrivò a casa quella sera. Arrivò in tempo per la cena, con un’espressione in viso che lasciava intendere che si aspettava quello che sarebbe successo. Dato che Millie ed Henry erano seduti lì, intenti a mangiare il loro mac&cheese con fette di hot dog, nessuno di loro due disse nulla sulla situazione.
Fu solo quando i bambini furono andati a dormire che la questione venne alla ribalta. Eliza era in piedi in cucina quando Gary entrò dopo aver messo a letto i bambini. Si era tolto la giacca, ma aveva ancora addosso la cravatta allentata e i pantaloni del completo da ufficio. Eliza sospettò che fosse per apparire più credibile.
Gray non era un uomo imponente. Alto un metro e ottanta scarsi, la superava solo di un paio di centimetri, anche se con i suoi 75 chili, pesava ben di più. Sapevano bene entrambi che il suo aspetto era decisamente meno autoritario con indosso solo una maglietta e i pantaloni della tuta. La tenuta da lavoro era la sua armatura.
“Prima che tu dica qualcosa,” disse, “ti prego di lasciarmi spiegare.”
Eliza, che aveva passato gran parte della giornata a chiedersi come sarebbero andate le cose, fu felice di permettere alla sua ansia di restare momentaneamente in attesa, lasciando che fosse lui a dimenarsi nel tentativo di giustificarsi.
“Accomodati pure,” gli disse.
“Prima di tutto, mi spiace. Indipendentemente da qualsiasi altra cosa possa dire, voglio che tu sappia che ti chiedo scusa. Non avrei mai dovuto permettere che succedesse. È stato un momento di debolezza. Mi conosce da anni e sa quali siano i miei punti deboli. Sapeva cosa avrebbe stuzzicato il mio interesse. Avrei dovuto controllarmi, ma ci sono cascato.”
“Cosa stai dicendo?” chiese Eliza, stupefatta e nel contempo ferita. “Che Penny è stata una seduttrice e che ti ha manipolato costringendoti ad avere una relazione con lei? Sappiamo entrambi che sei un uomo debole, Gray, ma mi stai prendendo in giro?”
“No,” rispose lui, scegliendo di non dare seguito al commento sul ‘debole’. “Mi prendo la completa responsabilità delle mie azioni. Mi ero fatto tre whiskey. Sono stato attratto dalle sue gambe in quel vestito con lo spacco laterale. Ma lei sa cosa mi fa andare nel pallone. Immagino siano state tutte quelle confidenze che vi fate da anni. Ha saputo come solleticarmi СКАЧАТЬ