Tracce di Peccato . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Tracce di Peccato - Блейк Пирс страница 9

СКАЧАТЬ a meno di sei metri da Keri.

      “Grazie, Kevin. Un’ultima cosa – ti mando i numeri di telefono delle due ragazze. Immagino che avessero entrambe il GPS spento, però mi serve che tu mi tracci l’ultima posizione registrata,” disse mentre gli uomini le si fermavano davanti. “Devo andare. Ti richiamo se mi serve altro.”

      Keri riappese prima che potesse rispondere, e si rimise il telefono in tasca. Nel farlo, senza farsi notare sganciò la fondina della pistola.

      Osservando gli uomini ma senza dire una parola, rimase ferma contro la macchina ma alzò la gamba destra in modo che il piede fosse posato al veicolo. In quel modo avrebbe avuto della forza in più se avesse avuto bisogno di spingersi in avanti.

      “Buonasera, signori,” disse alla fine con tono deciso e amichevole, “freddino stasera, vero?”

      Uno di loro, chiaramente l’alpha, fece una risatina e si voltò verso gli amici. “La stronza ha appena detto che ha freddino?” Era un ispanico, basso e un po’grosso in viso, ma la larga camicia di flanella gli nascondeva la corporatura, rendendo difficile a Keri stabilire chi avesse davanti. Gli altri erano entrambi alti e magrissimi, con le camicie che gli pendevano sulle corporature scheletriche. Uno era bianco e l’altro ispanico. Keri si prese un attimo per apprezzare la diversità razziale di questa particolare gang di strada prima di decidere di sfruttarla.

      “Adesso lasciate entrare i bianchi?” chiese facendo un cenno al tipo. “Ma come? È difficile trovare membri dalla pelle ambrata disponibili a obbedirti?”

      A Keri non piaceva giocare quella carta ma doveva dividerli, e sapeva bene che gang del genere avevano requisiti molto particolari in merito all’accesso nel gruppo.

      “Quella boccaccia ti metterà nei guai, signora,” sibilò l’alpha.

      “Sì, nei guai,” ripeté il bianco alto. L’ispanico alto rimase zitto.

      “Ripeti sempre quello che dice il tuo capo?” chiese Keri al bianco. “Gli raccogli anche le schifezze che butta per terra?”

      I due si guardarono. Keri capì di aver colpito un tasto dolente. Alle loro spalle, vide che Ray aveva avuto la foto di Lanie e stava tornando. I due che erano rimasti alla Corvette si misero in moto nella sua direzione ma lui rivolse loro un’occhiataccia e si fermarono.

      “La stronza è maleducata,” disse il bianco, apparentemente incapace di uscirsene con qualcosa di più intelligente.

      “Forse dovremmo insegnarti un po’ di buone maniere,” disse Alpha.

      Keri notò che il ragazzo ispanico alto si era irrigidito tutto a sentire quelle parole. E improvvisamente comprese le dinamiche che c’erano tra quei tre. Alpha era la testa calda. Il bianco lo seguiva. Il silenzioso era il riappacificatore. Non era venuto per creare guai. Stava cercando di prevenirli. Ma non aveva ancora trovato un modo e in parte era colpa di Keri. Decise di lanciargli una cima di salvataggio per vedere se l’avrebbe usata.

      “Voi siete gemelli?” gli chiese facendo un cenno in direzione di Bianco.

      Lui la guardò un attimo, chiaramente non sapendo come prendere il commento. Lei gli fece l’occhiolino e la tensione sembrò svanire dal suo corpo. Sorrise, quasi.

      “Identici,” rispose, accettando l’offerta.

      “Ehi, Carlos, non siamo gemelli,” disse Bianco, non sapendo se essere confuso o arrabbiato.

      “No,” si intromise Alpha, dimenticando temporaneamente la rabbia. “La stronza ha ragione. È difficile non confondervi. Dobbiamo mettervi dei cartellini, no?”

      Lui e Carlos risero e Bianco li imitò, anche se sembrava ancora perplesso.

      “Come va qui?” chiese Ray cogliendoli di sorpresa tutti e tre. Prima che potessero innervosirsi di nuovo, Keri prese la parola.

      “Credo che siamo a posto,” disse. “Detective Ray Sands, vorrei presentarti Carlos e suo fratello gemello. E lui è il loro caro amico… come ti chiami?”

      “Cecil,” disse di buon grado.

      “Lui è Cecil. Amano le Corvette e abbordare donne più grandi. Però, sfortunatamente, dobbiamo lasciarvi alle vostre riparazioni, signori. Ci piacerebbe restare, ma lo sapete come vanno le cose con il dipartimento di polizia di Los Angeles – si lavora sempre. A meno che, ovviamente, non preferiate che restiamo a parlare ancora un po’ di buone maniere. Ti andrebbe, Cecil?”

      Cecil guardò i centoquattro chili di Ray, poi tornò a guardare Keri, che apparentemente era rimasta impassibile di fronte ai suoi insulti, e parve decidere di averne avuto abbastanza.

      “No, okay. Andate e fate quella roba da poliziotti. Noi dobbiamo riparare una macchina, come hai detto te.”

      “Be’, buona serata allora,” disse Keri con un livello di entusiasmo di cui solo Carlos notò l’accenno di presa in giro. Annuirono e tornarono alla Corvette mentre Keri e Ray salivano in macchina.

      “Avrebbe potuto andare peggio,” disse Ray.

      “Già, so che ancora non ti sei ripreso del tutto dalla sparatoria. Sospettavo che non fosse il caso di coinvolgerti in un alterco con cinque membri di una gang, se possibile.”

      “Grazie dell’attenzione che dimostri nei confronti del tuo invalido partner,” disse Ray immettendosi in strada.

      “È il minimo,” disse Keri ignorando il sarcasmo.

      “Allora, Edgerton ha avuto fortuna con i social?”

      “Sì. Dobbiamo andare al Fox Hills Mall.”

      “Che cosa c’è lì?”

      “Le ragazze, spero,” disse Keri, “ma ho la sensazione che non saremo così fortunati.”

      CAPITOLO QUATTRO

      Nell’istante in cui si svegliò, Sarah sentì di dover vomitare. Aveva la vista annebbiata, così come la testa. C’era una luce che le splendeva addosso e le ci volle un attimo per capire di essere distesa su un materasso liso in una piccola, e per il resto quasi vuota, stanza.

      Sbatté le palpebre un paio di volte e la vista le si schiarì abbastanza da permetterle di vedere una piccola pattumiera di plastica stesa sul pavimento accanto al materasso. Si sporse per tirarsela vicino, si sforzò di vomitare lì dentro per trenta secondi buoni, ignorando gli occhi annebbiati dalle lacrime e il naso ancor più bagnato.

      Udì un rumore, guardò in quella direzione, e vide che qualcuno aveva scostato una tenda nera svelando così che non si trovava affatto in una stanza piccola. Si trovava in un cavernoso deposito. Fin dove poteva vedere, c’erano altri materassi. E su quasi tutti c’erano ragazze della sua età, tutte in abiti succinti o nude.

      Alcune erano sole – addormentate, o più probabilmente svenute. Altre erano con degli uomini, che se la spassavano con loro. Alcune ragazze si ribellavano, altre restavano distese inermi, e alcune non sembravano neanche essere coscienti mentre venivano violentate. Sarah era confusa ma calcolò che fossero almeno venti le ragazze nel deposito.

      Qualcuno le si parò davanti. СКАЧАТЬ