Название: Una Ragione per Salvarsi
Автор: Блейк Пирс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Современные детективы
Серия: Un Mistero di Avery Black
isbn: 9781640293731
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“Tre ore fa.”
“Il suo corpo è ancora lì?”
“Sì, siamo appena tornati dalla scena. Il coroner dovrebbe arrivare tra quindici minuti. La scientifica rimarrà con il corpo fino al suo arrivo.”
“Chiamali e digli di aspettare. Che non tocchino il corpo. Voglio vedere la scena.”
“Ho detto che non te ne occuperai tu,” ribadì O’Malley.
“L’hai fatto. Ma se vuoi che ti dica in che stato d’animo fosse Howard Randall, se ha commesso davvero lui questo omicidio, allora non basta guardare le foto. E a rischio di sembrare arrogante, sai che sono la migliore esperta di scene del crimine che hai.”
O’Malley imprecò seccamente sotto voce. Senza dire altro, si girò e tirò fuori il cellulare. Fece un numero e qualche secondo più tardi, qualcuno dall’altro capo rispose.
“Sono O’Malley,” disse. “Ascoltate. Aspettate a muovere il corpo. Avery Black sta arrivando.”
CAPITOLO TRE
Stranamente, O’Malley affidò a Finley l’incarico di andare sulla scena del crimine insieme a lei. Lungo la strada Finley non parlò molto, e invece guardò pensieroso fuori dal finestrino per quasi tutto il tempo. Lei sapeva che l’agente non si era mai occupato appieno di un caso di alto profilo. Se quella fosse stata la sua prima volta, le dispiaceva un po’ per lui.
Suppongo si stiano preparando per il peggio. Qualcuno dovrà farsi avanti se Ramirez non ce la farà. Finley andrebbe bene come chiunque altro. Meglio, forse.
Quando arrivarono sulla scena del crimine, fu chiaro che la Scientifica e gli esperti forensi avevano concluso i loro doveri. Si aggiravano senza niente da fare, la maggior parte di loro radunata davanti al nastro della scena del crimine legato all’ingresso del vicolo. Uno aveva un caffè in mano, cosa che fece capire ad Avery che era ancora mattina. Diede uno sguardo all’orologio e vide che erano solo le 8:45.
Dio, pensò. Negli ultimi giorni ho davvero perso ogni concetto del tempo. Avrei giurato che quando sono stata al mio appartamento fossero almeno le nove.
Quel pensiero la fece sentire stanca tutto d’un tratto. Ma ignorò la propria spossatezza mentre si avvicinava con Finley al gruppetto dei detective. Mostrò distrattamente il distintivo e Finley fece un cenno educato accanto a lei.
“Sei sicura di sentirtela?” le chiese.
Avery si limitò ad annuire mentre entravano nel vicolo, chinandosi oltre il nastro della scena del crimine. Avanzarono per diversi metri e poi svoltarono a sinistra, dove la stradina si apriva in su una piccola area piena di polvere, macerie e graffiti. Qualche vecchio cassonetto cittadino era abbandonato in un angolo, dimenticato. Non troppo distante c’era la donna che Avery aveva visto nelle foto della scena del crimine. Le immagini non l’avevano preparata alla visione nella vita reale.
Innanzitutto il sangue era decisamente peggio. Senza la patina lucida delle foto, era opaco e brutale. La natura sconvolgente dell’omicidio la riportò immediatamente alla realtà, allontanando quasi del tutto la sua mente e i suoi pensieri dalla stanza d’ospedale di Ramirez.
Si avvicinò quanto più poté senza pestare il sangue e lasciò lavorare il proprio cervello.
Il reggiseno e le mutande non sono affatto sensuali o provocanti, rifletté. Non era una ragazza in giro a divertirsi. Se è quello l’aspetto delle sue mutande, è probabile che anche i suoi vestiti non fossero particolarmente sexy.
Si mosse lentamente attorno al corpo, assorbendo più i dettagli che il sangue. Vide il segno di puntura dove il chiodo era entrato sotto la mascella. Ma notò anche altre ferite, tutte uguali, tutte inflitte con una sparachiodi. Una tra gli occhi. Una appena sopra l’orecchio sinistro. Una in ogni ginocchio, una alla base del petto, una attraverso la mascella e una dietro la testa. Il flusso del sangue e la breve descrizione che O’Malley le aveva fatto suggerivano che ci fossero ferite simili dietro il corpo della ragazza, che in quel momento era premuto contro il muro di mattoni come una bambola di pezza.
Era brutale, eccessivo e violento.
La ciliegina sulla torta era il fatto che le mancava la mano sinistra. Il moncherino ancora sanguinante indicava che era stata tagliata meno di sei ore prima.
Gridò da sopra la spalla verso il gruppo di detective. “Segni preliminari di stupro?”
“Niente di visibile,” gridò a sua volta uno di loro. “Non lo sapremo per certo fino a quando non l’avremo portata via di qui.”
Lei percepì l’acidità in quel commento ma l’ignorò. Riprese a muoversi lentamente intorno alla donna. Finley la guardava da una distanza di sicurezza, con l’aria di qualcuno che avrebbe voluto essere in una qualsiasi altra parte del mondo. Studiò il corpo, la sua natura. Era stato fatto da un uomo che aveva bisogno di dimostrare qualcosa. Quello era ovvio.
È per questo che vogliono collegarlo ad Howard, pensò. È appena scappato, era stato imprigionato per i suoi crimini e forse vuole dimostrare di essere ancora pericoloso, a se stesso e alla polizia.
Ma non le sembrava giusto. Howard era un folle ma quello era quasi barbarico. Era al di sotto di lui.
Howard non ha problemi a uccidere, né a farlo in modi che attirino l’attenzione dei media. Ha sparso le parti dei corpi delle sue vittime attorno a tutta Harvard, in fondo. Ma mai niente del genere. Questo è oltre l’oscenità. Gli omicidi di Howard erano violenti, ma c’era qualcosa di quasi pulito in essi… le prove dicono che prima strangolasse le sue vittime e poi le facesse a pezzi. E anche i tagli delle parti del corpo erano fatti con una certa precisione.
Quando finalmente si allontanò, registrando tutti i dettagli nella propria mente, Finley si fece avanti. “Che cosa pensi?” chiese.
“Ho un’idea,” rispose lei. “Ma a O’Malley non piacerà per niente.”
“Che sarebbe?”
“Howard Randall non ha niente a che vedere con questo caso.”
“Cazzate. E la mano? Vuoi scommettere che è nascosta da qualche parte nel campus di Harvard?”
Avery rispose con un semplice mmmhhh. Era lecito pensarlo, ma non ne era convinta.
Fecero per tornare verso l’auto, ma prima ancora che potessero arrivare al nastro della scena del crimine, vide una macchina inchiodare stridendo davanti al marciapiede in strada. Non la conosceva, ma riconobbe il volto. Era il sindaco.
Che cosa ci fa qui quel cretino? si domandò. E perché sembra così arrabbiato?
L’uomo si avvicinò come una furia ai detective rimasti, che gli fecero strada come un sol uomo. Mentre lo lasciavano passare, Avery si chinò sotto il nastro della scena del crimine per andargli incontro. Decise di fermarlo prima che potesse infilare il becco nel casino sanguinolento che lo aspettava dietro di lei.
Il volto del sindaco Greenwald era una maschera rossa di pura rabbia. Avery si aspettava che cominciasse a schiumare dalla bocca.
“Avery Black,” СКАЧАТЬ