Название: L’ira Dei Vilipesi
Автор: Guido Pagliarino
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Книги о войне
isbn: 9788873047018
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Nella riunione del 25 settembre la decisione dâinsorgere era stata presa allâunanimità . Verso mezzogiorno erano stata inviati portaordini a darne notizia ai custodi del materiale bellico americano.
Il giorno seguente, domenica, sette patrioti capigruppo, che già avevano assistito allo stoccaggio delle armi nei luoghi segreti, s'erano presentati, uno per deposito, non molto prima dellâora del coprifuoco, per predisporre il ritiro delle armi la stessa notte da parte dei propri uomini, i quali sarebbero giunti ai nascondigli verso le 5 antimeridiane del lunedì 27 settembre.
Dunque, dopo le 6 del mattino dello stesso 27 settembre, i gruppi di combattenti per la libertà , raccolte le armi sâerano diretti ai loro obiettivi. Mentre i plotoni istruiti nel liceo Sannazaro dagli agenti americani imbracciavano armi statunitensi, cioè fucili semiautomatici M1 Garand e mitragliatori BAR M1918 Browning che si avvalevano dei medesimi proiettili calibro 7,62, bombe a mano Mk2 ananas e lancia razzi portatili anticarro bazooka M1, gli altri gruppi dâinsorti avevano armi catturate ai tedeschi negli scontri dei primi giorni, ossia fucili Mauser Kar 98 k, mitra MP80, bombe a mano 24 e granate Panzerwurfmine coi relativi lanciabombe anticarro Panzerfaust; inoltre coltelli personali o tratti dalle domestiche cucine e qualche doppietta già occultata dall'affezionato proprietario cacciatore, dopo l'occupazione tedesca, in cantina o soffitta.
Quella mattina tuttavia il primo fuoco non era stato preordinato, al contrario sâera acceso spontaneo al Vomero da parte di parenti di rastrellati, che avevano fermato un fuoristrada Kübelwagen Typ 82 della Wehrmacht uccidendo il maresciallo che lo guidava e mettendo in fuga gli altri militari; altre azioni non organizzate sâerano svolte poco dopo per Napoli e, qua e là , sâerano aggregati spontaneamente ai gruppetti ribelli coppie di carabinieri di ronda e agenti di pattuglia della Pubblica Sicurezza e della Guardia di Finanza; poco prima dellâinizio delle lezioni scolastiche, dieci studenti delle superiori disarmati erano volati dâimpulso su tre tedeschi che procedevano di ronda in Kübelwagen a passo dâuomo, li avevano costretti a scendere, li avevano disarmati e avevano dato fuoco al loro fuoristrada, mentre il trio alemanno se la dava a gambe; tuttavia quei tedeschi avevano allarmato il loro reparto, per cui erano sopraggiunti due plotoni germanici col supporto di una potente autoblindo SdKfz 231 Schwere Panzerspähwagaen 6 rad; i dieci giovani s'erano rifugiati e barricati nel vicino Museo di San Martino e la blindo aveva iniziato a mitragliarne i finestroni, mentre voce dellâazione degli studenti e del pericolo châessi stavano correndo s'andava spandendo per Napoli, eco su eco.
Tra gli atti predisposti invece dalla Resistenza, câerano stati anzitutto il noto attacco alla colonna dei granatieri tedeschi in via Medina e lâazione dâun plotone di carabinieri che, col beneplacito del colonnello comandante, sâera diretto, sopra un camion Lancia CM20 , al Museo di San Martino per combattere, coi propri moschetti 91 corti e bombe a mano SRCM 35,21 i tedeschi che assediavano gli studenti ribelli; al fianco dei militi della Benemerita sâerano posti spontaneamente alcuni civili della zona. Quella stessa mattina, sempre su precedente ordine dei dirigenti democratici, un centinaio di combattenti per la libertà aveva preso dâassedio Castel SantâElmo nel quale, fra i tedeschi asserragliati allâinterno, câera lâormai stanco plotone di granatieri rimasto a guardia dellâarmeria per tutta la notte, cui non era stato dato il cambio perché, come sappiamo, il fresco plotone montante era stato impegnato in combattimento in via Medina.
Allâincalzare degli eventi il comandante della piazza colonnello Scholl aveva mosso i suoi potenti panzer di classe Tiger e Panther; tuttavia un certo numero ne era stato bloccato e incendiato da rivoltosi, grazie a qualche panzerfaust sottratto al nemico, a bazooka americani e a bottiglie molotov.
Capitolo 5
Mentre lo scontro a fuoco in via Medina continuava, il capo in testa della Questura, dottor Carmelo Pelluso, allontanatosi dalla finestra del proprio ufficio al primo piano, dalla quale aveva cautamente osservato il plotone tedesco impegnato in combattimento, sâera accinto a chiamare allâinterfono i suoi vice questori per dar ordini in merito, quando il telefono sulla sua scrivania aveva trillato.
Allâaltro capo del filo câera il suo diretto superiore dottor Soprano: Il prefetto aveva riferito al questore châerano iniziati conflitti a fuoco in più zone di Napoli e gli aveva riportato la notizia che la 5a armata e il 6° Corpo americani nonché il 10° britannico stavano attaccando i tedeschi in direzione di Napoli e di Avellino e i reparti germanici in campo stavano iniziando a ripiegare aggirando la città partenopea, per consolidare le loro linee più a nord. Aveva concluso lasciando arbitro il questore di decidere quali concreti ordini impartire ai propri uomini, ma col vincolo di non obbligarli a combattere i tedeschi.
Il dottor Pelluso non aveva obbedito del tutto: salutato il prefetto, aveva sì comandato ai suoi vice di trasmettere ai rispettivi dipendenti il semplice invito, non l'ordine, d'unirsi al popolo contro i tedeschi, ma aveva aggiunto deciso: âDite a tutti che io personalmente sto con glâinsorti; tuttavia chiunque, per mera ipotesi, non volesse seguirmi non avrà noie; dovrà però consegnare la pistola e restare consegnato in Questura nelle camere di sicurezza.â
Carmelo Pelluso non era un antifascista della prima ora: come moltissimi altri, fra cui il vice commissario Vittorio DâAiazzo, aveva posseduto sino al 25 luglio la tessera fascista, di fatto obbligatoria per i pubblici funzionari; aveva però aderito già alla fine di quel mese al Partito dâazione e non aveva mutato bandiera dopo lâoccupazione tedesca e il recentissimo ritorno di Mussolini al Governo dell'Italia non occupata dagli eserciti alleati; al contrario, egli collaborava adesso attivamente coi dirigenti dei partiti antifascisti del Fronte Unico Rivoluzionario e, in primo luogo, con uno dei suoi maggiori esponenti, nonché suo amico personale, lâazionista22 professor Adolfo Omodeo che, il 1° di settembre, era stato nominato dal Governo Badoglio rettore dellâAteneo di Napoli Federico II, da cui alimentava fra gli intellettuali, insieme al liberale Benedetto Croce, la ribellione al nazifascismo.
I poliziotti fedeli a Mussolini, un commissario e una decina fra agenti, graduati e sottufficiali, sotto il diretto controllo del questore erano stati disarmati e rinchiusi, rispettosamente ma sotto scorta armata, nelle camere di sicurezza. Il Pelluso sâera informato se ci fossero già altri reclusi in quelle stanze e aveva saputo che lâunico in guardina era un certo, vero o presunto, Gennaro Esposito, sospettato dellâassassinio dâuna prostituta di nome Rosa Demaggi. Sul volto del questore era apparso gran disappunto.
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