Название: L’ira Dei Vilipesi
Автор: Guido Pagliarino
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Книги о войне
isbn: 9788873047018
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Diversamente dal proprio immusonito marito, la madre di Mariapia, Concetta, aveva accolto i due ospiti sorridente, abituata comâera a trattare col pubblico da trentâanni, quale impiegata dâun botteghino del gioco del Lotto. Quel lunedì mattina peraltro, presentandosi al lavoro, aveva trovato il locale serrato e sulla porta un cartello con la scritta Chiusi per lutto; dunque, che si fosse trattato di vero cordoglio o di prudenza in previsione di scompigli nelle vie, che s'attendevano ormai da qualche giorno, Concetta se n'era tornata a casa, da cui il banco del Lotto non era distante essendo affacciato sul corso Umberto I a cinquanta metri a destra di via Monteoliveto. Non aveva avuto noie né andando né tornando in quanto, per sua fortuna, le Waffen SS erano sopraggiunte a sistemare il posto di blocco una decina di minuti dopo il suo rientro. A differenza dei brevilinei marito e figlia, la donna era alta un metro e settantadue, statura notevole in quei tempi rispetto alla norma della popolazione campana dâentrambi i sessi i cui antenati avevano sofferto la fame, come dâaltro canto lâavevano patita non pochi dei loro pronipoti prima del conflitto e quasi tutti dopo il suo scoppio. Concetta tuttavia, nonostante la guerra affamatrice, era una donna obesa. Stando ai lineamenti fini e agli occhi grandi che spiccavano belli sul suo volto sformato dal grasso, doveva essere stata unâavvenente giovane, ma ora dimostrava più dei suoi quarantaquattro anni e non solo per la ciccia, traballante sotto il mento al solo muoversi, ma perché era priva di tutti gli incisivi e dei due canini inferiori, oltre che di quattro non visibili molari, denti che aveva perso prima di giungere alla quarantina a forza di rimpinzarsi di caramelle e cioccolatini, quando lo zucchero e i dolci non erano pressoché introvabili come dopo lâinizio del conflitto; poiché però la tessera annonaria riguardava soltanto â non che fosse piccola privazione â zucchero, pasta, pane, farina, latte, burro, strutto, lardo, olio e carni, generi alimentari venduti per legge in quantità limitatissime a prezzi politici, lei si rifaceva della mancanza di caramelle mangiando frutta, soprattutto uva e fichi quandâera la loro stagione, comprata dal fruttivendolo suo padrone di casa, e bevendo generosamente vin dolce grazie allâabbondante produzione viticola, e quindi enologica, non solo nella zona ma in molte altre dellâItalia, nazione mediterranea che, in quel tempo, era prevalentemente agricola, tanto che la vendita di frutta e vino non era stata sottomessa a tesseramento. Concetta Scognamiglio era nata, sotto il diffusissimo cognome Esposito, nella famiglia relativamente benestante dâun pizzaiolo proprietario dâun locale dâangiporto, frequentato da marinai e pescatori, che dopo qualche anno camorristi avevano devastato e incendiato, non essendo state esaudite le loro pretese di compenso per la cosiddetta protezione. Dunque il padre era stato ridotto a pizzaiolo in casa altrui, la madre a cucire e stirare per conto terzi e a pulire pavimenti di altri, il dodicenne figlio maschio a fare lo sguattero in trattorie; invece la figlia maggiore, Concetta, che aveva allora quattordici anni, aveva avuto la buona fortuna di trovar posto nel banco del Lotto, grazie a un parente del titolare amico del suo papà : tal genere dâimpiego era considerato elevato nellâambiente popolano, sistematico giocatore ai 90 numeri, perché la persona che stava dietro alla cassa non solo prendeva i soldi, ma doveva conoscere a menadito la scienza della Smorfia per dar consigli sopra sogni e numeri. Lâimportanza del suo lavoro aveva provocato, nei riguardi della ragazzina, la feroce diffamazione di due sgraziate sorelle zitellone, inutilmente bramose del maschio in pancia e anche altrove; esse sâerano dette fra loro, e avevano immediatamente diffuso ad altri orecchi, che chilla pezzènte senza santi ân Ciélo era stata assunta soltanto perché sicuramente! aveva accettato di fare âe schifezze câo prencepà le, un anziano vedovo effettivamente in fama di satiro: quelle arpie ne erano sicurissime, nemmeno che avessero visto personalmente copule e lascivie varie tra il vecchio e la giovinetta. Era decisamente una calunnia: essendo morto lâanziano titolare, appena tre mesi dopo lâassunzione di Concetta, ed essendo passata la ricevitoria in gestione a una donna, la ragazzina aveva continuato a lavorarvi stimata dalla nuova conduttrice per la propria opera; e però la voce non sâera spenta, anzi sâera accresciuta dellâappendice che oâ vecchio puórco era crepato per la troppa foga di chilla purcellazza. Per buona sorte la voce calunniosa non era mai giunta né allâinteressata né al suo vendicativo padre né, in seguito, al sanguigno marito; e dire che le pinzochere in calore, se non fossero state scimunite, avrebbero dovuto capire da sole, finalmente, dopo il matrimonio di Antonio e Concetta, che essendo in quel tempo ancor apprezzatissima da tutti la verginità prematrimoniale della sposa e non avendo affatto il novello sposo commesso sfracelli la prima notte di nozze, egli doveva aver trovato la sposina come la mamma lâaveva messa al mondo.
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