Una promessa rubata. Olga Kvirkveliya
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Название: Una promessa rubata

Автор: Olga Kvirkveliya

Издательство: Издательские решения

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isbn: 9785006461253

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СКАЧАТЬ avrebbe altre prove… Bisogna, però, scegliere il monastero con saggezza. L’abate deve essere fedele al re ucciso, altrimenti potrebbe consegnare il piccolo nelle mani dell’usurpatore, vanificando così tutti gli sforzi per salvare la sua vita. Ma come sapere da che parte sta l’abate?..

      Il bimbo, che già da tempo frignava, scoppia in un grido sdegnato. Don Guevara rimbocca l’orlo dello straccio nel quale lo aveva avvolto, prima di deporlo tra il petto e la camicia. Il bambino subito afferra il suo dito, lo strascica alla bocca e comincia a succhiarlo con entusiasmo. Il giovane capisce che ha fame, ma dove trovargli latte? Da una mucca! -‐ risponde a se stesso sorridendo. Ma dove trovare la mucca? Sul pascolo!

      Riesce a risolvere tutti e due i problemi contemporaneamente: trova sia la mucca sia il monastero.

      Una volta messo il neonato sotto le mammelle della mucca, don Guevara comincia a pensare come capire da che parte sta l’abate. Il monastero è maschile: è chiaro perché le mura sono fortificate e il portone ben chiuso. Quest’ultimo è un buon segno: se l’abate sostenesse l’usurpatore, il portone sarebbe spalancato in attesa dei vincitori che porterebbero le offerte di ringraziamento per la protezione celeste. Siccome il portone è chiuso significa che il monastero ha motivo di aver paura. Ma non si può rischiare, bisogna osservare ancora.

      Il bimbo si è rimpinzato e adesso sbuffa contento. Improvvisamente il cavaliere ricorda con terrore che i bambini mangiano molto spesso, quasi senza interruzione! Cosa fare? Lui non può correre dalla mucca ogni ora! E poi, per la notte la mandria sarà portata nella stalla. Toccherà rubare la “nutrice”. Per dire la verità, anche prima Sancho era costretto a “impossessarsi” del bestiame che passava o correva oltre – di una gallina o addirittura di una pecora, ma di una mucca!!! Non si può fare altro. Solo che non sarà possibile viaggiare sulla strada apertamente: un uomo a cavallo, con un neonato sulla braccia, che porta dietro di sé una mucca… potrebbe richiamare una folla di curiosi.

      Costruisce un rifugio con i cespugli tagliati presso un ruscello sotto le mura del monastero; da lì sarà possibile osservare il portone senza essere visto. Ora ha bisogno di riposare un po’, la giornata è stata faticosa: la battaglia, la ricerca di un cavallo e di un equipaggiamento, poi anche l’avventura con il bimbo… Si è appena sdraiato sull’erba quando il bimbo ricomincia a piagnucolare e tutto si ripete come in un circolo chiuso: nutrire, lavare, portare il cavallo e la mucca in altro posto, combinare per sé una sbobba dal “pascolame”, mangiare, di nuovo nutrire il bimbo… “Che bello non essere donna!”, pensò, “E tutto questo senza fare bucato e pulizia!”

      Intorno al monastero non succede nulla per tutto il giorno: nessuno esce, nessuno entra. Come se tutti fossero morti! A crepuscolo avanzato don Guevara percepisce qualche movimento. Vaghe ombre, una o due alla volta, penetrano lungo le mura verso il portone, bussano – quasi grattano; il portone si apre inghiottendole senza traccia. Alcune ombre sembrano zoppicare, altre strascicano a malapena i piedi. “I nostri”, capisce Sancho.

      Lega il cavallo e la mucca, stringe a sé il bimbo e si avvicina al portone. Quando questo si apre e lui entra, è circondato da uomini armati che, vedendo il neonato, subito si rilassano. Guevara chiede di essere portato dall’abate.

      3

      Don Guevara racconta tutto all’abate. Questi lo ascolta in silenzio; la sua faccia non mostra né sorpresa né diffidenza. Quando il cavaliere finisce il suo discorso, l’abate lo incalza:

      – ‐ E tu ti aspetti che io ti creda?

      – ‐ Che motivo avrei di mentire? Non sono una fanciulla che ha peccato sul fienile!

      – ‐ Questo è giusto, però i tempi sono incerti; chissà quali ragioni potresti avere. Dammi qualche prova!

      Don Guevara sospira con rammarico, infila la mano in tasca, tira fuori l’anello e lo consegna all’abate. Questi osserva attentamente il gioiello, poi si rivolge di nuovo al giovane.

      – ‐ Sì, è quello. Non ci si può sbagliare: i due profili, del re e della regina, e le iniziali.

      Però… tu sei comunque un ladro!

      – ‐ Non tocchiamo questo argomento adesso! Non sono venuto per la confessione!

      – ‐ Io non parlo dell’anello. Hai rubato il neonato al suo destino, si può dire a Dio!

      – ‐ E non mi dispiace!

      – ‐ Cosa vuoi da me?

      – ‐ Prendete il bambino! Dove andrei con lui? Adesso mi tocca cercare un nuovo padrone.

      E poi non va bene portare il figlio del re tra il petto e la camicia.

      – ‐ È facile dire “prendetelo”… Se qui diamo asilo, sicuramente non lo diamo ai bambini. Credo che tu l’abbia capito! E poi, quale figlio del re è lui adesso?! Dagli un nome e portalo dalle suore, ti darò una lettera per la badessa. Lo cresceranno come un bambino qualsiasi.

      – ‐ E questo sarebbe un bambino qualsiasi?! E no! Lui è l’unico e legittimo erede al trono!

      Ho giurato fedeltà a suo padre!

      Al clamore delle voci il bimbo si sveglia e comincia a piagnucolare.

      – ‐ Forse ha fame di nuovo. Se è così, noi andiamo: ho legato nella macchia una mucca; darò da mangiare al piccolo.

      – ‐ Aspetta, troveremo noi del latte! Alloggiate nella cella. Cercherò di sapere qualcosa di più, poi deciderò.

      Dopo tre giorni l’abate chiamò il cavaliere. Don Guevara entrò e chiuse la porta senza far rumore per non svegliare il bambino che dormiva beatamente tra le sue braccia.

      – ‐ Pare che tu non abbia mentito. Dicono che hanno trovato la regina con la pancia tagliata e che il figliolo è sparito. Adesso lo stanno cercando. Se lo troveranno saranno guai.

      Tacciono. Poi l’abate rompe il silenzio:

      – ‐ Certamente ci sono uomini pronti a dare la vita per questo bambino, ma sono pochi soppravvissuti. Alcuni sono feriti, altri mutilati… Ecco, resta qui con noi, poi vedremo.

      – ‐ Io devo restare con lui?! Devo cercare un nuovo padrone, ho solo un cavallo, che per giunta non è mio!

      – ‐ Non preocupparti per questo, vi sosterremo con l’aiuto di Dio.

      – ‐ Padre, ma che balia posso essere io?! Oltretutto non ho vocazione alcuna per il monachesimo.

      – ‐ Sei balia come ognuno di noi, siamo in un monastero maschile, come avrai certamente notato! Alla vita monastica non ti costringerò. Sarai un collaboratore, potrai uscire liberatamente e pregare quando la tua anima lo vorrà. Piuttosto, che lavoro potrei farti fare? Forse in biblioteca; credo tu sia alfabeta!

      – ‐ Sì. Nella mia vita passata ho avuto insegnanti e maestri.

      – ‐ Vedi che fortuna! Chi meglio di te può educare il figlio del re? I nostri frati sono persone semplici, non solo non sanno leggere, ma addirittura contano con le dita fino a cinque e poi sbagliano. Sono capaci solo di curare i feriti e difendere il monastero. Visto che abbiamo un ricco archivio dei tempi passati in pace, sarebbe bene metterlo in ordine.

      – ‐ Ecco come andrà a finire… СКАЧАТЬ