Название: Le Veglie Di Giovanni
Автор: Johann Widmer
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 9783752940992
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Si trattava di minuti. Stato d’allarme.
Il fratello, insieme alla moglie, apparivano sulla porta, spaventati, pallidissimi, confusi.
Infine, la cognata borbottava qualcosa ... della vergogna di bere di più di quello che si riesce a sopportare. Ma Carlo rantolava: “funghi...velenosi...velenosi. Ho già dei crampi ai polpacci e il mio cuore batte alla follia...oh, mi sento male, male da morire. Ma voi non sentite niente? Dobbiamo andare all’ospedale, subito, lavanda gastrica, altrimenti saremo morti domani, oh mamma mia, io, io devo morire!”
Alberto era bianco come un lenzuolo e quando voleva chinarsi verso suo fratello, anch’esso sentiva questo strozzamento, il coniato da vomito, le vertigini e le ginocchia deboli.
A tastoni arrivava fino in bagno e vomitava.
Carlo sbraitava come un moccioso quando si rendeva conto che anche suo fratello era candidato alla morte.
La moglie di Alberto era diventata insicura e volendo essere onesta, anche lei sentiva questa pressione sullo stomaco, una sorta di vertigine rotante nella testa, esattamente come descritto da Giacomo. E all’improvviso si faceva prendere dal panico.
Via, di corsa all’ospedale!
Correvano, sfrecciavano all’impazzata per la loro vita. Alberto al volante, si capisce, malgrado la vista calante e le gambe tremanti. Fortunatamente c’era poca gente in giro, arrivavano senza problemi all’ospedale.
Il dottore del pronto soccorso capiva subito la situazione, queste vite erano in serio pericolo, appese ad un filo sottile. Carlo sveniva in continuazione. Alberto trovava la lavanda gastrica assai disgustosa e antipatica, si comportava in modo lamentevole.
Stranamente, sua moglie rinunciava a questo trattamento, affermando di sentirsi abbastanza bene e di aver voglia di tornare a casa. Doveva essersi stancata dalla vita. Sembra che queste cose si rivelino in situazioni estreme.
Venivano trasferiti nei letti d’ospedale per ulteriori accertamenti.
L’infermiera di notte misurava il polso, il battito cardiaco, la temperatura e la pressione del sangue.
I due fratelli sentivano arrivare la loro ultima ora, si compativano a vicenda e in lacrime. Carlo che finora si era dichiarato un mangiapreti e ateo all’improvviso pensava di chiamare un sacerdote, perchè non si può mai sapere...
Infine, arrivava lo specialista.
In questo momento Alberto si ricordava del suo vicino.
Giacomo! Deve subito venire qui, altrimenti creperà nel suo letto senza che qualcuno se ne accorga!
Al telefono non rispondeva nessuno. Povero Giacomo! Sarà già morto. O almeno in coma.
Venivano avvisati i carabinieri.
I poliziotti suonavano il campanello. Niente. Nessun movimento.
Mentre si accingevano a buttare giù la porta, finalmente appariva la faccia addormentata di Giacomo.
Cercavano a spiegarli il fatto.
“Sciocchezze!” era il suo commento, “questi funghi erano ok, questi signori hanno bevuto troppo, tutto qui, per altro anch’io, e adesso buona notte.”
Così parlò tornandosene nel suo letto caldo.
Nei titoli di prima pagina dei giornali della mattina dopo non si raccontava di un terribile massacro causato di nuovo da funghi.
Proprio un bel niente.
La Sagara Del Cinghiale
La caccia al cinghiale costituisce l’apice annuale della stagione venatoria, alla quale partecipa con fervore l’intera popolazione del paese. In modo attivo o passivo. Ruolo attivo come cacciatore, battitore o sponsor, ruolo passivo come criticone, piantagrane, saputello o come attivista della protezione animali.
Cacciare, questa è la grande passione degli uomini veri, qui dalle nostre parti. É la festa degli istinti maschili primordiali; per molti significa la metà della vita, raccontare la caccia e diffondere frottole... è l’altra metà.
L’abbattimento di piccoli uccelli canori, fagiani mansueti e lepri – messi lì per l’occasione - vale come prova di abilità, ma la caccia al cinghiale condotta con successo è un atto di eroismo. Grazie alle innumerevoli e terribili storie dell’orrore che circolano sin dai tempi antichi, la caccia al cinghiale viene considerata come estremamente pericolosa e, come tale, un fenomeno decisamente virile.
I paurosi seguaci di Sant’Uberto – e di questi, da noi, ne esistono parecchi – devono comunque dimostrare coraggio e virilità con la doppietta, preservando la propria vita ed il costoso vestiario da danni accidentali, ma soprattutto sparando su qualsiasi cosa che si muova. Guardando, soltanto dopo, cosa o chi sia stato colpito. Con selvagge sparatorie cercheranno forse di offrire il loro contributo contro la minaccia di sovrappopolazione del nostro pianeta.
La caccia o - meglio detto - l’incidente di caccia, serve spesso per regolare dei conti, faide famigliari o sanare liti tra vicini, ma queste sono, evidentemente, affermazioni non dimostrabili, regolarmente fatte dagli insidiosi nemici della caccia, che vorrebbero soltanto gettare discredito su questa nobile attività sportiva.
Più si avvicina il giorno dell’apertura della caccia al cinghiale, più fervidi diventano i necessari preparativi. Tutte le famiglie vengono coinvolte in una frenetica attività. Bisogna confezionare a misura le nuove tute mimetiche... nessuno vuole fare brutta figura. Bisogna procurarsi fucili nuovi o portare quelli già usati da un armaiolo per la revisione in caso di colpi mancati il cacciatore diventerebbe lo zimbello del paese.
I cani devono essere ben addestrati, bisogna sostituire il coltello da caccia perso, anche il vecchio cappello non va più bene, gli stivali non sono all’ultima moda e forse quest’anno ci si può persino permettere un binocolo nuovo o meglio ancora un walkie-talkie. Quando si tratta della caccia, niente è “abbastanza” visto che si mette in gioco il “tutto”.
Questa collettiva “febbre da caccia” finirebbe per essere un caos tutto meridionale, se non ci fosse il locale Club dei Cacciatori, che, con la sua severa organizzazione, mette ordine nelle cose. Questo Club altro non è che una sotto- organizzazione del partito locale di maggioranza, il quale elegge tutti gli anni la Commissione di Caccia, ovverosia confermare i candidati proposti dal vertice del partito. Lista unica, come al solito.
Non c’era mai stata una opposizione, fatto che di per sé avrebbe costituito una pesante infrazione alla disciplina del partito, quasi nessuno in paese avrebbe potuto permettersi una tale mancanza di rispetto.
Ciò non ostante, un bel giorno è successo l’improbabile.
Un gruppo dei giovani membri del partito si opponeva alla lista unica, con la motivazione che questo metodo di votazione fosse antidemocratico. Volevano allargare la lista, in particolare con persone della loro generazione.
Il litigio era servito!
I dirigenti del partito ed i loro – finora- compagni preferiti, non erano disposti a dialogare. Si era sempre agito così e quello che contava СКАЧАТЬ